25 Febbraio 2025 - 17:53:44

di Tommaso Cotellessa

Un nuovo importante passo avanti nel contrasto all’emicrania arriva dalla società internazionale delle cefalee (International Headache Society, IHS), che ha pubblicato un nuovo position statement sulla prestigiosa rivista scientifica Cephalalgia. Prima autrice del documento in questione è la professoressa ordinaria di neurologia dell’Università degli Studi dell’Aquila, Simona Sacco.

Quando parliamo di emicrania facciamo riferimento ad una malattia debilitante che può stravolgere la vita di chi ne soffre, limitando la possibilità di lavorare, studiare, viaggiare e godere dei momenti più belli della quotidianità. Il timore costante del prossimo attacco, il dolore che obbliga a rinunciare a impegni e progetti, e la frustrazione di sentirsi intrappolati in una condizione invisibile agli altri, sono esperienze comuni per chi convive con questa patologia.

Tuttavia, grazie ai progressi della ricerca scientifica e alle nuove terapie preventive, come gli inibitori della via del peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), oggi è possibile ambire a un cambiamento significativo nella gestione dell’emicrania. Non si tratta più solo di ridurre temporaneamente la frequenza degli attacchi, ma di puntare a una reale scomparsa delle manifestazioni della malattia.

«L’obiettivo della prevenzione dell’emicrania non dovrebbe limitarsi a una riduzione del 50% dei giorni di emicrania, ma piuttosto garantire il massimo miglioramento possibile per chi soffre di questa patologia disabilitante – afferma la professoressa Sacco – Non dobbiamo accontentarci di un miglioramento parziale: vogliamo promuovere un cambiamento nella pratica clinica che riduca al minimo la disabilità residua e favorisca il benessere complessivo dei pazienti».

Anche la Prof.ssa Cristina Tassorelli, Ordinario di Neurologia all’Università di Pavia e co-coordinatrice del documento, sottolinea l’importanza di questo nuovo paradigma: «L’emicrania impone limitazioni profonde nella vita di chi ne soffre. Non si tratta solo della sofferenza legata ai giorni di dolore, ma di tutto ciò che viene sacrificato: il tempo con la famiglia, il lavoro, il piacere di fare progetti senza il timore costante di un attacco. È tempo di fissare obiettivi terapeutici più ambiziosi, affinché le persone con emicrania possano recuperare la libertà di vivere, invece di rassegnarsi a convivere con la malattia».

Il documento invita, infatti, la comunità medica a rivedere gli obiettivi della prevenzione dell’emicrania, spostando l’attenzione dalla mera riduzione percentuale dei giorni di emicrania alla qualità della vita dei pazienti.

Viene proposto un quadro innovativo basato su quattro livelli di controllo della malattia:

  • Libertà dall’emicrania: nessun giorno con emicrania o cefalea moderata-severa.
  • Controllo ottimale: meno di 4 giorni al mese con emicrania o cefalea moderata-severa.
  • Controllo modesto: tra 4 e 6 giorni al mese con emicrania o cefalea moderata-severa.
  • Controllo insufficiente: più di 6 giorni al mese con emicrania o cefalea moderata-severa.

L’IHS precisa che questo approccio non intende modificare i criteri di approvazione dei farmaci o le politiche di rimborso, ma vuole ispirare clinici, ricercatori e decisori politici a puntare più in alto nella gestione dell’emicrania. Un miglior controllo della malattia potrebbe avere un impatto significativo sulla salute pubblica e ridurre i costi socio-economici associati alla patologia.

Questo documento segna un punto di svolta fondamentale: l’obiettivo non è più semplicemente “stare un po’ meglio”, ma vivere bene, senza il peso costante della malattia. Un passo avanti per milioni di persone che meritano di riappropriarsi della propria quotidianità con serenità e libertà.