16 Settembre 2024 - 09:22:54
di Redazione
Questa mattina Scuola Ispettori e Sovrintendenti della Guardia di Finanza ha ricordato l’80° anniversario dell’eccidio di Bergiola Foscalina (MS) in cui perse la vita, unitamente ad altri 92 civili, il Maresciallo Maggiore Vincenzo Giudice che offrì la propria vita in cambio di quelle delle innocenti vittime, e perciò venne insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Una manifestazione particolarmente sentita dall’Istituto di formazione aquilano, la cui caserma è intitolata allo stesso Maresciallo Giudice che rientra tra gli eventi organizzati dalla Guardia di Finanza su tutto il territorio nazionale in occasione del 250° anniversario della propria fondazione.
Alle 9,30 la partenza dalla Basilica di Santa Maria di Collemaggio di una corsa podistica non competitiva per allievi e tesserati di diverse società dilettantistiche aquilane che arriverà alla scuola.
In contemporanea, all’interno della caserma, le rappresentative di tutte le Scuole Sottufficiali/Ispettori delle Forze Armate e di Polizia, nonché di tutti i Reparti di istruzione della Guardia di Finanza, si sono sfidate in una staffetta mista 4 x miglio.
Nel corso della mattina è stata premiata il S.Ten. Margherita Magnani, mezzofondista delle Fiamme Gialle, 5 volte campionessa italiana assoluta sui 1500 metri, 2 volte campionessa italiana assoluta suoi 3 mila metri, primatista italiana assoluta sui 1000 metri, indoor, medaglia d’argento sui 1500 metri ai giochi mondiali militari e partecipazione alle Olimpiadi di Rio De Janeiro del 2016. Nel 2013 ha gareggiato ai campionati mondiali universitari “Universiadi” a Kazan in Russia, nella specialità dei 1500 metri classificandosi al 4° posto dietro due atlete russe e una albanese. A seguito della squalifica per doping delle due atlete russe, il S.Ten. Magnani ha conseguito in un primo momento il 3° posto e a distanza di anni le è stato riconosciuto anche il secondo posto. Il vicepresidente nazionale Cus Claudio Bertoletti ha consegna la medaglia al S. Ten. Margherita Magnani.
Al termine delle competizioni sportive, è stata svelata l’opera d’arte “La rinascita”, realizzata all’interno della Scuola, in collaborazione con la locale Accademia delle Belle Arti, a perenne memoria della vicinanza dello stesso Istituto alla città dell’Aquila, che nei tragici mesi del post terremoto del 2009 ha trovato la massima espressione.
Il titolo dell’opera celebra non solo il ritorno alla vita, ma anche un forte legame, basato sulla collaborazione e sulla fiducia reciproca. L’unione tra l’Aquila e il Grifone rappresenta un patto di protezione e guida, che ha accompagnato la città nel suo percorso verso la rinascita della comunità, del suo spirito e della sua identità.
