22 Ottobre 2025 - 17:52:03

di Vanni Biordi

Mentre la legge di Bilancio 2025 si avvia verso l’esame in Senato, si riaccende lo scontro politico sul trattamento riservato al cratere sismico del 2009 nell’ambito del Superbonus 110%. Ancora una volta, la ricostruzione post-sisma dell’Aquila e dei comuni del cratere abruzzese viene posta in una posizione di minoranza rispetto a quella del sisma del Centro Italia del 2016. Una disparità definita inaccettabile dal Partito Democratico, che accusa il Governo Meloni di voler mantenere questa discriminazione nella norma licenziata dal Consiglio dei ministri.

«Dopo la nostra iniziativa politica e la conferenza stampa della scorsa settimana», afferma il senatore del Pd Michele Fina, «pensavamo che il Governo e i parlamentari del territorio sarebbero tornati a più miti consigli. Invece, nel testo della legge di Bilancio si continua a garantire gli sgravi fiscali per il cratere 2016 ma non per quello del 2009. Un atto grave, che mette a rischio tempi e qualità della ricostruzione».
Fina ha annunciato, settimana scorsa, la presentazione di un emendamento parlamentare «per permettere ai proprietari del cratere 2009 di usufruire del combinato e del rafforzato
», strumenti indispensabili per portare a termine una ricostruzione ancora incompleta, a oltre 16 anni dal sisma.

Sul tema interviene con toni altrettanto duri anche Stefano Albano, segretario provinciale del Pd e capogruppo in Consiglio comunale a L’Aquila, che chiama direttamente in causa il senatore di Fratelli d’Italia, Guido Liris. «Le sue dichiarazioni sembrano quelle di un parlamentare di opposizione», attacca Albano, «Liris attribuisce la mancata proroga a presunte carenze documentali da parte degli enti territoriali. Sta forse parlando del Comune guidato da Biondi o degli uffici speciali? Se servono documenti, li chiedano, si attivino, come ha fatto il collega Castelli per il cratere 2016. È il loro dovere, e devono farlo subito».

Albano chiede un’assunzione di responsabilità concreta da parte della maggioranza, sollecitando un emendamento condiviso o, in alternativa, la sottoscrizione da parte della maggioranza della proposta che il Pd sta per depositare. «Lo chiedono i sindaci, gli ordini professionali, il territorio intero. L’Aquila non è figlia di un dio minore».

Il Pd chiede anche la convocazione urgente della conferenza dei capigruppo, già sollecitata nei giorni scorsi, affinché il Consiglio comunale dell’Aquila possa prendere una posizione ufficiale sul tema e dare un mandato forte e condiviso ai rappresentanti del territorio in Parlamento.

La questione del Superbonus 110% all’interno del cratere 2009 rappresenta un punto che unisce le politiche sulla ricostruzione post-sisma con la più ampia questione della giustizia territoriale. Se nel cratere del 2016, che coinvolge Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, il Superbonus è stato prorogato in modalità rafforzata, nel cratere aquilano non si registrano analoghi strumenti di sostegno. Una scelta che appare incomprensibile non solo sotto il profilo politico, ma anche tecnico: i fabbisogni sono simili, i tempi della ricostruzione sono ancora lunghi e i rincari delle materie prime degli ultimi anni hanno ulteriormente complicato il quadro economico degli interventi edilizi.

L’assenza della proroga nel cratere 2009 non può essere ridotta a una semplice svista normativa. Al contrario, sembra indicare una precisa volontà politica di differenziare i territori colpiti dai due diversi eventi sismici, nonostante entrambi necessitino di strumenti straordinari per completare una ricostruzione equa, sicura ed efficace.

La giustificazione di presunte mancanze documentali da parte degli enti locali, rilanciata da Liris, rischia di trasformarsi in un boomerang politico per la stessa maggioranza: se gli enti non hanno fornito quanto richiesto, perché non è stato fatto il necessario per ottenerlo? E perché l’efficienza dimostrata nel cratere 2016 non è stata replicata?

In buona sostanza, quello che intendono i due esponenti del Partito democratico, la ricostruzione post-sisma dell’Aquila non può più essere trattata come un’eccezione dimenticata o peggio come una questione marginale. Non si può invocare il patriottismo dei fondi e delle bandiere a giorni alterni, salvo poi abbandonare al loro destino i cittadini che da oltre un decennio convivono con impalcature, ritardi e una burocrazia spesso nemica.

Secondo Fina e Albano, probabilmente, non si tratta di fare campanilismo, ma di restituire equità. Il cratere 2009 ha già pagato un prezzo altissimo. Negargli ora anche la possibilità di accedere a strumenti straordinari come il Superbonus, proprio nel momento in cui l’economia e le famiglie affrontano una nuova fase di difficoltà, significa non solo discriminare un territorio, ma renderlo più fragile.

Che la questione diventi terreno di scontro politico è naturale. Che però si arrivi al paradosso in cui esponenti della stessa maggioranza nazionale parlano come se fossero all’opposizione, gettando la colpa sugli enti locali, è indice di una crisi di rappresentanza e di responsabilità che L’Aquila e l’Abruzzo non possono più permettersi.

Chiunque sieda in Parlamento per rappresentare questo territorio ha un dovere: non cercare alibi, ma soluzioni. E in fretta.