16 Agosto 2025 - 06:00:00
di Mater
Riprendiamo, da A4 Quotidiano di oggi, una interessante analisi sui possibili scenari politici all’Aquila
“Sebbene alla scadenza naturale manchino ancora due anni, le elezioni comunali di L’Aquila sono già al centro dell’interesse e, ovviamente, delle manovre, dei tatticismi dei partiti o, in alcuni casi di quel che ne rimane, nonché delle vecchie e nuove ambizioni personali.
A questo si aggiungono altri ingredienti che fanno della tornata amministrativa aquilana la pietra angolare, per questo spigolosa, della politica abruzzese e nazionale, certificata dall’incardinamento della Presidente del Consiglio nel collegio della città di Federico.
E’ significativa anche al confronto con Pescara, l’una e l’altra rappresentando la storica divaricazione non solo geografica tra aree interne e costa abruzzese, ma anche in virtù di una fase storica dove le parti sembrano essersi invertite.
Il Capoluogo protagonista politico e culturale in uno con la proliferazione esagerata di centri commerciali e Pescara meno città aperta e più incastellata nella proiezione controversa di se stessa nella configurazione a tre teste della Nuova Pescara-Castellamare.
E sebbene la città adriatica sia nella top-ten italiana (fonte: Sole24Ore) per offerta culturale, è la vecchia L’Aquila che potrà pregiarsi del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2026.
Ora che ci sia riuscita una amministrazione di centro-destra, potrà anche significare del reale collegamento politico amministrativo periferia-centro rispetto al precedente tentativo targato a sinistra, all’epoca rispedito al mittente.
Scriviamo all’epoca per riprendere il filo temporale della questione.
Due anni in politica sfidano la relatività , sono un lasso brevissimo per i protagonisti, è il motivo del rinnovato agitarsi degli attori interessati con qualche minima evidenza pubblica.
Aggiungiamo che il lavoro di preparazione riguarda entrambi gli schieramenti, questo in difetto dell’uscente, il non ricandidabile Pierluigi Biondi.
Cerchiamo sotto l’ombrellone ferragostano, di riassumere e dare ordine a notizie, indiscrezioni e anche a qualche fantasia che, è vero, a volte supera la realtà, ma può anche materializzarsi a sorpresa.
Nel centro-destra il problema è di successione.
Dopo la vittoria a sorpresa del 2017 Pierluigi Biondi è oggi tutt’altro.
Gli va riconosciuto di aver sempre saputo mantenere gli equilibri con gli alleati, gestendone gli eccessi, le ambizioni e, spesso, le scivolate.
Ha costruito una solida reputazione nazionale, attingendo al ruolo di Responsabile degli Enti Locali di Fratelli d’Italia relazioni importanti e, da primo Sindaco eletto in Italia del partito, ha garantito a Giorgia Meloni un tranquillo atterraggio nel suo collegio.
Da tempo se ne osserva il viaggiare a tutto tondo in Regione, perché la sua marcia pressochè sicura verso uno scranno parlamentare, maschera il reale obiettivo del dopo Marsilio, operazione compatibile questa anche rispetto alle scadenze delle tornate elettorali, con la manifesta aspirazione del Governatore ad una esperienza Europea.
Sullo scacchiere dei posizionamenti i progetti non confliggono.
A Biondi rimane complicato gestire invece la sua successione, dove gli aspiranti sono numerosi, fortemente ambiziosi, portatori di pro e contro all’obiettivo.
Il primo è il Vice-Sindaco Daniele.
Sostenuto apertamente dal Senatore Liris alle elezioni, corroborato da un buon successo di preferenze, coordinatore di una Perdonanza un po’ ammuffita artisticamente, difetta di carisma da ruolo, ma rimane in corsa.
Altro aspirante manifesto è Livio Vittorini, erede di una lunga e rimpianta tradizione paterna da cui ha ereditato un forte movimentismo, ha il limite di essere concentrato esclusivamente sulla zona Ovest della città e, data l’età giovane, potrebbe aver bisogno di altro tempo per “coprire” l’ Est cittadino.
