19 Settembre 2024 - 18:30:50
di Martina Colabianchi
Un’aula consiliare gremita di rappresentanti delle istituzioni a vari livelli ha ricordato con commozione, nel trigesimo dalla sua scomparsa, Antonio Centi, primo sindaco del capoluogo abruzzese eletto direttamente dai cittadini nel 1994, nonché a lungo presidente dell’Anci Abruzzo, presidente e poi presidente onorario dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese.
Sono intervenuti in suo ricordo alcuni tra i massimi rappresentanti delle organizzazioni politiche e culturali in cui Antonio Centi ha operato per decenni.
In aula anche sua figlia, Annalisa, che con queste parole ha voluto ricordarlo:
“Lo potrei tranquillamente definire uno spirito religiosamente laico, un uomo leale dai grandi valori, che ha dedicato, fin da giovanissimo, la sua vita alla politica. Per lui la lealtà era così scontata quanto fondamentale. Si è battuto con le armi della coerenza e della sincerità per la sua città e per le istituzioni e questo sicuramente lo ha reso bersaglio fin troppo facile da parte di quanti non avevano la sua stessa sensibilità. Ma lui era così e non sarebbe cambiato per nulla al mondo. Le sue risposte non erano mai retoriche ma sempre improntate a suscitare in me riflessione e consapevolezza di me stessa”.
Il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi ha introdotto il suo intervento citando una frase di Jim Morrison, leggendario leader della band The Doors “I sogni sono come le stelle, basta alzare gli occhi e sono sempre là”. “Antonio prima di essere un politico, un marito, un padre è stato il batterista de ‘I Magnifici’, una band che negli anni Settanta furoreggiava all’Aquila – ha commentato il sindaco del capoluogo abruzzese – La sua passione per la musica lo ha avvicinato al meraviglioso e straordinario mondo dell’Istituzione sinfonica abruzzese e la sua passione per la lettura ha caratterizzato i suoi interventi dove non mancava mai la giusta citazione, l’opportuno riferimento a studi e analisi, forte anche della sua incredibile memoria. Sono certo che – pensando al grande appuntamento del 2026 quando L’Aquila sarà investita del titolo di capitale italiana della cultura – Antonio avrebbe generosamente messo a disposizione la sua cultura, il suo amore per tutto ciò che è arte, la sua capacità di dare sostanza alla creatività, la sua sensibilità nel riconoscere la bellezza”.
“Si batté affinché il Comune determinasse il proprio destino economico, adeguando il piano regolatore e il bilancio comunale – ha detto ancora Biondi – e sostenne con forza il potenziamento dei Consigli di quartiere e di frazioni, quali strumenti strategici di una democrazia partecipata. Dentro e fuori il suo partito, non esitò a schierarsi contro ogni atteggiamento fazioso o individualistico, scegliendo sempre un linguaggio chiaro verso l’opinione pubblica. Consigliere e capogruppo PCI in Consiglio comunale, fu sempre aperto a collaborazioni anche con avversari politici a condizione che si tagliassero i tradizionali legami col clientelismo, considerando prioritario il bene della comunità”.
“Importante fu il suo contributo anche come membro del Comitato nazionale del turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e come Presidente del Comitato nazionale scientifico del club I Borghi più Belli d’Italia, periodo in cui si adoperò con lungimiranza nella valorizzazione culturale dei beni storici e paesaggistici dei nostri paesi – ha sottolineato il presidente del Consiglio comunale, Roberto Santangelo – Centi è stato infatti fra i primi a riconoscere e ad affrontare il problema dello spopolamento delle aree interne, con la sapiente intuizione che il turismo avrebbe potuto invertire la rotta. Era dotato di una grande e non comune sensibilità culturale che egli seppe esprimere con eleganza in qualità di Presidente dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese; sotto la sua guida, l’ISA riuscì a risollevarsi dalle macerie del terremoto del 2009. Grazie alla sua immancabile attenzione nei confronti delle esigenze delle comunità, come presidente dell’Anci Antonio Centi si adoperò con tenacia affinché le questioni locali fossero portate all’attenzione del Governo a Roma, tessendo con sapienza rapporti istituzionali a beneficio della collettività“.
“L’eredità che ci ha lasciato ha un immenso valore civile, culturale e umano. Ci ha insegnato ad ascoltare le persone per rappresentarle degnamente tra i banchi delle assemblee comunali e regionali; ha messo la cultura al centro dell’identità culturale del territorio e con la sua integrità resta per sempre un esempio virtuoso di buona politica e un orgoglio per L’Aquila e l’Abruzzo”, ha concluso Santangelo.
“Antonio con il suo impegno, i suoi valori, le sue grandi qualità umane e professionali, è stato un fulgido esempio di attività politico amministrativa al servizio dei cittadini – ha ricordato Gianguido D’Alberto, presidente dell’Anci Abruzzo e sindaco di Teramo – un uomo, ancor prima che un amministratore, che ha avuto come faro nell’agire solo ed esclusivamente il bene della comunità e che proprio per questo ha saputo infondere fiducia nelle istituzioni. E mai come in questo momento abbiamo il dovere di lavorare, come politica e istituzioni, per ricucire un forte legame di fiducia tra governanti e governati, ristabilendo quel virtuoso circuito democratico che, in questo tempo, vive un diffuso indebolimento. Ecco perché l’esempio di Antonio Centi va valorizzato e trasferito al futuro. La sua pacatezza, il suo alto senso istituzionale, il suo saper essere profondo interprete delle trasformazioni che il paese, e in particolare il nostro Abruzzo, stava vivendo in quegli anni, gli ha permesso di essere apprezzato e riconosciuto da tutta la comunità abruzzese, senza distinzioni di parte”.
