26 Luglio 2025 - 10:15:23
di Vanni Biordi
Un grido d’allarme risuona dall’Abruzzo, una regione che negli ultimi anni ha saputo costruire la propria identità anche sulla forza e la qualità del suo comparto agricolo, in particolare quello vitivinicolo. Le recenti decisioni sui tagli ai fondi destinati all’agricoltura stanno sollevando un’ondata di preoccupazione e indignazione, minacciando di compromettere anni di sacrifici e successi.
La denuncia arriva forte e chiara da Angelo Radica, presidente dell’Associazione nazionale Città del Vino, un’istituzione che raggruppa oltre 500 comuni italiani a vocazione vitivinicola. Le sue parole si uniscono al «giusto grido di dolore» della Confederazione italiana agricoltori, rivelando una situazione che definisce «insostenibile e penalizzante». La questione è grave: ai sei milioni di euro tagliati lo scorso maggio si aggiungono ora ulteriori riduzioni per oltre un milione di euro. Un colpo durissimo che porta il totale dei tagli a superare i sette milioni di euro per l’intero settore agricolo regionale.
Quello che racconta Radica è la storia di un settore, in particolare il vino, che ha visto una crescita esponenziale negli ultimi dieci, vent’anni. Un successo costruito sulle spalle di aziende, spesso giovani e dinamiche, capaci di realizzare prodotti di «grande qualità e valore». Un successo supportato anche dai comuni che, con eventi e iniziative, hanno promosso il territorio e le sue eccellenze. «Lo sforzo profuso da queste cantine avrebbe bisogno di sostegno e di vicinanza», sottolinea Radica. Invece, la realtà è ben diversa: i fondi vengono azzerati «di fatto, a due riprese».
In buona sostanza, si sta privando l’agricoltura abruzzese di risorse vitali, proprio quando avrebbe più bisogno di incentivi e supporto. Radica si interroga con amarezza: «Come si fa a dimezzare le risorse per il servizio Uma che già così non funziona? Come si fa ad azzerare le risorse per gli interventi nel settore?». Il servizio degli Utenti motori agricoli è fondamentale per l’accesso al gasolio agevolato, un taglio che incide direttamente sui costi di produzione delle aziende agricole. L’azzeramento dei fondi per gli interventi nel settore significa bloccare progetti di sviluppo, innovazione e miglioramento.
Il contesto in cui si inseriscono questi tagli è quello di una regione, l’Abruzzo, che spesso si vanta delle proprie radici agricole e della propria eccellenza vinicola. Però, le azioni sembrano contraddire le parole. L’invito di Radica ai consiglieri regionali è perentorio: «ripensare questi tagli mortali». Radica evidenzia come i fondi del CSR, ex Programma di sviluppo rurale, e dell’Organizzazione comune di Mercato, pur esistenti, siano spesso «inaccessibili alle piccole e piccolissime aziende», ovvero la spina dorsale dell’agricoltura abruzzese.
Radica non si limita a denunciare i tagli, ma indica anche le priorità: servirebbero fondi a supporto dei comuni per la manutenzione straordinaria e ordinaria delle strade rurali, essenziali per il trasporto dei prodotti e l’accesso ai campi. Urgono risorse per la realizzazione di invasi contro la crisi idrica, una problematica sempre più pressante con i cambiamenti climatici. Senza dimenticare il miglioramento dei servizi a rete, la promozione della meccanizzazione in agricoltura e lo sviluppo del biologico, tutti elementi chiave per un’agricoltura moderna e competitiva.
La critica si fa ancora più acuta quando Radica lamenta che questi tagli avvengono «per sostenere spese per eventi che poco portano all’Abruzzo, e per pagare i pesanti debiti della sanità». Un’analisi che suggerisce una distorsione delle priorità, dove le esigenze strutturali e produttive di un settore trainante come l’agricoltura vengono sacrificate in nome di altre voci di spesa, giudicate meno produttive o più urgenti.
La situazione che emerge è drammatica e mette in luce una serie di punti critici che l’Abruzzo dovrà affrontare con urgenza. Ad esempio, la mancanza di visione strategica: i tagli lineari e massicci suggeriscono una mancanza di una visione a lungo termine per lo sviluppo agricolo, ignorando il potenziale di crescita del settore.
L’accessibilità dei fondi europei: la denuncia sull’inaccessibilità dei fondi CSR e OCM per le piccole aziende evidenzia una burocrazia eccessiva o una scarsa capacità di intercettare e distribuire efficacemente le risorse europee.
La priorità di spesa distorte: la destinazione dei fondi a eventi di scarsa rilevanza economica e il drenaggio di risorse per coprire debiti sanitari indicano una gestione delle finanze regionali che non privilegia gli investimenti produttivi.
L’impatto sulle piccole e medie imprese: le aziende più piccole, motore dell’innovazione e della qualità, saranno le più colpite, rischiando di perdere competitività o addirittura di chiudere.
Il deterioramento delle infrastrutture rurali: il mancato investimento in strade rurali e invasi idrici compromette la produttività e la resilienza del settore di fronte alle sfide climatiche e logistiche.
Questi tagli rappresentano un potenziale freno allo sviluppo, all’innovazione e all’occupazione in un settore che è la vera spina dorsale del territorio abruzzese. L’augurio è che la politica regionale ascolti questo grido d’allarme prima che sia troppo tardi.