Altro pezzo forte, al femminile, è l’Avvocato Ersilia Lancia, Assessore dai modi raffinati e perciò stesso apprezzati, forbita, un caratterino, ma con il limite del coniugio con il Senatore e Coordinatore Regionale di Fratelli d’Italia Sigismondi, che le ha già precluso la candidatura alle scorse Regionali.
Negli altri partiti della coalizione tacciono D’Eramo ed Imprudente, studia l’Assessore all’urbanistica De Santis.
In Forza Italia la partita è diversa, ha implicazioni profonde, nazionali.
La Famiglia Berlusconi chiede volti nuovi, lo fa con l’elenco dei vecchi.
Borrelli, Martuscello, Gasparri a Roma, Pagano in Abruzzo.
Qui emerge la figura di Roberto Santangelo, che ha maturato esperienza istituzionale da Vice Presidente del Consiglio Regionale e Comunale proprio a L’Aquila e da Assessore Regionale.
Santangelo tuttavia è una macchina da voti e tessere e, pur con lo standing da potenziale Sindaco del Capoluogo, preferisce rimanere in attesa dell’eventuale adozione del sistema elettorale del Collegio Unico Regionale, che lo affermerebbe competitivo anche nella presa in Abruzzo del partito forzista.
Nel centro sinistra la partita è in salita.
Innanzitutto perché la questione del passaggio generazionale non si è mai risolta e, se qualcuno ritenesse che lo sia, risultano incomprensibili i risultati.
L’elezione a Segretario comunale del PD dell’ex giornalista Avellani, aveva dato impulso ( e speranza ) all’avanzata dei giovani, ma l’effetto sulla città è, al momento, debole.
Neanche posizioni che riscuotono consenso anche nell’elettorato di destra, esempio la questione palestinese, sono state gestite con apertura a blocchi sociali sensibili, invece politicizzate all’estremo.
Il primo aspirante manifesto a concorrere per la carica di primo cittadino è Pierpaolo Pietrucci, eletto Consigliere Regionale in lista provinciale protetta, ha davanti a se il muro Verini-Padovani-Di Benedetto per antiche questioni e, soprattutto, l’assenza in coalizione del Movimento 5 Stelle, che non ha mai attecchito sull’elettorato del Capoluogo.
Sponsor storico di Pietrucci è Giovanni Lolli, più prudenti rimangono l’ex Sindaco Cialente e Stefania Pezzopane che di fatto guida l’opposizione a Biondi, dopo l’inspiegabile defilarsi del promettente ed apprezzato Stefano Palumbo.
Poco utile alla partita è Michele Fina, luogotenente di Elly Schlein in Abruzzo, già in imbarazzo ad Avezzano su Di Pangrazio, con poca influenza a L’Aquila.
Situazione questa che molti ritengono superabile con un terzo uomo (o donna) individuato all’esterno del perimetro dei partiti.
Verrebbe da dire nulla di nuovo sotto il sole: sarà necessario l’intervento di Roma.
Facciamo alcune ipotesi, che poi tanto ipotesi non sono.
Nel centro destra potrebbero esserci due soluzioni.
La meno probabile è quella del Sottosegretario al Ministero del Made In Italia, Fausta Bergamotto.
Già in comune nella veste di Assessore con il compito, adempiuto, di sistemare il personale e risanare le Partecipate.
Oggi è impegnata in tavoli delle crisi aziendali, un ruolo tecnico che i politici non amano fare perché porta via troppo tempo e quindi potrebbe rimanere dove si trova.
Quella più probabile è la candidatura di Guido Liris.
Due gli ostacoli da rimuovere: la sua volontà, che risolverebbe anche il puzzle degli incastri sulle candidature parlamentari e il ripristino di un rapporto, oggi sfilacciato, con il Sindaco Biondi.
La conflittualità di Vico Burri tarda a risolversi nel tempo.
A sinistra, l’ingresso nel Partito Democratico di Alessandro Rivera, già Direttore Generale del Ministero del Tesoro è il segnale giusto di un progetto ambizioso del mondo Schlein.
Esterno ai conflitti, competente, forse il suo sarebbe un sacrificio, ma risponderebbe al progetto più complessivo di una leader in difficoltà: ripartire dai territori.
In fondo l’esperienza di Biondi sta a Giorgia come Rivera sta ad Elly. “