Autonomia differenziata, De Amicis: "Sarà romba del sud, riforma titolo V Costituzione ha inciso negativamente"

20 Aprile 2024 - 10:46:50

L’autonomia differenziata è la secessione dei ricchi. Istituzionalmente
passa attraverso uno spostamento di risorse dal Sud a specifiche regioni
del Nord.

La creazione di macroregioni “virtuose” è stato più volte auspicato
dalla finanza bavarese e fatta sua dall’Unione Europea. Un processo
lento, accidentato, che viene da lontano. È utile rammentare in tal
senso la riforma del titolo V della Costituzione, ostinatamente voluta
anche e soprattutto dal centrosinistra.

Giustificata come argine al crescente movimento della Lega Nord, ebbe
nefaste ricadute sociali, istituzionali e politiche, come la
frantumazione e la polverizzazione di quella che era stata un fiore
all’occhiello delle politiche progressive del movimento operaio degli
anni ’70: la Riforma Sanitaria della ex partigiana Tina Anselmi. E i
danni non furono solo meramente istituzionali, ma politici e di senso.
Si avvalorò infatti l’idea che destra e sinistra fossero una stessa
medaglia.

Un’idea tuttora vigente e avvalorata dal consenso che i vari
schieramenti danno alla politica estera, oltre che alle sciagurate
ricadute che si hanno in politica interna. A votare vanno sempre pochi e
quelli che lo fanno sono sempre più le classi agiate. Una democrazia di
censo. L’autonomia differenziata voluta da Lega Nord da Veneto ed
Emilia-Romagna risponde dunque in modo perfetto a questo disegno
ordoliberale.

Già nel 2021 la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto
un valore di 4,25 miliardi, cifra nettamente superiore a quella del
2020, con saldi estremamente variabili tra regioni del Nord e quelle del
Sud.

L’attrazione maggiore delle migrazioni della salute si è proiettata
verso l’Emilia Romagna, la Lombardia ed il Veneto. Le Regioni capofila
dell’autonomia differenziata raccolgono il 93 per cento del saldo
attivo, mentre l’80 per cento del saldo passivo si concentra in Abruzzo,
Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia.

Siamo di fronte a implicazioni sanitarie sociali etiche ed economiche
che riflettono le diseguaglianze verticali e tra le stesse Regioni, ma
soprattutto tra il Meridione e quella parte del Nord ricco e opulento.

È utile ricordare che questa balcanizzazione del Paese non porterà soldi
alle casse delle Regioni menzionate.

Sarà un trasferimento possente di denaro nelle società finanziarie, che
nel frattempo hanno spostato i loro interessi dalle attività produttive
classiche alle crescenti richieste di interessi legati ai servizi
sanitari. Gli stessi interessi della ex famiglia Agnelli, che non a caso
ha lasciato l’industria manifatturiera per dedicarsi ad attività
oltremodo remunerative come quelle legate al nomadismo sanitario.

Questo atto finale sarà la tomba del Sud e tuttavia rappresenta l’inizio
della fine della Seconda Repubblica. È un crinale pericoloso perché esso
avviene nel pieno di una fase di passaggio storico in cui si stanno
ridisegnando i rapporti di forza internazionali. E l’Europa e l’Italia
in particolare sono dentro una crisi politica, sociale e di prospettiva.
L’austerità ha prodotto i suoi mostri.