03 Dicembre 2025 - 15:35:51

di Martina Colabianchi

«Il nuovo rapporto del Cresa conferma un dato inequivocabile: il tessuto imprenditoriale abruzzese sta attraversando una crisi strutturale. Nei primi nove mesi dell’anno sono state perse 270 imprese e, mentre nascono poche attività, troppe cessano di esistere. Il fenomeno è evidente soprattutto lungo la costa, nelle province di Pescara e Chieti, ma nelle aree interne si registra una criticità ancora più profonda: qui le nuove imprese praticamente non nascono più. Diversamente da quanto accade nel resto del Paese, la nostra regione sta perdendo attrattività. È un campanello d’allarme che non può essere ignorato».

Sono le parole del segretario regionale Pd Daniele Marinelli con il capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci e Graziano Di Costanzo, delegato all’Economia per la segreteria regionale. L’Abruzzo, come fotografato dal rapporto, chiude il terzo trimestre 2025 con 144.035 imprese registrate, di cui 123.132 attive che rappresentano rispettivamente il. 2,5% e il 2,4% delle imprese italiane.

Ma «anche sul fronte dei settori produttivi, i numeri parlano chiaro. I comparti chiave che storicamente hanno sorretto l’economia regionale stanno arretrando, mentre nel resto d’Italia crescono e questo non è davvero un bel segnale», ribadiscono gli esponenti Pd.

L’agricoltura, particolarmente radicata a Chieti, registra un -2%, peggio del dato nazionale (-1,4%). Il commercio arretra in modo pesante, con 2.713 attività perse (-8,5%) e L’Aquila emerge come la provincia più colpita (-9,7%): «una moria di negozi – scrivono – che svuota i centri urbani e priva le comunità di servizi essenziali».

«A questi numeri – proseguono – si aggiungono quelli dell’artigianato, con la perdita di ben 105 imprese in soli 9 mesi, meno 0,83% contro il +0,12 per cento nazionale. Il settore manifatturiero, che nel resto d’Italia torna a crescere (+1,99%), in Abruzzo scivola invece in territorio negativo (-1,57%). Persino quello delle costruzioni arretra con due crateri sismici e le opere del PNRR, è il 13,2, contro il 13,8 dell’Italia. Siamo una regione che non sta seguendo la ripresa nazionale, ma anzi la sta perdendo, esattamente come sta accadendo con la sanità. Possiamo affermare con nettezza che l’economia regionale oggi regge soprattutto grazie al turismo e ai servizi, che sono settori che peraltro vanno avanti da sé. Ma se questa è l’unica ancora che resta, significa che stiamo smarrendo i nostri pilastri storici: agricoltura, manifattura, commercio. E quando cedono i pilastri, tutto l’edificio diventa fragile».

«La realtà restituita dai dati Cresa smentisce la narrazione di un Abruzzo in crescita e ci chiama a una responsabilità collettiva: servono politiche attive, una nuova strategia di accesso al credito per le imprese, investimenti mirati e un piano di rilancio condiviso con imprese, associazioni, lavoratori e territori. Non possiamo permetterci di navigare a vista. Senza una strategia chiara e di lungo periodo, ogni settore continuerà a subire ripercussioni, e la perdita di competitività diventerà irreversibile. Il tempo degli slogan è finito. Ora servono programmazione, visione e coraggio. L’Abruzzo – concludono Marinelli, Paolucci e Di Costanzo – merita una politica economica solida, capace di ricostruire e non solo di commentare la crisi».