07 Ottobre 2025 - 09:59:00
di Martina Colabianchi
Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Padova hanno messo a segno un importante colpo contro una vasta frode ai danni dei fondi agricoli europei, eseguendo un sequestro preventivo di 17,2 milioni di euro disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Padova.
Il provvedimento è l’epilogo di una complessa indagine che ha portato alla denuncia di 48 imprenditori agricoli alla Procura Europea di Venezia per associazione a delinquere e truffa aggravata. Questi soggetti sono ritenuti responsabili di aver architettato un articolato sistema fraudolento per beneficiare indebitamente, tra il 2017 e il 2022, dei contributi erogati dal Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (F.E.A.GA.), per un ammontare complessivo che supera i 20 milioni di euro. L’indagine tocca anche residenti nelle province di L’Aquila e Teramo.
Le lunghe investigazioni, condotte dal 2021 al 2025, hanno rivelato che gli indagati – residenti in Veneto (nelle province di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza) e in diverse altre località del territorio nazionale (tra cui Ascoli Piceno, Brescia, Macerata, Mantova, Perugia, Rieti, Torino, oltre alle menzionate province abruzzesi) – hanno ottenuto illecitamente contributi erogati dagli organismi nazionali AG.E.A., A.VE.PA., A.R.P.E.A. e Regione Lombardia.
L’operazione è stata condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Padova, in collaborazione con i Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Macerata e Rieti, le Sezioni Aeree di Pratica di Mare e Pescara, e il Nucleo Investigativo Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) dell’Arma dei Carabinieri di Rieti.
I finanzieri hanno individuato due principali metodi utilizzati per accedere illegalmente ai finanziamenti.
Il primo meccanismo consisteva nel frazionare un’unica azienda padovana in ben dodici imprese agricole “di comodo”, dislocate in Veneto, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. L’obiettivo era eludere i limiti imposti dalla Politica Agricola Comune (P.A.C.) sugli aiuti diretti, che fissa un tetto massimo di 500.000 euro annui per ogni singola azienda agricola.
Una seconda condotta fraudolenta mirava, invece, a bypassare il divieto di pascolamento svolto da terzi, non più consentito dalla normativa nazionale dal 2015. In sostanza, due soggetti, identificati come i principali responsabili della frode, entrambi residenti nel Padovano, reclutavano numerosi imprenditori agricoli del Nord Italia in possesso di titoli P.A.C. inutilizzati. Questi ultimi, per giustificare la domanda di pagamento dei contributi, ottenevano formalmente (ma non sostanzialmente) terreni, stalle, bestiame, pastori, veterinari e servizi amministrativi e sanitari.
In realtà, le indagini hanno accertato che le aziende richiedenti il sostegno finanziario non esercitavano alcuna attività di pascolo. Quest’ultima veniva invece svolta dagli stessi ideatori padovani della frode – in violazione del divieto per terzi – i quali conseguivano notevoli vantaggi economici dall’incasso di canoni di locazione dei terreni destinati al pascolo, concessi a prezzi fuori mercato.
A conclusione delle attività investigative, la Procura Europea di Venezia ha ottenuto il sequestro preventivo del profitto del reato. Il Giudice per le Indagini Preliminari di Padova, condividendo l’impianto probatorio, ha emesso un decreto di sequestro preventivo, anche per equivalente, per complessivi 17,2 milioni di euro. Inoltre, è stato notificato ad AG.E.A. un provvedimento di sequestro preventivo impeditivo al trasferimento di titoli di pagamento per circa 4 milioni di euro.
Gli imprenditori agricoli sono stati infine segnalati anche alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Veneto per un complessivo danno erariale pari a 32,1 milioni di euro.