“Antonio è stato, nel 1994, il primo sindaco del capoluogo di Regione scelto dai cittadini con l’elezione diretta, inaugurando un cambiamento epocale che ha conferito, al ruolo di primo cittadino, un significato ancora più cogente, che si è concretizzato nell’essere realmente il primo presidio per i cittadini e riferimento di un’intera comunità. Il suo essere primo cittadino Antonio lo ha trasposto in tutti gli incarichi e ruoli che ha ricoperto, portando con sé quel patrimonio di fiducia e di vicinanza alle comunità che diventano parte integrante della vita di chi ricopre e ha ricoperto questa carica, e come presidente Anci Abruzzo – dal 1994 al 2004 – ha saputo rappresentare davvero il sindaco dei sindaci, riuscendo a fare sintesi delle diverse esigenze espresse dal nostro territorio e anticipando tutta una serie di temi che ancora oggi rappresentano sfide fondamentali per il futuro dei nostri territori. Non possiamo non ricordare, a questo proposito, il suo impegno, sia come Presidente ANCI Abruzzo che come responsabile del dipartimento turismo dell’ANCI nazionale per la valorizzazione e rivitalizzazione delle aree interne, principale argine allo spopolamento. Fu proprio Antonio ad intuire, per primo, come il turismo potesse rappresentare un baluardo contro la desertificazione dei nostri borghi. Non è un caso se proprio a lui dobbiamo la promozione e la nascita de ‘I Borghi più belli d’Italia’, il cui obiettivo era ed è quello di valorizzare e promuovere i piccoli centri”.
“La scomparsa di Antonio Centi è una pagina triste e dolorosa di una vicenda umana che resterà per sempre nei cuori e nella memoria dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese e della cultura abruzzese – ha osservato il presidente dell’Isa, Bruno Carioti – all’umiltà e alla signorilità che ne caratterizzavano ogni comportamento, il presidente Antonio Centi univa una straordinaria capacità di intuire il cambiamento ed una pacata ma inesauribile tenacia. Lo ricorderemo per quanto e come ha difeso la nostra Istituzione nel momento più difficile della sua storia, per aver saputo disegnare un futuro all’Istituzione che presiedeva con orgoglio e competenza, per aver salvaguardato un patrimonio culturale unico nel panorama regionale e garantito il futuro di tutti i suoi custodi e interpreti. Onore e gloria appartengono al nostro ricordo di Antonio Centi, ai suoi ideali di solidarietà e inclusione”.
“Siamo entrati insieme in Consiglio comunale nel 1975, ovviamente da posizioni diverse. Lui era capogruppo del Partito Comunista e io lo ero della Democrazia Cristiana, poi lui è diventato vicesindaco con la giunta Lopardi, io lo sono diventato assessore con De Rubeis – questo il ricordo di Goffredo Palmerini, ex consigliere comunale e giornalista -. Poi, il tempo ci ha messi insieme perché condividevamo alcuni valori: innanzitutto la propria coscienza, poi l’interesse della comunità e quello che una volta si chiamava interesse di partito. Quindi, una grande indipendenza ha avuto Centi sul piano intellettuale e lo ha dimostrato chiamando nella sua giunta nel 1994 persone della società civile. Nel 1995 entrai io, lui avrebbe voluto che entrassi in giunta con lui a fare il vicesindaco nel 1994, ma entrai nel 1995 quando le condizioni politiche erano più serene e chiare. Debbo dire che ho avuto l’onore e il privilegio di fare due anni e mezzo con lui, una persona straordinaria sul piano culturale, sul piano dell’onestà intellettuale e politica, sul piano della lungimiranza, della visione perché quello che ha caratterizzato Centi è stato sempre una visione della città futura che poi, ovviamente, ha potuto mettere in campo anche lasciato il Comune quando si è occupato di borghi e turismo facendo cose straordinarie per L’Aquila, l’Abruzzo e per l’Italia con l’associazione I Borghi più belli d’Italia“.
“Penso ad Antonio Centi sempre con grande emozione, perché quando sono entrata nel dibattito politico, ero ancora una studentessa, Antonio era già un punto di riferimento – così lo ricorda, affettuosamente, l’Onorevole Stefania Pezzopane -. Era un consigliere comunale del Partito Comunista, era molto autorevole e portava avanti tante battaglie. Ad un certo punto, divenne vicesindaco di una giunta con sindaco Ubaldo Lopardi, quindi del tutto innovativa per una solida città democristiana. In quella occasione l’ho conosciuto perché facevamo le manifestazioni studentesche e venivamo in Comune ad incontrare la giunta. Ma il vero momento in cui ci siamo proprio incontrati, uniti in una battaglia comune, è quando lui si è candidato sindaco e io ero la capolista della lista del PDS. Facemmo una campagna elettorale cuore a cuore sui temi della città, ci fu una grande unità di intenti e questo rapporto non si è mai spezzato, anche quando eravamo in disaccordo.Ci siamo occupati insieme di cultura, io ero la presidente del Consiglio comunale, la prima presidente, e lui è stato il primo sindaco eletto con il nuovo sistema. Un uomo di grande umanità, comunista moderno, aperto, che poi ha saputo interpretare i sentimenti della città fino a diventarne sindaco“.