10 Dicembre 2025 - 10:46:51
di Martina Colabianchi
«Il DEFR presentato dal Presidente Marsilio e dalla Giunta regionale di centrodestra è un documento che andrebbe respinto senza esitazioni. Oltre alla totale mancanza di concretezza sui temi strategici, assenza di una programmazione reale e superficialità nella redazione del testo, nonché errori imbarazzanti contenuti nel documento, dal riferimento all’ex AD Stellantis, ancora indicato in Tavares anziché Antonio Filosa, fino alle quattro righe sulla situazione della politica industriale. Basterebbe questo per capire la leggerezza con cui il DEFR è stato elaborato».
E’ duro il commento del capogruppo Pd in Consiglio regionale Silvio Paolucci sul documento di programmazione dell’esecutivo a guida Marsilio, che approderà domani alle 10.30 nella commissione regionale Bilancio presieduta dal consigliere leghista Vincenzo D’Incecco, dove si annuncia uno scontro teso tra le parti.
Secondo Paolucci, «il passaggio sul settore automotive è la fotografia del fallimento della visione industriale della Regione: sette righe appena, senza proposte, senza cenni ai PIR, alla riconversione produttiva, all’indotto e alla tutela dei livelli occupazionali. Un settore strategico ridotto a una nota marginale: è gravissimo. Sul fronte del lavoro, poi, i numeri riportati sono distorti. Il DEFR parla di crescita, ma omette che le ore di CIG sono aumentate del +168% in Abruzzo e del +242% a Chieti, oltre 10 milioni complessivi. Le fragilità diventano “progresso”, senza contare il fatto che anche CIG e i contratti a ore vengono definiti incremento occupazionale, nonostante siano posizioni temporanee e a reddito bassissimo».
«Su tasse, conti e norme, inoltre, la Regione è incoerente – prosegue Paolucci –: mancano riferimenti alle addizionali regionali in aumento dal 2026, incremento che renderà l’Abruzzo la regione più tassata d’Italia, destinati a restare tali, perché nel documento non c’è nemmeno un cenno alla riduzione della pressione fiscale fino al 2028: si tira dritto ignorando famiglie e imprese. Sull’indebitamento la contraddizione è lampante: nel DEFR si scrive che non si farà ricorso al debito, ma nel bilancio previsionale lo si reintroduce. Coerenza zero. E anche sul punto di vista delle infrastrutture l’unica opera i cui lavori sono in cammino e che ricordiamo dopo gli anni di Marsilio è la fondovalle Sangro, peraltro fatta grazie al lavoro del centrosinistra nonostante la mole delle risorse avute. Critico anche il capitolo legislativo, che annuncia lo snellimento normativo dopo anni di leggi omnibus: inascoltabile, viste le tante leggi omnibus prodotti dal governo Marsilio».
Ma è soprattutto su sanità e Pnrr che il quadro è allarmante: oltre al fatto che il documento non offra «alcuna visione» sulla rete ospedaliera e nessuna strategia per ridurre criticità note come la mobilità passiva e l’edilizia ferma da anni, l’Abruzzo rischia di perdere i fondi assegnati per le case e gli ospedali di comunità, rispettivamente in numero di 40 e 11 da realizzare entro il 31 marzo 2026.
Ad emergere sarebbe un dualismo pericoloso secondo Paolucci: «Tecnologia acquistata rapidamente, ma Case e Ospedali di Comunità in forte ritardo, soprattutto a Teramo e Pescara; avanzamenti disomogenei a Chieti; risultati concreti solo all’Aquila sul fronte antisismico. Con un ulteriore allarme che anche dove le strutture saranno completate, rischieremo scatole vuote per mancanza di personale, quel fattore umano che la giunta dice di voler valorizzare, ma al quale continua a negare il trattamento accessorio: uno dei pochi casi in Italia. Dulcis in fundo le partecipate fuori controllo, contenziosi in aumento, le risorse continuano ad affluire senza risultati significativi, mentre i debiti fuori bilancio si moltiplicano. Siamo di fronte a un vero un disastro gestionale».
«In sintesi – conclude Silvio Paolucci – il DEFR è un testo privo di strategia, superficiale e inadatto a governare una fase così delicata. Non fotografa la realtà industriale, economica e sociale dell’Abruzzo: è propaganda mal fatta, con errori macroscopici dentro le carte. L’intero Consiglio regionale deve bocciarlo e pretendere dalla Giunta un documento vero, credibile, capace di guardare al futuro della nostra Regione».
Molto critici anche i Giovani Democratici, che si concentrano proprio sui nodi relativi alla popolazione pià giovane.
Il documento, scrivono in una nota, «ignora i NEET, la fuga dei laureati, la precarietà delle nuove generazioni e il costo crescente di vivere, studiare e lavorare in Abruzzo. La politica industriale é inesistente e non si vincola un euro alla qualità dell’occupazione giovanile. Anche nella ZES unica si parla di semplificazioni e procedure, ma non di assunzioni stabili under 35, né di permanenza dei talenti nel territorio. Sulla formazione, il DEFR ribadisce che si punterà a cofinanziare le borse universitarie tramite fondi europei, ma non c’è una parola su nuovi posti letto e residenzialità studentesca: senza casa nessun diritto allo studio è davvero garantito. L’infrastruttura culturale viene citata attraverso la L.R. 20/2023 sui sistemi museali e bibliotecari, ma senza definire orari, personale e obiettivi nelle aree interne, dove invece si consuma la parte più feroce dello spopolamento, dove le biblioteche chiudono e la risposta della maggioranza è la proposta di tirocini nelle biblioteche retribuiti 1,6€ l’ora».
«Per le politiche giovanili non c’è alcuna nuova agenda generazionale: si usano gli anni di programmazione 2026–2028 per chiudere progetti concepiti nel 2021–2023, spesso scollegati dai bisogni attuali dei giovani abruzzesi. Ancora peggio sui trasporti. Il DEFR non riconosce mai la mobilità come diritto. Nessuna misura tariffaria per studenti e lavoratori precari; nessun impegno sul biglietto unico regionale – anche se viene citato come obiettivo, allora si approvasse la proposta ABRU di Luciano D’Amico; nessuna programmazione dei collegamenti a servizio della scuola e delle università. Il giudizio è chiaro: la Giunta certifica il declino e lo accompagna, come se fosse inevitabile. Ma se l’Abruzzo perde giovani, l’Abruzzo perde tutto».
Accanto alle critiche, i Giovani Democratici Abruzzo mettono sul tavolo delle proposte per invertire la rotta, tra cui una clausola giovani che preveda che chi prende incentivi regionali deve assumere almeno il 50% di under 35 con contratti stabili. E ancora il biglietto unico ABRU e trasporti gratuiti per under 30 per studenti e lavoratori pendolari, un piano posti letto universitari che preveda più alloggi, più diritto allo studio e più competitività degli atenei, biblioteche di comunità nelle aree interne, l’approvazione della Legge regionale sul diritto allo studio e una detassazione delle addizionali IRPEF per gli under 35 per consentire davvero autonomia e rientri.
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