15 Giugno 2024 - 13:32:23
di Marco Giancarli
E’ Giuseppe Santoleri il detenuto che si è tolto la vita nel carcere di Castrogno a Teramo. La notizia si è diffusa dopo che Aldo Di Giacomo, segretario di Spp sindacato autonomo della polizia penitenziaria aveva annunciato l’ennesimo suicidio nella struttura penitenziaria.
“Oramai – ha detto il segretario – non interessa più a nessuno la morte dei detenuti nelle carceri, un suicidio al giorno, sempre più giovani e senza una condanna definitiva e con reati lievi”.
A poche ore dal tragico gesto sulla vicenda è intervenuta l’avvvocato Federica Di Nicola, difensore di Santoleri che in una nota ha denunciato come “Santoleri è stato ammazzato dallo Stato italiano, dalle lungaggini processuali e dall’incuria ed inadeguatezza dell’Istituto carcerario”.
Giuseppe Santoleri – condannato in via definitiva a 18 anni di reclusione insieme con il figlio Simone aveva ucciso e poi occultato il cadavere dell’ex moglie, la pittrice Renata Rapposelli. Il delitto avvenne nel 2017 nella casa dei Santoleri in Abruzzo, a Giulianova (Teramo), ma il corpo della donna di 64 anni fu ritrovato nelle Marche, nel fiume Chienti a Tolentino.
Da tempo malato, il 74enne aveva chiesto di poter essere trasferito in una struttura alternativa al carcere. Detenuto nell’area ‘protetta’ della casa circondariale teramana di Castrogno, secondo i primi accertamenti si sarebbe strangolato con l’aiuto della struttura che circondava il suo letto.
La Procura di Teramo ha aperto un’indagine sull’accaduto: è stata disposta l’autopsia
“Era un uomo malato – prosegue la Di Nicola – anziano sfinito da un vissuto logorante. Un uomo le cui condizioni di salute si sono appalesate incompatibili con la detenzione carceraria. Per questo ho lottato per ottenere la concessione di una misura alternativa alla detenzione, con istanza depositata il 18 gennaio scorso presso il Tribunale di sorveglianza dell’Aquila: avevo trovato una struttura in Selva di Altino (Chieti) idonea a garantire a Giuseppe cure necessarie ed adeguate. Il Tribunale di sorveglianza, noncurante delle precarie condizioni di salute del Santoleri ha disposto ben tre rinvii di udienza (primo aprile; 6 giugno e 18 luglio). Il mio assistito mi aveva preannunciato che non avrebbe aspettato l’udienza del 18 luglio, ma avevo cercato di confortarlo e rassicurarlo, promettendogli che sarebbe stato l’ultimo rinvio”.
“Ho tentato di accelerare i tempi- conclude l’avvocato – rivolgendomi anche al garante dei detenuti, il quale ha ovviamente omesso di riscontrare le mie richieste, ho sollecitato il carcere a una maggiore attenzione, ho cercato di muovere a pietà i giudicanti, ma tutto ciò è stato inutile, perché Giuseppe non ha avuto la forza di aspettare. Mi sento fortemente affranta e delusa, come donna e come avvocata, tutti i miei tentativi di aiutare Giuseppe si sono rivelati inutili”.
“Serve un decreto carceri per deflazionare il sovraffollamento detentivo – sono oltre 14mila i detenuti in più rispetto ai posti disponibili – consentire l’assunzione straordinaria e accelerata di agenti nel corpo di Polizia penitenziaria – ne mancano più di 18mila – e assicurare il potenziamento dell’assistenza sanitaria, specie di natura psichiatrica”. A sostenerlo è il segretario generale del sindacato Uilpa della Polizia penitenziaria Gennarino De Fazio, dopo il suicidio nel carcere di Teramo del detenuto Giuseppe Santoleri.
“È il 44/o detenuto – ricorda De Fazio – che si è tolto la vita dall’inizio dell’anno nelle carceri italiane. A loro vanno aggiunti quattro appartenenti alla Polizia penitenziaria. Tutto ciò nell’indifferenza sostanziale del Governo”. Oltre al provvedimento richiesto contro il sovraffollamento, secondo De Fazio “va riformato l’intero sistema d’esecuzione penale, vanno reingegnerizzati il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e il Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità e va riorganizzato il corpo di polizia penitenziaria. Non c’è più tempo”.