21 Gennaio 2025 - 10:22:41
di Tommaso Cotellessa
Una dura nota del Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile porta di nuovo al centro del dibattito la questione legata alla costruzione della centrale di compressione della Snam nel sito di Case Pente a Sulmona.
Il referente del coordinamento Mario Pizzola ha infatti denunciato il fatto che la costruzione dell’opera stia comportando la distruzione di preziose testimonianze archeologiche di 4200 anni fa.
La notizia del ritrovamento di alcuni reperti archeologici nel sito interessato dalla cantierizzazione di Snam era stata diffusa nei mesi scorsi, tuttavia si pensò ad un semplice agglomerato di capanne, mentre – secondo quanto riferisce Pizzola – si tratterebbe di ma un grande villaggio con 40 capanne, tettoie e recinti per animali. Rifacendosi agli scavi di archeologia preventiva l’esponente del coordinamento sostiene che “L’insediamento umano, nel lato sud della Valle Peligna, risalirebbe – secondo la Soprintendenza archeologica di L’Aquila – ad un periodo compreso tra l’Eneolitico finale e l’età del Bronzo Antico, quindi a circa 4200 anni fa“.
Il prezioso sito, tuttavia, rischia di essere cancellato dai lavori necessari alla realizzazione in quello stesso luogo dell’infrastruttura dell’azienda Snam. Il Ministero della cultura sembra aver autorizzato a procedere consentendo la cancellazione del sito.
“Qualora il Ministero avesse apposto il vincolo archeologico sull’area – scrive ancora Pizzola – la Snam sarebbe stata costretta a delocalizzare l’impianto e conseguentemente avrebbe perso il finanziamento di 180 milioni di euro stanziati dall’Europa attraverso il Pnrr. L’interesse economico della Snam, dunque, ha avuto il sopravvento sulla tutela del nostro patrimonio archeologico“
Nel sostenere l’importanza del sito archeologico inoltre il coordinamento ricorda un precedente risalente al 2008, quando l’allora Soprintendenza archeologica negò l’autorizzazione alla società Lafarge Cementi che in quell’area intendeva aprire una cava, motivando con queste parole la decisione: Case Pente costituisce “un complesso archeologico tra i più importanti della Valle Peligna, che cela i resti di un insediamento vasto e articolato con tracce della viabilità, dell’abitato, della necropoli”.
È inoltre emerso, da un accesso agli atti presso la Soprintendenza archeologica di L’Aquila condotto dai membri del coordinamento, che a Case Pente, oltre al grande villaggio protostorico, sono state rinvenute finora emergenze archeologiche tali da farne un unicum di elevato valore: una necropoli di epoca romana con 90 tombe a fossa (dall’VIII sec. a.C. al I sec. d.C.); una necropoli di età protostorica con 28 tombe a fossa foderate da elementi lapidei; un edificio rustico di età romana (I – III sec. d.C.) con 15 ambienti; una fornace romana per la produzione di tegole; una strada di epoca romana con piano glareato; un edificio termale romano; un dolio (grande vaso interrato per la conservazione di bevande e cibi); una piccola vasca di epoca romana e resti di antiche mura.
A fronte di ciò il Coordinamento Per il Clima Fuori dal Fossile chiede con forza istituzionali e politici di tutti i livelli di intervenire per fermare quello che definiscono come un “crimine storico e culturale, e dunque salvare il sito di Case Pente.