14 Gennaio 2025 - 11:49:42

di Redazione

“Terminate le feste, forse ancor più che durante le stagioni intermedie, in questo periodo la desolazione dei luoghi della città, spogli, senza cittadini, lascia ancor di più l’amaro in bocca. Se c’è un luogo paradigma che più di tutti i discorsi descrive la difficoltà di una città che fa veramente fatica a riemergere e a ritrovare sè stessa, questo è Piazza Duomo”.

Lo scrivono in una nota i consiglieri comunali Enrico Verini e Gianni Padovani che tornano sull’argomento della nuova piazza Duomo e della criticata nuova pensilina.

“Andateci di mattina e, se ne avete l’età, fate un raffronto con la vita che prima vi albergava, non solo per via del mercato che vi si svolgeva. Noi ricordiamo uno ad uno tutti i negozi che vi si affacciavano, da quelli alla base di palazzo Federici a tutti gli altri che ne cingevano il perimetro, frequentatissimi perché, se una città è paragonabile ad un organismo vivente, la piazza centrale ne rappresenta il cuore. Ci rivolgiamo ai nostri concittadini e vi esortiamo ad andare a vedere con i vostri occhi, anche di pomeriggio e di sera per provare a riflettere su cosa ci stia accadendo, senza alcuna volontà di utilizzare l’argomento per strumentalizzarlo a fini politici; li invitiamo a considerare in prima persona se quella solitudine che proveranno, quell’assenza di vita, non ci pongano di fronte all’impellenza di non rassegnarci, di non accettare passivamente il corso degli eventi“.

“Da un punto di vista estetico, la nuova fisionomia della piazza sempre di più va ad assomigliare ad un recinto chiuso, la cui desolazione dissolve anche la bellezza degli edifici intorno. A questo si è aggiunta l’orrenda pensilina (orrenda, non bruttina, non su cui si può discutere, non passabile: orrenda e basta!) che, se possibile, ci allontana ulteriormente dalla città che avevamo – aggiungono – A tal proposito, è bene cominciare a sollevare una questione in maniera chiara: ci risulta incomprensibile il ruolo della Soprintendenza in questa città. Se il compito che le è assegnato, da statuto, è quello di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale, va anche ricordato che come bene culturale sono ricomprese le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico”.

“La Soprintendenza ha avallato ogni ricostruzione nella nostra città, compresa quella della pensilina in piazza che somiglia a un triste cavalcavia autostradale ma, ancor più grave, nulla ha mai determinato in senso positivo sulla salvaguardia del bene antropologico della nostra città, ovvero sulla sua socialità che, nello spazio e nel tempo, sta subendo una aggressione ancor più violenta di quella che ha subito e subisce l’estetica urbana – proseguono i consiglieri – Non solo rinuncia a esprimere lo spirito critico che avrebbe dovuto manifestare nelle scelte di rigenerazione urbana e sociale, ma addirittura contribuisce come soggetto attivo alle dinamiche che denunciamo, per esempio nella vicenda di palazzo Federici in piazza Duomo, dove ha agito come avrebbe agito l’ufficio di pianificazione territoriale del Pcus, in Unione Sovietica, negli anni 50″.

“Su questo palazzo infatti, ha posto un vincolo solo dopo la sua ristrutturazione (e non prima quando il vincolo avrebbe comportato un potenziamento dei fondi dedicati agli interventi di rifacimento); il vincolo gli ha conferito un diritto di prelazione in caso di vendita dello stabile da parte dei proprietari e puntualmente ha esercitato questa prerogativa (a noi sembra una sorta di esproprio di fatto) e quindi, la trattativa di vendita a soggetti privati che la proprietà aveva messo in campo e che prevedeva la salvaguardia dei tanti negozi storici del piano terra, è saltata come saltati sono tutti gli impegni assunti che avrebbero permesso a quei locali di mantenere la vocazione commerciale che tradizionalmente hanno sempre avuto nella nostra città – concludono- Sotto la facile argomentazione che comunque l’operazione comporterà la nascita di nuovi uffici in centro, si desertificherà ancor di più l’area di piazza Duomo che, al posto di negozi, avrà inaccessibili e polverosi archivi. Tutto questo accade mentre non si ha la consapevolezza diffusa che la direzione presa, comporterà di fatto la fine stessa della nostra città che ha il dovere, prima ancora che il diritto, di intervenire su scelte che pagherà poi per decenni. Svegliamoci!”.