31 Dicembre 2025 - 15:43:11
di Tommaso Cotellessa
Il 2026 è ormai alle porte. L’annus mirabilis per del territorio aquilano sta per iniziare e, mentre le associazioni, gli enti culturali e le istituzioni si danno da fare per costruire un programma di livello e mettere in campo iniziative culturali che valorizzino il territorio e la cultura di cui è impregnato, non mancano i timori di chi trema al pensiero di vedere l’occasione di L’Aquila Capitale Italiana della Cultura come un’opportunità che rischia di essere perduta o peggio uno spot dalla durata di 12 mesi che vedrà susseguirsi iniziative calate dall’alto senza valorizzare il territorio né gettare semi che possano dar frutto negli anni a venire.
A dar voce ad uno di questi timori è l’Associazione Sinergie e Attività per il Territorio, Opportunità per il Rilancio (Sator) che trema al sol pensiero di veder abbandonata l’antica Cattedrale di San Massimo, situata a Civita di Bagno.
Il sito archeologico custodisce quella che fu la prima sede episcopale del territorio, citata già nel 680 d.C. e rimasta tale fino al trasferimento ufficiale della diocesi nella neonata città dell’Aquila nel 1257, ma per l’associazione rischia di scomparire nel silenzio.
Gli esponenti dell’associazione denunciano infatti uno stato di totale degrado in cui è immerso un sito che rappresenta le radici del territorio aquilano.
Gli attivisti sottolineano inoltre che «questo sito non deve essere inteso come un intervento isolato, ma come il tassello fondamentale per la creazione di un parco archeologico diffuso nell’ex Comune di Bagno, data la vicinanza immediata dei resti dell’antica città romana di Forcona e di Palazzo Oliva- Antonelli ( palazzo cinquecentesco, sotto le cui fondamenta sono stati rinvenuti i resti di terme romane dell’antica Forcona e sede del comune di Bagno prima, fino al 1927, e della XI Circoscrizione fino al terremoto del 2009. Attualmente in fase di ristrutturazione).
Si tratta infatti di un luogo dal profondo valore storico, in quanto rappresenta un crocevia di epoche cin cui la storia romana si fonde con quella cristiana e medievale: «questo sito è il cuore di un ideale cammino di archeologia spirituale che unisce Aveia, Forcona e L’Aquila nel nome di San Massimo, il giovane diacono martirizzato nel III secolo le cui spoglie resero Forcona una meta di pellegrinaggio talmente illustre da attirare, nel 956, la visita dell’imperatore Ottone I e di Papa Giovanni XII. Ignorare questi ruderi significa condannare all’oblio le “fondamentali notizie sulla nostra storia” e il legame primigenio con il Santo Patrono della città».
Abbandonare a sé stesso un sito di questo valore e non innescare un processo di valorizzazione nel corso di questo 2026, significherebbe ignorare un luogo simbolo del passaggio del tempo nel nostro territorio, luogo di incontri fra culture e avvenimenti.
«Dobbiamo guardare oltre il 2026, puntando con decisione su un modello di turismo lento e religioso che possa sostenere il territorio nel lungo periodo. Quando i riflettori sulla Capitale della Cultura si spegneranno, sarà essenziale aver costruito un’offerta culturale solida che permetta di raccogliere i frutti degli investimenti fatti. La valorizzazione della cattedrale e della zona archeologica di Forcona permetterebbe di creare un polo d’attrazione permanente, capace di narrare la fede attraverso l’archeologia e di offrire un’esperienza autentica ai visitatori che cercano un contatto profondo con il passato. È necessario un impegno congiunto delle istituzioni affinché questa “Capitale” non sia solo un evento temporaneo, ma l’inizio di una rinascita duratura per l’intero patrimonio della nostra Città – Territorio»
Questo l’appello dell’associazione culturale che, con senso di responsabilità e profondo amore per il territorio aquilano e la sua storia, invita tutti gli attori del progetto L’Aquila Capitale della Cultura ad un «impegno concreto affinché le radici dell’Aquila non vengano dimenticate, ma diventino il motore di una rinascita culturale e turistica duratura».
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