La descrizione dell’opera
“Nel cuore ferito dell’Aquila, devastata dal sisma del 6 aprile 2009, qui, ove quindici anni fa sorgeva il Quartier Generale delle operazioni di soccorso e l’intera Nazione si univa nel dolore per la celebrazione dei Funerali di Stato delle 309 vittime, si erige oggi un potente emblema di forza e resilienza, simbolo di rinascita e ricostruzione di un Popolo che ha saputo affrontare ogni sfida, rinnovandosi e rafforzandosi ad ogni primo raggio di sole. L’Aquila, ferita ma indomita, ha trasformato il luogo del dolore in un faro di speranza. Qui, dove quindici anni fa si concentrarono gli sforzi di soccorso e l’affetto di una Nazione intera, oggi sorge un simbolo tangibile della rinascita, un monito della
forza di un Popolo che sa risorgere dalle proprie ceneri. L’opera, intitolata “La Rinascita”, raffigura un Grifone e un’Aquila, creature mitologiche cariche di valore allegorico, poste a guardia di un rosone circolare, che costituisce un chiaro riferimento visivo alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio, uno dei simboli iconici della città dell’Aquila. Il Grifone, a sinistra, è rappresentato in una posizione dinamica, con le ali spiegate e le zampe anteriori protese verso il rosone, a custodia e sostegno dello stesso,
esprimendo potenza e protezione. In tale allegoria, la creatura mitologica, simbolo araldico della Guardia di Finanza, esprime forza, coraggio e vigore e, con le sue ali potenti e i suoi artigli feroci, rappresenta la prontezza a difendere il territorio da ogni pericolo imminente. Esso non è solo garante della legge e dell’ordine, ma guardiano della speranza e della ricostruzione. L’Aquila, a destra, raffigurata in volo e con le ali ampiamente spiegate, sorregge l’altro lato del rosone, lo abbraccia e lo protegge. Quest’ultima, regina dei cieli, simboleggia il soffio dell’aria, la capacità di guardare oltre, di prevedere e guidare verso futuri migliori. La vista acuta le consente di scrutare lontano, anticipando gli eventi e
guidando la comunità verso scelte prudenti e lungimiranti. Il connubio tra queste due potenze, simboleggiato dal punto di tangenza degli arti inferiori delle due figure, diviene emblema di un’unione perfetta, un baluardo inespugnabile a difesa della città, sottolineando la forza e la durabilità del loro legame e l’efficacia della loro protezione, narrando una sinergia che trasforma i due guardiani
in un’unica entità impenetrabile. È il simbolo di una collaborazione radicata, non solo nell’immediata risposta all’emergenza, quando, fin dalle prime ore dopo il terremoto, la Scuola Ispettori e Sovrintendenti divenne faro di speranza per la città, ma anche nella lunga storia di dedizione e servizio alla comunità da parte del Corpo, che si estende ben oltre le circostanze immediate di un’emergenza. Il rosone centrale, con i suoi intricati dettagli, è uno degli elementi architettonici più amati e riconoscibili dell’Aquila. Questo non è solo un ornamento strutturale, bensì una potente evocazione della luce dell’alba che rompe il velo del dolore passato, portando nuova vita e la promessa di un giorno migliore. Esso diviene il fulcro attorno al quale queste due figure leggendarie lavorano insieme, proteggendo e sostenendo il cuore stesso della comunità. Queste ultime, con il loro sforzo congiunto, non solo mantengono l’integrità del rosone, ma ne custodiscono la bellezza, che risplende attraverso la forza e il sacrificio. Il titolo dell’opera celebra, quindi, non solo il ritorno alla vita, ma anche un forte legame, basato sulla collaborazione e sulla fiducia reciproca. L’unione tra l’Aquila e il Grifone rappresenta un patto di protezione e guida, che ha accompagnato la città nel suo percorso verso la rinascita della comunità, del suo spirito e della sua identità. Una rinascita per cui l’opera d’arte a essa dedicata non è solo una commemorazione, ma
un monumento vivo alla tenacia e alla determinazione. Essa rappresenta la volontà di trasformare la tragedia in un nuovo inizio, di vedere nella polvere delle macerie i semi di una nuova vita.
Ogni pietra ricollocata, ogni edificio ricostruito, ogni strada riaperta racconta una
storia di coraggio e di comunità, che si stringe attorno al ricordo del passato per costruire un futuro più forte. L’opera diventa, così, un inno alla forza collettiva, la perfetta rappresentazione di una comunità che non si arrende, ma che, con la stessa strenuità, sorveglia e protegge la propria rinascita. È il simbolo di un filo che lega passato e futuro, un richiamo costante alla memoria e un invito a guardare avanti. Il connubio tra il Grifone e l’Aquila, emblema della protezione e della visione, incarna un messaggio di speranza e di unione che continua a risuonare nel cuore della città, ricordando che la vera forza sta nella capacità di rialzarsi, di ricostruire e di rinascere, più forti di prima”.
Alle ore 12.00, nell’aula magna, si è svolto il convegno “La Resistenza ed i suoi Eroi. Da L’Aquila a Bergiola Foscalina”: attraverso una ricostruzione storica degli accadimenti che seguirono l’Armistizio dell’8 settembre del 1943, si creerà un collegamento tra le stragi naziste dei territori aquilani e quella ove perse la vita l’eroica Fiamma Gialla.