03 Ottobre 2024 - 18:44:23

di Martina Colabianchi

La delibera regionale che prevede l’abbattimento selettivo di 465 cervi in alcune aree dell’Abruzzo aquilano è approdata questo pomeriggio in III Commissione “Agricoltura, Sviluppo economico e Attività produttive” del Consiglio regionale.

Nel corso della riunione si sono svolte le audizioni delle associazioni del settore agricolo e venatorio e delle associazioni ambientaliste, da settimane su fronti opposti su una questione che ha avuto risonanza nazionale e da cui sono scaturite molteplici iniziative di protesta, tra cui una petizione su Change.org che ha raggiunto ad oggi quota 133 mila firme.

Le opposizioni in Consiglio regionale sono tornate a chiedere il ritiro della delibera dell’8 agosto scorso, accogliendo le proposte delle associazioni ambientaliste su soluzioni alternative, già sperimentate in altre regioni, per contenere i danni provocati dai cervi ad automobilisti e campi coltivati. Tra questi, l’aumento di recinzioni volte a proteggere le coltivazioni; la possibilità di trasferimento dei capi di bestiame; l’installazione di dissuasori luminosi e acustici, nonché l’utilizzo di repellenti e rumori atti all’allontanamento della fauna; ed in ultimo la promozione di corridoi faunistici.

Tra le associazioni audite c’è anche Appennino Ecosistema che, sulla questione, ha sollevato anche un dubbio di natura legale.

Il piano di abbattimento del cervo, infatti, non potrebbe essere attuato senza la necessaria autorizzazione in base all’obbligatoria procedura di Valutazione di Incidenza Ambientale. Infatti, le aree dove si prevede di effettuare gli abbattimenti sono tutte adiacenti ad importanti siti della Rete Natura 2000, la cui integrità ecologica e lo stato di conservazione degli habitat e delle specie di interesse dell’Unione Europea potrebbe subire un’incidenza significativa a causa degli abbattimenti.

Non è la prima volta che l’assessore Imprudente incappa in dei frontali amministrativi, è successo anche con la riperimetrazione del Parco Sirente Velino, che ha costretto poi l’assessore a fare un passo indietro facendoci perdere anni di tempo – commenta il consigliere regionale dem Pierpaolo Pietrucci -. Rischia di avere la stessa sorte questa delibera che riguarda l’abbattimento dei cervi che sta producendo un danno di immagine pesantissimo per la Regione Abruzzo, che era considerata una regione virtuosa, simbolo della convivenza tra le zone antropizzate e la fauna selvatica“.

Quello che è mancato in questi anni è stato il dialogo, il confronto, la messa in campo di una strategia che riuscisse a contemperare le esigenza legittime degli agricoltori con quelle turistiche e della salvaguardia della fauna selvatica – ha proseguito -. Dietro a questa delibera in realtà c’è un business importantissimo, un business che farebbe guadagnare ai cacciatori che vengono da fuori fino a 6 milioni di euro a fronte di un danno che si produrrebbe alla Regione non venendo poi risolto il problema degli agricoltori, perché i danni alle colture non diminuirebbero, così come quelli degli incidenti stradali“.

Ci sono delle Regioni che adottano delle misure alternative, come ad esempio quello dell’uso degli ultrasuoni, repellenti, ponti che riescono ad attraversare le strade. A monte ci deve essere un lavoro che l’assessore Imprudente non ha fatto in questi anni, ha una responsabilità enorme. Io mi auguro che il Tar non si faccia condizionare da una politica che ormai gestisce gran parte dei processi nel Paese secondo una filiera governativa nazionale, regionale, provinciale e comunale, ma sono persuaso che saprà prendere le decisioni giuste“, ha concluso Pietrucci.

Infatti, il Tar Abruzzo dovrà pronunciarsi sulla delibera il prossimo 9 ottobre in seguito al ricorso presentato dalle associazioni.

Associazioni a cui, nel corso delle audizioni, ha risposto a tono Confagricoltura Abruzzo nella sua relazione in cui, in un passaggio, scrive:

“Il cervo è una specie non protetta, le ultime tre leggi quadro prevedono la sua cacciabilità sin dal 1954 in Val Venosta e, nell’Appennino settentrionale, dal 2000. I piani di prelievo ovunque in Europa comprendono anche ‘cuccioli-di-meno-di-12-mesi’. Da anni l’ISPRA fissa la soglia minima di battibilità a 2 capi per kmq. La cosiddetta ‘mattanza di cervi’ è di 465 capi su 6.700 con un tasso di prelievo del 7%, contro il 20-25% che si usa in Appennino settentrionale. Il prelievo viene eseguito dove si superano i limiti previsti dalla legge, in due areali dove ancora esiste un’agricoltura professionale e, quindi, abbondanza di cibo artificiale e gratuita per questi animali. A questo proposito nessuno accenna al fatto che il cervo sta mettendo a rischio la sopravvivenza del camoscio appenninico”.