31 Ottobre 2025 - 10:57:11
di Redazione
«Non vorremmo che il miraggio di una abitazione finisca per attirare i disperati di tutta Italia che, seguendo percorsi più o meno legittimi, potrebbero arrivare ad occupare tutte le piastre abbandonate ed occupabili del Progetto Case, in numero tale da alterare ogni relazione sociale esistente ed importando un disagio sociale che poi, a sua volta, porterà ad inevitabile degrado, ghettizzazione e fenomeni criminali. L’accoglienza deve essere gestita dalle istituzioni ed essere accompagnata da un programma di sostegno ed integrazione delle persone; se non lo si fa, se ai disperati senza lavoro e senza niente si dà solo una casa cadente, come potranno vivere e convivere nella nostra comunità? Noi non possiamo gestire da soli
l’enorme problema migratorio, un fenomeno che richiede una gestione quantomeno nazionale e non può essere lasciato al caso o alla buona volontà delle associazioni misericordiose nella sua complessa gestione».
Lo affermano i consiglieri comunali Gianni Padovani e Enrico Verini, entrando così nel dibattito cittadino in corso sulla situazione dei 25 richiedenti asilo, “accampati” da giorni di fronte alla Prefettura e per i quali si è ipotizzata una sistemazione nei Progetti Case.
«Preoccupatissimi dell’evoluzione che abbiamo prospettato, ora arriviamo ad una proposta che indirizziamo a Biondi – aggiungono – sindaco, discutiamo e subito, di come utilizzare e valorizzare il progetto CASE per i progetti in corso (Centro SCU, Scuola PA, etc.). Ma pure decidiamoci a smantellare le piastre ormai ammalorate ed insostenibili come costi economici e sociali. Facciamolo subito, perché le CASE sono una bomba la cui miccia sta già bruciando da tempo, facciamolo cercando le risorse dal governo centrale ed insieme usiamo le norme, conferendo indici di residenzialità (minori rispetto alla cubatura esistente) ai privati che decidessero di accollarsi la bonifica dei tanti palazzi ormai da eliminare».
«L’accoglienza deve essere gestita dalle istituzioni ed essere accompagnata da un programma di sostegno ed integrazione delle persone; se non lo si fa, se ai disperati senza lavoro e senza niente si dà solo una casa cadente, come potranno vivere e convivere nella nostra comunità? Noi non possiamo gestire da soli l’enorme problema migratorio», sottolineano.
«Come spesso accade sui temi dell’immigrazione la città si è divisa tra due estreme ed opposte tifoserie, a parte gli indifferenti, da un lato chi sostanzialmente accoglierebbe tutti e dall’altro chi non vuole nessuno. Ovviamente auspichiamo una soluzione dignitosa per queste persone ed invitiamo istituzioni troppo indifferenti ad attivarsi. Ci chiediamo però il motivo per il quale questi richiedenti asilo, prima soggiornanti a Trieste, si trovino ora all’Aquila. Addirittura sarebbe stato loro “suggerito” di venire da noi forse perché la nostra città dispone di un immenso patrimonio immobiliare pubblico per buona parte inutilizzato, il progetto CASE e le abitazioni equivalenti, che non esiste in nessuna altra città italiana. Una ricchezza rilevante, se avessimo avuto una gestione oculata di tale immenso patrimonio, che potrebbe essere formidabile punto di forza per la comunità, strumento residenziale ed accoglienza per innumerevoli e sostanziali utilizzi ad enorme “valore aggiunto sociale”, come ad esempio gli importanti progetti finanziati per decine di milioni di euro e che rischiamo di perdere per l’incapacità attuativa dell’Amministrazione. Le piastre ristrutturate delle CASE e le abitazioni equivalenti, ad esempio, potrebbero essere al servizio degli studenti ed alle strutture didattiche del Centro per il Servizio Civile Universale, alla Scuola di Alta Formazione per la Pubblica Amministrazione, ed anche offrire residenza agli studenti universitari meritevoli ed indigenti», precisano.
Per Verini e Padovani, il Progetto Case rappresenta «la nostra croce e, se non ci diamo una svegliata, rappresenterà presto una seria ipoteca sulla tenuta dei conti del Comune. Oggi il contatore dei debiti per utenze prodotti nel progetto CASE e nei Map, è di oltre 22 milioni di euro e, mentre scriviamo, il contatore continua a girare. Delle abitazioni equivalenti invece poco sappiamo, forse neppure il Comune sa precisamente quanti appartamenti possiede, e risulta ad oggi semplicemente fallimentare nei risultati conseguiti l’enfatico progetto (il Collegio di Merito per lo studentato diffuso) che avrebbe dovuto valorizzare almeno per una parte questo enorme e pregevole patrimonio. Sul progetto CASE l’amministrazione attuale – ed anche le precedenti – si è limitata a “pararsi” da eventuali azioni risarcitorie della Corte dei Conti, limitandosi ad attivare formalmente delle iniziative per il recupero dei crediti, ma non facendo nulla di sostanziale che migliori la situazione. Nella sostanza il debito resta lo stesso e arriverà prima o poi il momento in cui a pagarlo saremo tutti noi, la collettività».
I consiglieri sottolineano inoltre il progressivo deperimento delle strutture, in parte per l’inciviltà di molti occupanti e in parte per la mancanza di risorse ed organizzazione per la manutenzione.
«Oltre a questi problemi, ora si aggiunge il dato che, gli spazi abitativi vuoti, pur se diroccati, purtroppo si riempiono ed alle volte si riempiono del peggio (non ci riferiamo ai richiedenti asilo). Non vorremmo che il miraggio di una abitazione finisca per attirare i disperati di tutta Italia che, seguendo percorsi più o meno legittimi, potrebbero arrivare ad occupare tutte le piastre abbandonate ed occupabili, in numero tale da alterare ogni relazione sociale esistente ed importando un disagio sociale che poi, a sua volta, porterà ad inevitabile degrado, ghettizzazione e fenomeni criminali – aggiungono – L’accoglienza deve essere gestita dalle istituzioni ed essere accompagnata da un programma di sostegno ed integrazione delle persone; se non lo si fa, se ai disperati senza lavoro e senza niente si dà solo una casa cadente, come potranno vivere e convivere nella nostra comunità? Noi non possiamo gestire da soli
l’enorme problema migratorio, un fenomeno che richiede una gestione quantomeno nazionale e non può essere lasciato al caso o alla buona volontà delle associazioni misericordiose nella sua complessa gestione».
«Preoccupatissimi dell’evoluzione che abbiamo prospettato, ora arriviamo ad una proposta che indirizziamo a Biondi – concludono – sindaco, discutiamo e subito, di come utilizzare e valorizzare il progetto CASE per i progetti in corso (Centro SCU, Scuola PA, etc.). Ma pure decidiamoci a smantellare le piastre ormai ammalorate ed insostenibili come costi economici e sociali. Facciamolo subito, perché le CASE sono una bomba la cui miccia sta già bruciando da tempo, facciamolo cercando le risorse dal governo centrale ed insieme usiamo le norme, conferendo indici di residenzialità (minori rispetto alla cubatura esistente) ai privati che decidessero di accollarsi la bonifica dei tanti palazzi ormai da eliminare».
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