04 Novembre 2024 - 11:00:30
di Martina Colabianchi
I gruppi di opposizione al Comune dell’Aquila tornano ancora una volta sull’annoso tema delle sedi degli uffici comunali dopo l’approvazione, lo scorso 29 ottobre, dell’acquisizione al patrimonio comunale del fabbricato che ha ospitato il catasto fino al giorno del sisma del 6 aprile 2009.
Il valore complessivo dell’operazione è pari a circa 5 milioni e 200mila euro. L’immobile, secondo le intenzioni dell’amministrazione comunale, sarà dunque destinato a strutture dell’ente.
I vari uffici comunali, infatti, sono attualmente distribuiti in diverse sedi della città per cui il Comune spende poco più di 1 milione di euro all’anno in fitti ad imprenditori privati.
Le minoranze, riunite questa mattina in conferenza stampa a palazzo Margherita, hanno votato contro la decisione dell’attuale amministrazione che tradirebbe il progetto di una sede unica che doveva nascere nell’area dell’autoparco e per cui erano stati stanziati 35 milioni di euro con delibera Cipe del 2012.
“Riteniamo sia ingiustificabile questa scelta, soprattutto fatta a distanza di otto anni da quando si è insediata l’amministrazione Biondi, avendo ereditato dalla precedente Giunta 35 milioni di euro per la realizzazione della sede unica comunale e con un progetto già avviato“.
Così il consigliere comunale dem Stefano Palumbo, che prosegue:
“Oggi Biondi fa una permuta di un valore di 5 milioni di euro per l’acquisto di un immobile che si trova a soli 100 metri di distanza dalla ex localizzazione della sede unica, con un dispendio di risorse pubbliche e disponendo ancora di quei fondi che non ha spesi per una scelta incomprensibile”.
“Si diceva, all’epoca, – prosegue ancora – che bisognava riportare gli edifici nel centro storico, ma adesso la stessa amministrazione smentisce questa idea e riporta gli uffici molto lontani dal cuore pulsante della città spendendo risorse pubbliche ulteriori rispetto a quelle già stanziate. È davvero una follia da approfondire anche attraverso gli organi che fanno questo tipo di attività“.
“La nostra proposta è difficile anche da concepire perché è stato smembrato quell’assetto iniziale, ma delle due l’una: se ritenevano che gli uffici dovessero stare in centro storico, una scelta comunque oggettivamente ragionevole, a questo punto la permuta poteva essere fatta a favore di uno dei tanti immobili liberi in centro storico come quello dell’ex standa o altri che ospitano già uffici. Se era quella la politica iniziale non si vede la ragione per cui adesso bisogna andare a collocarli a Villa Gioia“, conclude Palumbo.