11 Agosto 2025 - 17:58:45

di Redazione

«Non possiamo fare una Perdonanza senza parlare di pace e dialogo tra popoli e religioni in maniera concreta e non astratta. Non oggi. La festa del Perdono che ci ha regalato Papa Celestino V non può essere ridotta a sfilate e concerti.  Non possiamo ridurre la sua parte civica e civile ad una mera spettacolarizzazione, dobbiamo interrogarci sul senso, dobbiamo inserirla nel mondo, sforzarci affinché serva costruire ponti tra parti in conflitto e per interrompere la spirale d’odio».

Lo scrive in una nota il Partito Democratico cittadino.

«E il mondo piange, in particolare a Gaza. Come possiamo vivere una Perdonanza senza dire Pace subito in medio Oriente, come possiamo non utilizzarla per inviare un messaggio al Presidente israeliano Netanyahu per dire basta! basta bombe, basta sparare sui civili in fila per prendere un pacco alimentare, basta morti per la fame!  Come possiamo non far emergere il grido di dolore dei bambini sulla striscia, o degli ostaggi israeliani tenuti ancora nascosti da Hamas. Come possiamo dimenticarci di pronunciare le parole che insieme allo scrittore israeliano Grossman e tutti gli altri vanno pronunciate: “Stop al genocidio!”.  Israele si fermi davanti l’abisso in cui sta cadendo, in particolare in questi giorni in cui ha deciso di occupare Gaza». 

Il Pd sottolinea: «Riconoscere lo Stato di Palestina, come hanno fatto ultimamente anche Francia ed Inghilterra, smettere di dare armi a Israele come ha fatto la Germania, serve proprio a questo, a provare a porre finalmente un limite, quando ormai se ne sono oltrepassati quasi tutti, per provare a tornare indietro e far tornare il diritto e la ragione.  Anche il Governo italiano deve fare queste azioni se non vuole sedersi nel lato sbagliato della storia, la Perdonanza deve servire a ricordarglielo.  Come potrebbero d’altronde certi temi non entrare in una manifestazione nata per la pace ed il perdono, non possiamo rimanere sordi e ciechi. Quale manifestazione stiamo facendo altrimenti? Di cosa si tratterebbe? Sì per carità piace a tutti la dama della bolla, le persone apprezzano in generale il corteo medievale, ma come comunità non possiamo pensare che il tema della guerra e degli stermini in corso, in Medio Oriente come in Ucraina e in tutte le altri parti del pianeta, non entri in una manifestazione del genere, nella manifestazione che più di tutte rappresenta il nostro territorio». 

«Va fatto in pieno spirito Celestiniano, certi che anche nella parte religiosa si abbia il coraggio di toccare il tema come ha fatto spesso Papa Francesco e sta facendo Papa Leone – prosegue il PD – Ma è nella nostra parte civica, che riguarda a pieno la Perdonanza, che abbiamo l’obbligo morale ed etico di intervenire. Avremmo dovuto costruire prima incontri tra le parti in conflitto, perché, come ribadito nel tempo da alcuni, L’Aquila durante la Perdonanza dovrebbe diventare questo: la capitale della pace. Lo spazio dove l’incontro diventa possibile, la mediazione più vicina. Non (solo) i mega palchi, i concerti e la movida – quelli vanno bene tutto l’anno – ma la Capitale del Perdono, la città dove far muovere la diplomazia che altrove non riesce. Ma non è tardi per inventarci ancora qualcosa, per dare almeno un segnale, per rompere il silenzio e non fare la festa del Perdono come se non stesse succedendo nulla, rimuovendo la situazione internazionale, come se nel mondo oggi non ci fosse niente per cui chiedere Perdono. Rivolgiamo allora a tutti gli uomini e le donne di buone volontà , alle parti politiche e sociali, al mondo delle associazioni, l’invito a pensare nei prossimi giorni come costruire insieme nel modo più appropriato un momento per far entrare questi temi nella Perdonanza».