09 Ottobre 2024 - 11:35:51

di Redazione

“Siamo sempre favorevoli alla ripopolazione del centro storico con la collocazione di uffici e di ogni
possibile servizio che contribuisca a riconsegnarci una città dotata delle funzioni che ogni realtà
urbana dovrebbe sempre possedere. Siamo molto meno favorevoli però quando la ricollocazione nel centro storico della città è a saldo zero, ovvero quando porta qualcosa ma ne sottrae altre, come nell’ipotesi del trasferimento degli uffici della Soprintendenza presso Palazzo Federici, prospiciente Piazza Duomo. In questo specifico caso la Soprintendenza ha apposto tardivamente il proprio vincolo sull’edificio in questione, di fatto compiendo una scelta dal sapore autocratico che ingessa l’immobile e lo indirizza verso un diritto di prelazione sull’acquisto (sempre della Soprintendenza) che lì vorrebbe ubicare i suoi uffici”.

I consiglieri comunali Enrico Verini e Gianni Padovani, entrano nel dibattito in corso circa la destinazione d’uso di palazzo Federici, che affaccia su piazza Duomo e che, prima del sisma, ospitava numerose attività commerciali a piano terra.

Su palazzo Federici si pronuncerà il Tar entro ottobre. Il Tar ha intanto sospeso il decreto del ministero con il quale era stata disposta l’acquisizione coattiva. Il Ministero della Cultura, su indicazioni della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province dell’Aquila e Teramo, ha infatti esercitato il diritto di prelazione per l’acquisto dell’immobile che affaccia su piazza Duomo e che, prima del sisma, ospitava numerose attività commerciali al piano terra. Il ministero vorrebbe, infatti, collocare nel palazzo i suoi uffici periferici.

Sull’acquisizione di palazzo Federici c’è stato tuttavia a maggio scorso il ricorso di due società e due privati che volevano acquistare il palazzo e che hanno, quindi, contestato la legittimità del diritto di prelazione.


“Ci chiediamo peraltro perché il vincolo non sia stato apposto negli anni passati quando avrebbe comportato il diritto ad un maggiore finanziamento per la ricostruzione che invece ha seguito la via ordinaria senza potenziamento economico. Un danno alla proprietà a tutti gli effetti. L’apposizione tardiva del vincolo dà comunque diritto alla prelazione sull’acquisto del palazzo, esercitata dagli uffici del Ministero dei Beni Culturali in una operazione che sa molto di esproprio di fatto. Noi chiediamo che non si modifichi, in particolare, la vocazione consolidata commerciale dei locali al piano terra presenti nell’immobile che, fino al sisma del 2009, avevano sempre visto la presenza di storiche attività di vendita che in qualche maniera sono parte integrante della storia della nostra città e che, in questa maniera, scomparirebbero anche in prospettiva futura”.

Anche Confcommercio, nei giorni scorsi, ha ribadito la necessità di una vocazione commerciale dell’edificio.

“Togliere negozi storici in città non è certamente la strada da seguire a meno che non sia l’ennesima
manovra tesa a favorire la nascita di centri commerciali periferici. A tal fine, anche in considerazione di molti dubbi in termini urbanistici che questa operazione andrebbe a sollevare, chiediamo alle parti di trovare una mediazione: bene gli uffici nei piani superiori, ma si svincolino i locali al piano terra, lasciandoli liberi di poter ospitare il commercio che hanno sempre ospitato nella nostra città, evitando, così come la Soprintendenza vorrebbe, che vengano trasformati in inutili locali di archivio, sottratti di fatto alla collettività. Ci rifiutiamo, anche alla luce della stratificazione storica che pure dovrebbe essere tutelata dal Ministero dei Beni Culturali, di credere che la zona di Piazza Duomo, un tempo Piazza del Mercato e centro vitale commerciale della nostra città, perda completamente la sua vocazione e venga sempre di più a rappresentare una inutile, impersonale spianata priva di vita pulsante”
, concludono.