04 Aprile 2025 - 10:14:11
di Redazione
La protesta contro l’aumento della addizionale Irpef per coprire il buco della sanità e l’“invasione” di palazzo dell’Emiciclo e della sala consiliare non ha fatto registrare incidenti o episodi che hanno violato le leggi: è quanto emerge da fonti delle forze dell’ordine sulla mobilitazione che si è svolta all’Aquila organizzata dai sindacati a cui hanno partecipato le opposizioni di centrosinistra. Mobilitazione che al termine della seduta del Consiglio regionale si è sciolta.
«Solidarietà ai dipendenti della Regione vittime di violenza. Qualcuno dovrà pagare dinanzi ai tribunali. Da oggi cambieranno gli approcci, nessuno di noi si è mai sottratto al confronto. Ringrazio la maggioranza per questo esercizio di stile, questo distingue le persone serie e realmente democratiche».
Il presidente della Regione Marco Marsilio, nel suo intervento in aula, ha parlato di ciò che è accaduto prima dell’occupazione dell’aula Spagnoli da parte dei manifestanti, annunciando provvedimenti «dinanzi ai tribunali».
Marsilio ha definito i manifestanti «teppa rossa, sobillati da sindacati che a fronte del risparmio fiscale per tre quarti degli Abruzzesi, difendono quella piccola parte che pagherà poco di più e che in altri tempi avrebbero definito ‘padroni’».
Daniele Licheri, segretario regionale Sinistra Italiana Abruzzo ha definito «vergognose» le parole di Marsilio.
«Meno male che c’erano i mass media che hanno ripreso l’intero svolgimento della pacifica occupazione del consiglio regionale da parte dei sindacati dei partiti e dei cittadini stanchi di tante bugie. Gli unici che hanno subito violenza sono i lavoratori e i pensionati a cui il voto in consiglio di oggi del centro destra consegna maggiore povertà a fine mese e gli stessi servizi che non funzionano. E con queste parole dure come macigni, bugie soprattutto, invece di tendere la mano le istituzioni infliggono la seconda coltellata al cuore ai sindacati che ringrazio a nome di Sinistra Italiana Abruzzo».
«La loro partecipazione è stata fondamentale: hanno ricordato a questo centrodestra che i cittadini Abruzzesi non ce la fanno più di assistere inermi alla distruzione della loro Regione e alle loro continue bugie, il debito lo hanno prodotto loro e vogliono scaricarlo sulle spalle degli ultimi. In una sede regionale oggi svuotata e in cui Marsilio e compagnia si sono trincerati in un bunker perché spaventati dal confronto democratico con le opposizioni questo indegno finale ci lascia sconcertati. Marsilio, dimettiti!», ha concluso.
Il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Emiliano Di Matteo, stigmatizza, invece, «l’indebita occupazione dell’Aula che ospita il più alto consesso democratico dei cittadini abruzzesi. I metodi e lo stile hanno ricordato l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti d’America del 2021. Resta il fatto che la democrazia è stata comunque salvaguardata e abbiamo mantenuto un impegno che abbiamo preso con gli abruzzesi. Riduciamo l’aliquota della fascia media che salvaguarda i cittadini con reddito sotto i 50mila euro, che passa dal 3,23 al 2,87 percento. Il nostro obiettivo adesso è un alta soglia di attenzione sulla seconda parte del nostre richieste, ovvero le riforme strutturali che devono essere avviate, tra cui l’anagrafe degli acquisti, l’accentramento di tutte le procedure di gara delle Asl, il controllo sulla spesa farmaceutica e altre riforme che discuteremo con il presidente Marsilio».
«Con le loro dichiarazioni Marsilio e Sospiri cercano lo scontro. Ero presente, nessuno ha forzato, nessuno dentro e fuori il palazzo. I due vertici istituzionali dovrebbero essere orgogliosi per l’enorme responsabilità e civiltà degli abruzzesi che hanno manifestato il loro dissenso».
Così presidente regionale di Italia Viva Camillo D’Alessandro sull’occupazione dell’Emiciclo.
«Orma c’è frattura netta tra Palazzo e abruzzesi. Si sono rintanati, non hanno avuto il coraggio di incontrare neanche una delegazione. Sono totalmente irresponsabili, invece di rendere conto del loro operato cercano lo scontro, ma il conto alla rovescia è iniziato», aggiunge.
«Democrazia calpestata», così Gianpaolo Lugini, consigliere regionale del gruppo “Marsilio Presidente”, definisce quanto accaduto durante l’ultima seduta del Consiglio regionale dell’Abruzzo, accusando la minoranza di sinistra di comportamenti prevaricatori e «strumentalizzazioni pericolose».
Secondo Lugini, la sinistra, pur essendo forza di minoranza, avrebbe «occupato fisicamente e con violenza verbale l’aula consiliare», impedendo il regolare svolgimento dei lavori. «Abbiamo assistito all’ennesima prova di arroganza — afferma — con cori, slogan e l’ormai rituale intonazione di ‘Bella Ciao’, utilizzati per impedire il confronto e soffocare la voce della maggioranza eletta democraticamente».
Il consigliere fa riferimento a un episodio verificatosi poche ore prima, quando l’opposizione ha presidiato l’aula, bloccando di fatto l’avvio dei lavori e rendendo necessario lo spostamento della seduta in un’altra sala del Consiglio. «Nonostante l’accesso garantito a stampa e pubblico tramite lo streaming, la minoranza ha scelto di restare tra i manifestanti, rinunciando a partecipare al confronto in aula e al proprio dovere di rappresentanza», precisa Lugini.
L’episodio viene paragonato dal consigliere a un vero e proprio assalto istituzionale: «È stata la nostra Capitol Hill in salsa abruzzese, e non voglio immaginare cosa sarebbe accaduto se fossimo stati noi del centrodestra a mettere in atto simili azioni».
Al centro delle contestazioni ci sarebbero le recenti modifiche alla tassazione regionale. Lugini chiarisce che gli aumenti previsti riguardano esclusivamente i cittadini con redditi più elevati, mentre per le fasce economicamente più fragili sono previsti ulteriori sgravi: «Chi ha meno, paga meno. Ma sembra che questo non sia un tema che interessi alla sinistra, troppo impegnata a difendere chi dispone di un reddito più consistente».
Il consigliere non risparmia un affondo politico: «È evidente che la sinistra ha consapevolmente disinformato i propri elettori. Ha fatto credere che i nuovi provvedimenti colpiscano tutti indistintamente, quando in realtà è vero il contrario».
Conclude con un appello alla riflessione: «Meditate, gente, meditate. Non si può difendere la democrazia solo quando conviene. Le regole valgono per tutti, e chi è stato eletto ha il dovere di rispettarle e farle rispettare».