12 Settembre 2025 - 09:58:06
di Redazione
Abbiamo scritto al Prefetto dell’Aquila, ai presidenti della Regione Abruzzo e del Consiglio Regionale, alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei Conti dell’Aquila. La lettera si è resa necessaria in considerazione della perdurante inerzia del Comune dell’Aquila: nonostante le sentenze del Tar e la nomina del Prefetto come commissario ad acta, infatti, il Comune rimane inadempiente sulla nomina del Comandante della Polizia Locale e sulla nuova struttura organizzativa del Corpo».
Lo scrivono i consiglieri comunali Enrico Verini e Gianni Padovani che da mesi seguono la vicenda della nomina del capo della municipale dell’Aquila.
«Ricordiamo che pochi giorni dopo l’ultima sentenza del Tar che ha visto soccombere nuovamente l’Amministrazione (26.7.2025), la Regione ha approvato (5.8.2025) un emendamento che permette di sottomettere gli operatori di polizia giudiziaria, di pubblica sicurezza e di polizia stradale, al potere gerarchico di un dirigente del tutto estraneo al Corpo, privo di formazione e specifica qualifica – proseguono – Come osservato da tutti i sindacati nazionali del settore, con questo vergognoso emendamento si scardina completamente la normativa precedente che riconosceva la peculiarità del Corpo, riservandone la direzione a soggetti appartenenti alla municipale, in autonomia organizzativa ed in possesso della competenza necessarie per esercitare funzioni rilevanti, spesso in stretta collaborazione con l’autorità giudiziaria, con possibilità di accesso ad atti penalmente rilevanti, inerenti a procedimenti penali in corso, attività di indagine o informative di polizia giudiziaria».
«Nella lettera chiediamo al prefetto dell’Aquila, commissario ad acta, di provvedere ad attivare le procedure di nomina di un Comandante legittimo e di ricondurre l’assetto organizzativo del Corpo entro i binari della legalità, ponendo fine a uno stato di illegittimità già pienamente accertato e formalmente dichiarato – aggiungono – Senza pretesa alcuna di entrare in valutazioni dell’autorità giudiziaria, notiamo inoltre la sostanziale coincidenza tra il commissariamento del Comune e l’approvazione dell’emendamento da parte della Regione che vanifica di fatto quel commissariamento. Questa circostanza potrebbe essere di interesse della Procura dato che potrebbe configurare, qualora fosse accertata la finalità esplicita di sottrarsi all’adempimento di obblighi derivanti da provvedimenti giurisdizionali, uno specifico e grave reato previsto dall’art.388 del c.p. In altri termini, ove fosse provato che l’approvazione dell’emendamento sia stata frutto di una ‘macchinazione’ finalizzata ad aggirare la sentenza del Tar, ovvero all’adempimento degli obblighi stabiliti mediante un provvedimento giudiziario, si potrebbe ipotizzare la “mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice” (art.388 c.p.),
ulteriormente aggravato dal concorso di più soggetti (art.110 c.p.)».
I consiglieri chiedono inoltre al presidente della Regione Marco Marsilio e al Consiglio regionale il ritiro in
autotutela del contestato emendamento «onde evitare di incorrere in potenziali profili di responsabilità anche penale dato che, nel caso, l’ipotesi di reato riguarderebbe tutti coloro che, pur non essendo direttamente destinatari della sentenza esecutiva, abbiano contribuito consapevolmente a vanificarne l’esecuzione, attraverso una condotta strumentale realizzata sotto forma di una produzione normativa ad hoc e di copertura. La Corte dei Conti, infine, dovrebbe a nostro parere valutare se ricorra l’ipotesi di un profilo di danno erariale, considerata la temerarietà della resistenza in giudizio del Comune, soccombente per cinque volte dinanzi al Tar/Consiglio di Stato riguardo le nomine illegittime del vertice della Polizia Locale, nonché della complessiva condotta passiva, resistente e contraria ai principi di buon andamento posta in essere sempre dal Comune dell’Aquila nel pervicace rifiuto protratto per ben sette anni nell’ottemperare alla normativa in materia di polizia locale».
«E’ ora di dire basta ai trucchi e mediocri espedienti messi in atto dal Comune per ben sette anni e nominare il Comandante seguendo la legge. Non ci opponiamo ovviamente alla riforma della materia ma riteniamo che ogni intervento debba avvenire nel pieno rispetto delle regole, nella trasparenza procedurale e con il coinvolgimento delle professionalità del settore, applicando quelle procedure di concertazione sempre previste in democrazia e non eludibili con colpi di mano tipo un emendamento notturno, truffaldino ed inconferente – concludono – La città ha bisogno di ordine e di maggiore sicurezza, i cittadini lo pretendono, questo richiede necessariamente un Comandante competente e qualificato che pianifichi ed agisca, sia esclusivamente applicato alla sicurezza ed affronti il progressivo declino della qualità della vita urbana in città e nelle periferie. La Polizia Locale è il primo presidio di legalità e sicurezza per i cittadini: non può in alcun modo diventare strumento di gestione politica contingente o peggio “braccio armato” di un sindaco pro-tempore a favore degli “amici” o a dispetto dei ‘nemici’, e pertanto vanno salvaguardate quelle essenziali garanzie di indipendenza, terzietà e professionalità che la Costituzione e la normativa nazionale non a caso tutelano».