03 Giugno 2025 - 19:16:42

di Tommaso Cotellessa

Continua a far discutere la chiusura, annunciata da Anas, della Strada Statale 80 per i lavori di messa in sicurezza del Ponte Paladini.

Nella giornata del 2 giugno oltre 400 persone sono scese in strada per protestare contro la disposizione che ha interdetto l’arteria. A motivare la mobilitazione popolare è in particolare la mancata programmazione che avrebbe potuto evitare la chiusura della viabilità nella piena stagione estiva o comunque consentire delle chiusure parziali.

A rilanciare l’appello dei manifestanti è il segretario regionale del Partito Democratico, Daniele Marinelli, il quale invoca attenzione per le voci di protesta levatesi nel corso della manifestazione organizzata nel giorno della Festa della Repubblica.

«La mobilitazione popolare a Paladini, con oltre 400 persone in strada per difendere la Statale 80 e la vivibilità della montagna, non può e non deve restare inascoltata» afferma Marinelli, assicurando la piena vicinanza del sul partito alle cittadine e dei cittadini, alle comunità e agli amministratori e alle amministratrici che si battono per una gestione più attenta, responsabile e compatibile delle infrastrutture nei territori interni.

«Comprendiamo e non mettiamo in discussione la necessità di eseguire interventi di messa in sicurezza, ma serve intelligenza istituzionale per pianificarli: non si può sacrificare l’intera stagione estiva, che per le aree interne è spesso l’unico momento di ossigeno per le economie locali e per il turismo di ritorno – continua Marinelli – Si poteva e doveva evitare una chiusura totale proprio ora, magari programmando un intervento più graduale o con soluzioni alternative, come chiesto da sindaci, cittadini e operatori».

Entrando poi nel merito della giornata del 2 giungo il segretario definisce poi la manifestazione come «una delle più forti mobilitazioni spontanee mai viste nella zona».

«C’è una comunità intera che difende il diritto alla mobilità, al lavoro, alla presenza sul territorio. Non si tratta solo di auto bloccate: qui è a rischio un modello di sopravvivenza delle aree montane, già messe a dura prova dallo spopolamento e dai tagli ai servizi».

La richiesta rivolta alla regione, ad Anas e al Governo è dunque quella di ascoltare la voce dei manifestanti e agire al più presto.

«I cittadini hanno dimostrato senso civico e determinazione: ora tocca alle istituzioni non voltare le spalle. Il Partito Democratico continuerà a sostenere questa battaglia di giustizia territoriale, perché i territori fragili non possono essere trattati come residuali, ma come parte viva e vitale dell’Abruzzo».