14 Dicembre 2024 - 09:36:07
di Martina Colabianchi
Semplificazione della macchina amministrativa, ricostruzione di un dibattito ampio sull’offerta formativa nella direzione dell’eccellenza e attenzione nei confronti della qualità della vita di studenti, docenti e personale. Sono questi gli ambiti in cui interverrà con più urgenza il professor Marco Valenti, epidemiologo e psichiatra, in caso di nomina a Magnifico Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila.
Il professor Valenti si è infatti ufficialmente candidato alle elezioni per il rinnovo del Rettore in programma la prossima primavera, quando si decreterà il successore di Edoardo Alesse alla guida dell’Univaq.
Tante sono, secondo il docente, le criticità che investono, o quantomeno limitano, lo sviluppo dell’ateneo aquilano che deve ritrovare la sua centralità nella ricerca e una maggiore attrattività nei confronti di chi valuta di scegliere L’Aquila quale meta per la propria formazione. Questo fa sì che anche il capoluogo stesso debba riacquisire in questo senso il suo ruolo di città universitaria.
“Mancano alcuni mesi alle elezioni, ma è evidente che bisogna costruire un programma per l’università, non solo per la sua organizzazione interna, per le sue prospettive legate alla didattica, alla ricerca e alle missioni istituzionali quali, ad esempio, quella assistenziale, ma anche nel rapporto con la città, con il territorio e con l’ambiente – spiega Valente, intervistato da LaQtv –. Su questi temi c’è la necessità di aprire un tavolo di discussione tra tutti i candidati che emergeranno e che io auspico siano un gruppo numeroso di colleghi disposti a giocarsi, a spendersi nell’interesse dell’istituzione. Quello che vedo, purtroppo, è ancora un silenzio che per certi versi è un po’ preoccupante, per altri un po’ imbarazzante. È arrivato il momento di mettere sul tavolo le idee, le prospettive, l’impegno personale proprio per ottenere questo importantissimo risultato di cui sia l’università che la città non possono fare a meno. Siamo una comunità democratica che deve discutere apertamente, senza condizionamenti, in totale libertà e in cui tutti i docenti, il personale tecnico, gli studenti possono dare un contributo aperto per la costruzione della migliore università possibile per i prossimi anni“.
Al centro delle attenzioni anche la facoltà di medicina, un tempo fiore all’occhiello dell’ateneo aquilano.
“Noi abbiamo una situazione organizzativa interna all’ateneo di tipo dipartimentale che, a mio giudizio, bisogna ripensare e ristrutturare perché c’è bisogno di un dipartimento clinico importante che sia anche lo spazio fisico in cui tutte le persone che si occupano in modo professionale di organizzazione, di assistenza, di ricerca devono confrontarsi – spiega Valente -. Questo nuovo assetto deve rapportarsi in modo proattivo con il Servizio sanitario nazionale e le sue articolazioni regionali e aziendali per rimettere l’università al centro di quel processo virtuoso di percorsi innovativi di avanguardia che riportino, in qualche modo, la centralità della ricerca e dell’assistenza universitaria dentro il Servizio sanitario nazionale ai massimi livelli possibili. Oggi esistono difficoltà di raccordo, difficoltà organizzative che devono essere superate con un nuovo modello“.
“Noi dobbiamo rifuggire dall’idea di essere un piccolo-grande ateneo generalista che offre un po’ tutto senza pensare e senza costruire livelli di eccellenza e di qualità. Dobbiamo costruire un brand Univaq per il quale lo studente che da ogni parte d’Italia, in particolare dal nostro bacino d’utenza che però è piuttosto limitato, riconosca, nel momento in cui si iscrive all’università dell’Aquila, il valore di eccellenza del proprio percorso e del proprio titolo. Questo implica un ripensamento dell’offerta didattica verso livelli di eccellenza collegati alla ricerca di eccellenza che in molti ambiti già viene fatto“, ha proseguito Valente, che insiste poi sulla sinergia che deve esserci tra università e altre importanti realtà territoriali.
“Deve esserci un ecosistema della formazione e della ricerca che deve vedere nell’università dell’Aquila una centralità fondante con altre strutture molto importanti che sono sul territorio che possono costituire un complemento significativo in termini di offerta didattica e di ricerca avanzata, per la prospettiva di una creazione di un polo di ricerca veramente significativo ed importante. La sinergia va fatta con queste strutture, con le realtà istituzionali perché non è data una università senza una città universitaria. L’Aquila ha questa vocazione, il terremoto certamente è stata una cesura molto dolorosa e forte nell’organizzazione dell’assetto territoriale, ma è ormai arrivato il momento di ricostruire questo tessuto e di riproiettare la città dell’Aquila al suo ruolo vocazionale e di missione di città universitaria, perché solo in questo modo la città può crescere, può raggiungere il suo massimo livello e trovare quell’humus fondamentale senza il quale è difficile riuscire ad organizzare la propria missione“.