08 Ottobre 2025 - 15:33:12
di Martina Colabianchi
L’Abruzzo è ancora ‘regione inadempiente‘ sui Livelli essenziali di assistenza (Lea) ed è agli ultimi posti della classifica nazionale: è quanto emerge dall’ottavo rapporto della fondazione Gimbe sul Servizio sanitario nazionale.
Nel 2023, il punteggio totale degli adempimenti della Regione ai Lea, ovvero le prestazioni che il Ssn eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket, è di 182 (punteggio max 300).
Secondo l’analisi Gimbe, l’Abruzzo si posiziona 18° tra le regioni e province autonome ed è risultata inadempiente secondo il Nuovo Sistema di Garanzia (Nsg), con un punteggio insufficiente in due delle tre aree monitorate (prevenzione collettiva e sanità pubblica e assistenza distrettuale). Rispetto al 2022 (anno in cui la Regione è risultata comunque inadempiente), nel 2023 il punteggio totale della Regione è peggiorato (-2).
Per quanto riguarda la mobilità sanitaria, nel 2022 si rileva un “saldo negativo rilevante”, pari a -104,1 milioni di euro, in riduzione di 4 milioni rispetto al 2021. «Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private – scrive Gimbe – è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva del privato accreditato. La Regione si colloca in undicesima posizione con le strutture private che erogano il 43,9% del valore totale della mobilità sanitaria attiva regionale (media Italia 54,4%)».
Lo stesso rapporto evidenza come, nella nostra regione, il 12,6% dei cittadini, cioè quasi 160 mila persone, ha dichiarato di aver rinunciato ad una o più prestazioni sanitarie (media Italia 9,9%), con un incremento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2023.
Il 2023, secondo il rapporto, certifica un’Italia spaccata: solo 13 Regioni rispettano i Lea. Al Sud si salvano solo Puglia, Campania e Sardegna. La “cartina al tornasole” degli adempimenti Lea è la mobilità sanitaria che nel 2022 vale oltre 5 miliardi di euro: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre il 78,8% del saldo passivo si concentra in cinque Regioni del Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) e nel Lazio.
In Abruzzo, inoltre, rivela ancora il rapporto, l’aspettativa di vita alla nascita (dati 2024) è pari a 83 anni (media nazionale 83,4). Per quanto riguarda il riparto del Fondo sanitario nazionale (Fsn), nel 2023 (anno in cui sono stati modificati i criteri di riparto) in Abruzzo è stato pari a 2.132 euro pro capite.
Rispetto al 2022 la regione ha registrato un incremento del Fsn pro-capite di 88 euro, superiore alla media nazionale di 71 euro: la regione ha ricevuto 2.214 euro pro-capite, cifra superiore alla media nazionale di 2.181 euro.
Nel rapporto viene analizzata anche la situazione del personale sanitario: nel 2023, a livello regionale si registrano 12,6 unità ogni 1.000 abitanti (media Italia 11,9). In particolare, si registrano 2,17 medici dipendenti ogni 1.000 abitanti (media Italia 1,85) e 5,12 infermieri dipendenti ogni 1.000 abitanti (media Italia 4,7); il rapporto medici-infermieri è pari a 2,36 (media Italia 2,54).
Per quanto riguarda il Pnrr (dati Agenas al 30 giugno 2025 e che riguardano servizi e strutture finanziati con risorse Pnrr e con risorse diverse dal Pnrr), per le Case della Comunità, a fronte di una programmazione complessiva di 42 strutture, al 30 giugno 2025 nessuna ha attivato alcun servizio.
Per le Centrali Operative Territoriali, al 30 giugno 2025 il 100% delle centrali è pienamente funzionante e certificato, mentre per gli Ospedali di Comunità, a fronte di una programmazione complessiva di 15 unità, sei, pari al 40%, sono stati dichiarati attivi dalla Regione.
Quello consegnato dall’ultimo rapporto Gimbe è un «quadro impietoso» secondo il capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale Silvio Paolucci e il segretario regionale Daniele Marinelli.
