10 Settembre 2024 - 16:34:07
di Martina Colabianchi
I detenuti saranno impiegati nei cantieri per la ricostruzione delle aree del centro Italia colpite dal sisma del 2016.
Un Protocollo d’intesa è stato infatti siglato questa mattina tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Commissario straordinario per la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma 2016 Guido Castelli, la Conferenza episcopale italiana, l’Anci e l’Ance per cui erano presenti i rispettivi presidenti Roberto Pella e Federica Brancaccio.
Presenti alla firma anche il viceministro Francesco Paolo Sisto e i sottosegretari alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari.
Come ha spiegato il commissario straordinario, Guido Castelli, saranno circa 1200 i cantieri coinvolti, secondo le previsioni, pronti a partire nel 2025. Naturalmente, ancora non ci sono stime sul numero dei detenuti, anche donne, che i magistrati di sorveglianza potranno autorizzare a partecipare.
Obiettivo del Protocollo, rafforzare le opportunità lavorative in favore della popolazione detenuta nei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Umbria colpite dal terremoto del 2016, favorendone il reinserimento in società. Saranno 35 gli istituti penitenziari interessati dal progetto, tutti presenti nelle province di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara coinvolte dal sisma di otto anni fa.
Per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, “il fine rieducativo della pena e il reinserimento sociale dei detenuti sono un obiettivo primario del governo, che stiamo perseguendo attraverso queste e tante altre iniziative avviate dal Ministero della Giustizia. Per noi non si tratta soltanto di perseguire quello che è un dovere costituzionale sancito dall’articolo 27 della nostra Carta, ma è un impegno morale a cui lavoriamo ogni giorno attraverso una strategia di interventi quanto più ampia per favorire e incrementare le opportunità di lavoro in favore della popolazione detenuta. Per affrontare le annose criticità del carcere, dal sovraffollamento degli istituti al rischio della recidiva, è fondamentale puntare sul coinvolgimento di tutti: Istituzioni, imprenditori, società civile, associazionismo e mondo cattolico, insieme possono contribuire a costruire un’opportunità di riscatto a coloro che stanno scontando una pena”.
“Ringrazio il ministro Nordio e tutte le autorità presenti per aver condiviso l’importanza di questo Protocollo d’intesa, che ha l’obiettivo di favorire un’opportunità di apprendimento e di reinserimento nei confronti di cittadini attualmente detenuti – ha dichiarato Castelli –. Compito dello Stato è infatti non solo quello di garantire l’espletamento della pena per il reato commesso, ma anche la rieducazione e l’iniziativa odierna va proprio in questa direzione. Siamo lieti di poter collaborare con il Ministero della Giustizia e gli istituti penitenziari nell’ambito del percorso di ricostruzione dell’Appennino centrale. Si tratta del secondo cantiere più grande d’Europa, un’opera complessa che non si limita alla ricostruzione fisica ma che include una strategia di rilancio economico e sociale delle comunità dell’Appennino centrale. Dopo le prime “false partenze” finalmente siamo riusciti ad imprimere un cambio di passo. Il 95% delle circa 3.500 opere pubbliche finanziate è stato avviato“.
“Complessivamente i cantieri privati fino ad oggi autorizzati sono stati oltre 20 mila e, di questi, sono più della metà quelli già conclusi. I progetti di riparazione approvati degli oltre 1.200 edifici di culto lesionati dal sisma hanno superato la soglia 50% del totale. Sono risultati che documentano un clima di grande collaborazione tra gli attori della ricostruzione: struttura commissariale, regioni, comuni, diocesi, soprintendenze, imprese, professioni tecniche e terzo settore. Si tratta del migliore humus per sviluppare un protocollo che sottende l’antica riflessione agostiniana secondo cui dal male (e quindi anche dal sisma) può scaturire il bene”, ha concluso il Commissario straordinario.
“Ero carcerato e siete venuti a trovarmi, la recidiva zero può sembrare impossibile ma, a parte che bisogna anche sognare, è un impegno che noi dobbiamo avere e che va nella direzione auspicata“, quella della “sicurezza” e quella della “rieducazione“, come previsto dalla Costituzione. Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, intervenendo questa mattina alla firma del protocollo di intesa.
“La sicurezza – ha spiegato Zuppi – è una cosa seria per tutti ma proprio per questo, non è data dalle chiavi dei muri, ma dalla prospettiva della rieducazione”. “Io poi – ha aggiunto- vengo da una zona terremotata, e trovo commovente quando le cose si riparano, pensiamo che il terremoto dura qualche minuto, la riparazione anni“.
“Questo Protocollo d’intesa ha una doppia valenza: da una parte dà la possibilità ai detenuti di lavorare, restituendo loro dignità e aprendo orizzonti di futuro. Dall’altra parte, ricorda che il carcere è per la rieducazione e la riparazione, mai solo punitivo – ha detto ancora Zuppi. È significativo – ha aggiunto il religioso – che questa rinascita parta proprio dai cantieri della ricostruzione, in territori feriti ma desiderosi di ricominciare“.
“In questo senso, le pene alternative aiutano a garantire umanità e a favorire il reinserimento nella società – ha detto ancora il presidente dei vescovi italiani – Questo Protocollo, investendo sul lavoro dei detenuti, è un passo concreto verso l’obiettivo ambizioso della recidiva zero“.
Le prestazioni lavorative potranno riguardare, oltre ad attività di edilizia, anche lo svolgimento di compiti di natura impiegatizia comunque collegati ai cantieri.