27 Novembre 2024 - 09:06:07

di Martina Colabianchi

La necessità, da un lato, di far fronte ad un periodo straordinariamente siccitoso e, dall’altro, di individuare e riparare le perdite di un sistema di condotte vetusto. Sono questi i motivi per i quali sono sempre più frequenti le interruzioni dell’erogazione idrica nel comprensorio aquilano.

Spiega il direttore tecnico della Gran Sasso Acqua spa, che gestisce il ciclo idrico integrato in 32 Comuni del comprensorio, Mario Di Gregorio:

“Quest’anno, come non succedeva da circa 25 anni, le precipitazioni sono state scarse, non abbiamo avuto neve in inverno e piogge né in primavera né in estate, quindi la portata delle sorgenti è diminuita anche del 40 per cento”.

Da alcuni anni le precipitazioni piovose ed in particolare nevose sono anormalmente scarse, insufficienti per la ricarica delle falde. È noto che un ruolo importante è rivestito dalla quantità di neve presente nel periodo primaverile sulla piana di Campo Imperatore”.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nelle adduttrici mancano circa 150 litri al secondo – prosegue il direttore -. Questo comporta la necessità di razionalizzare i consumi, per cui abbiamo implementato notevolmente l’attività di ricerca e riparazione delle perdite, attraverso uno sforzo enorme dell’azienda, basti pensare che le squadre di operai lavorano 7 giorni su 7 anche in orari notturni e festivi, ma è l’unico modo che ci consente di garantire la continuità del servizio”.

Quella delle chiusure notturne, insomma, è “una misura eccezionale che, oltre a darci la possibilità di intervenire sulle perdite, garantisce la ricarica dei volumi accumulati nei principali serbatoi. Altrimenti”, avverte l’ingegner Di Gregorio, “il rischio sarebbe quello di accettare un abbassamento del livello degli accumuli, con relativo calo della pressione in distribuzione e con possibili disservizi nelle zone a quote più elevate”.

Abbiamo individuato una serie di interventi strutturali di lungo termine che sono al vaglio degli organi competenti – ricorda il presidente della Gran Sasso Acqua spa Ivo Pagliari -. Che le reti siano in uno stato di vetustà è fuori dubbio, come altrettanto certo è che pensare alla loro sostituzione tout court sia utopistico, soprattutto è irrealistico credere che un’azienda come la nostra possa farlo con risorse proprie o che, magari, siano sufficienti le bollette per programmare un simile investimento. Voglio ricordare che Gsa gestisce circa 2.500 km di acquedotto, due volte la lunghezza dell’Italia intera”.

L’unica strada che si può percorrere è di tipo politico-amministrativo alla ricerca di finanziamenti dedicati e vediamo che qualcosa si sta muovendo, basti pensare alle ingenti risorse del Pnrr che nel giro di qualche anno ci consentiranno di avere infrastrutture più efficienti”, rileva Pagliari.

Dal direttore tecnico e dal presidente della Gran Sasso Acqua, infine, un’esortazione alla cittadinanza:

Molti edifici non solo privati ma addirittura anche commerciali, produttivi e persino ricettivi – dopo il terremoto sono stati ricostruiti eliminando i serbatoi di accumulo, questo è stato un errore perché si è dato per scontato che l’acqua sia un bene infinito e sempre disponibile. Il nostro invito è quello, ove possibile, di ripristinare i serbatoi con autoclave, vista la tendenza climatica e il conseguente rischio che le misure di sospensione dell’erogazione diventino più frequenti”.