«Il nuovo rapporto Gimbe – scrivono – ci consegna un quadro impietoso e profondamente allarmante dello stato di salute del Servizio Sanitario regionale e nazionale. Anni di definanziamento, scelte sbagliate e incapacità di programmazione stanno smantellando progressivamente un sistema pubblico nato per garantire un diritto costituzionale in Abruzzo e in Italia: quello alla tutela della salute. E il prezzo più alto lo stanno pagando i cittadini, costretti ad affrontare liste d’attesa interminabili, a rivolgersi al privato o addirittura a rinunciare a una o più prestazioni sanitarie, si tratta di 160.000 cittadini e cittadine».
«Serve un cambio di passo radicale, che parta da un piano straordinario di rifinanziamento del sistema sanitario pubblico e da una vera programmazione regionale capace di investire su personale, strutture, medicina territoriale e digitalizzazione. La salute non può più essere trattata come una voce di spesa da comprimere, ma come un investimento strategico per il futuro del Paese e della nostra regione. Le azioni proposte sono chiaramente inefficaci: non possiamo accettare che la qualità dell’assistenza dipenda dal codice di avviamento postale. Servono atti concreti e immediati per garantire a tutte e tutti gli abruzzesi il diritto universale alla cura sancito dalla Costituzione», concludono Paolucci e Marinelli.
La replica dell’assessore Verì: «Pd, come sempre, spaccia per reali numeri riferiti a stime»
«È piuttosto spiacevole dover fare continue puntualizzazioni, ma anche nel caso del rapporto Gimbe e del presunto numero di abruzzesi che rinuncerebbe alle cure, il Pd continua a diffondere stime facendole passare per numeri reali e soprattutto senza approfondire da dove derivi quel dato, che se fosse vero implicherebbe problemi ben più seri di quelli legati ad un’indagine statistica».
Non si fa attendere la replica dell’assessore alla Sanità Nicoletta Verì alle parole degli esponenti Dem.
«Già lo scorso anno – continua l’assessore – avevamo spiegato come si arrivava a quel dato, che non compare nella scheda del rapporto Bes dell’Istat dedicata alla sanità, bensì in quella finale del rapporto stesso, in cui vengono considerati fattori quali il quadro socio-economico, le reti viarie e i tempi per raggiungere i punti di erogazione dei servizi. Questo significa che non è stato fatto un sondaggio tra gli abruzzesi dal quale è emerso quel numero, ma applicando queste variabili si arriva a quella stima, che resta appunto tale e non rappresenta un numero reale, ma lo scenario peggiore che funge da base per gli atti di programmazione nazionali e regionali. Tra l’altro nel rapporto Bes 2024 alla voce ‘salute’ per l’Abruzzo si parla di punti di forza, come emerso del resto anche nel rapporto Crea presentato all’Aquila nelle scorse settimane».
Per Verì, quindi, appare evidente che non è possibile che ci siano 160mila abruzzesi (compresi neonati e ultracentenari, perché Gimbe non suddivide per fasce d’età il dato), su una popolazione di un milione e 200mila abitanti, che non si recano in ospedale o dal proprio medico per farsi curare un problema di salute. Le conseguenze sociali sarebbero state devastanti, anche sotto il profilo della mortalità e dell’aspettativa di vita.
«Sicuramente – aggiunge – ci sono ancora delle zone della nostra regione che sono più penalizzate nell’accesso ai servizi e su questo aspetto il governo regionale si è impegnato su più fronti: mantenendo aperti gli ospedali più piccoli e programmando una rete di assistenza territoriale diffusa, superando anche i rigidi parametri del DM77».
Ma l’assessore fa anche riferimento ai dati riguardanti gli investimenti Pnrr e il fascicolo sanitario elettronico.
«Sul Pnrr – conclude – siamo in linea con i cronoprogrammi stabiliti a livello ministeriale e per quanto riguarda il fascicolo sanitario elettronico è stato già ribadito più volte che la Regione, dal 2020 in poi, ha privilegiato strumenti alternativi di sanità digitale, più flessibili e fruibili, che sono stati utilizzati almeno una volta da un abruzzese su due. Strumenti che stiamo gradualmente integrando nel fascicolo sanitario elettronico».