15 Maggio 2025 - 10:13:18

di Tommaso Cotellessa

Un primo trimestre, quello del 2025, che si chiude in calo per il commercio al dettaglio abruzzese, confermando le difficoltà della domanda interna e il clima di incertezza che avvolge l’economia regionale.

Questo è il dato che emerge dalle stime dell’Istat, elaborate dal Centro studi di Confcommercio Abruzzo, che evidenziano una flessione complessiva dello 0,5% rispetto a febbraio.

Si tratta di una battuta d’arresto che colpisce trasversalmente i comparti, dagli alimentari ai beni non alimentari.

«I consumi non riescono a ripartire», ha dichiarato Giammarco Giovannelli, presidente di Confcommercio Abruzzo. Nel dettaglio, i generi alimentari calano dello 0,1%, mentre i non alimentari scendono dello 0,4%. Ancora più allarmanti i dati su base annua: rispetto a marzo 2024, le vendite al dettaglio in Abruzzo registrano una contrazione del 2,8% in valore e del 4,2% in volume.

A trainare verso il basso sono in particolare i beni alimentari, che segnano un crollo del 4,2% in valore e addirittura del 6,7% in volume. Meno pesante, ma comunque negativa, la situazione dei beni non alimentari (-1,4% in valore e -2,1% in volume).

Tra i pochi segnali positivi si segnalano i prodotti per la cura della persona (+1,8%) e i farmaceutici (+0,6%). Male, invece, i comparti tradizionalmente più fragili: cartoleria e libri perdono il 4,5%, le calzature il 4,2%.

A preoccupare è anche l’andamento delle diverse modalità di vendita: tutte in flessione. La grande distribuzione cala del 2,6%, le piccole superfici del 3,1%, le vendite fuori dai negozi del 4,7%. Perfino l’e-commerce, finora considerato un canale in crescita, registra un inaspettato -1,3%.

I centri commerciali segnano un -1,8%, mentre i negozi di prossimità – spesso più sensibili alle variazioni nei consumi delle famiglie – subiscono una contrazione del 2,2%.

Secondo Giovannelli, questi dati sono il riflesso di una “diminuzione della fiducia delle famiglie” e della perdita di potere d’acquisto, in linea con il trend nazionale. A marzo, infatti, l’inflazione è risalita all’1,9% rispetto all’1,6% di febbraio, con un impatto più pesante per le famiglie con minore capacità di spesa (+2% contro il +1,8% delle famiglie con spesa più alta).

« Dinamiche che incidono sui consumi delle famiglie – spiega Giovannelli, e che richiedono un’attenta analisi e misure di contenimento dei prezzi. La diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie abruzzesi, che riflette l’andamento a livello nazionale, ha prodotto un rallentamento della domanda e una flessione dei consumi».

Tra i settori più in sofferenza, abbigliamento e calzature restano i più colpiti dalla crisi dei consumi, in un contesto dove l’incertezza economica spinge le famiglie a rinviare gli acquisti non essenziali.