Paolucci su ARUAP: "Delibera e proposta di legge da revocare, espongono l’Ente. Ci riserveremo di promuovere un esposto contabile"
28 Febbraio 2025 - 11:41:32
al più presto per i pesanti dubbi di legittimità sia tecnica che
politica e per i profili di danno potenziale e colpa grave che contiene
a carico della Regione. Siamo pronti a promuovere un esposto contabile
per evitare che l’Ente venga esposto al rischio di aver legalizzato,
primi in Italia, lo strumento della bancarotta fraudolenta di un
organismo pubblico. Una scelta finalizzata più che al rilancio di
attività e progetti ad oggi fermi e comunque impossibilitati a decollare
con la “riforma” proposta, a piazzare nuove pedine per la gestione del
potere, arrivando a inserire ben 3 sub commissari nella nuova struttura,
che ancor prima di nascere ha in dote milioni di debiti”, la denuncia
del capogruppo PD in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, contrario
alla proposta per la nascita dell’Azienda Regionale Unica delle Attività
Produttive.
“Un lascito pesante, perché la DGR. 648/2024 con gli indirizzi operativi
e il disegno di legge regionale di istituzione dell’ARUAP allegato,
richiamano la disciplina codicistica in materia di fusioni che per
l’appunto dispone che “la società che risulta dalla fusione o quella
incorporante assumono i diritti e gli obblighi delle società
partecipanti alla fusione, proseguendo in tutti i loro rapporti, anche
processuali, anteriori alla fusione” – spiega Paolucci – . Così accadrà
all’Aruap, che erediterà diritti e obblighi fra i 40 e i 50 milioni di
euro a causa dei guai del Consorzio per lo sviluppo industriale
dell’area Pescara-Chieti che è parte della fusione: non c’è alcuna idea
che miri a valorizzare infrastrutture e servizi a favore delle imprese,
che stanno pagando da sole manutenzioni delle strade e altri oneri che
invece dovrebbe essere la Regione ad assicurare, proprio attraverso
questo strumento. Organismo che, oltre a i profili di illegittimità,
parte con un fallimento pesante, tanto che già solo per questo mi chiedo
come la tecnostruttura regionale abbia potuto firmare una deliberazione
che di fatto “espone” l’esecutivo; così come capita con la proposta di
legge che ne è scaturita, che finirà col rendere compartecipe chi la
vota sui rischi di danno contabile potenziale. Una riforma fumosa: al
Disegno di Legge manca praticamente tutto, né si comprendono quali
soggetti dovranno predisporre, adottare controllare e approvare gli
atti, né chi delibera il progetto di fusione, né a quale normativa, se
civilistica o pubblicistica dovrà rispondere l’istituenda Azienda. Un
pasticcio alla Marsilio, che riconferma la gestione fallimentare anche
di un ambito che ha bisogno concretamente di rilancio e di far partire
progetti strategici ereditati grazie al Masterplan della giunta
regionale di centrosinistra, piuttosto che gestire il Festival della
birra, come risulta dalle ultime decisioni operative da parte
dell’esecutivo e dai compiti assegnati all’Arap. L’unico obiettivo
chiaro della riforma è la gestione dei nuovi ruoli proposti, che sta
impegnando oltremodo l’assessore Magnacca, la quale fra comunicati e
annunci, sta facendo di tutto per fare apparire questo pateracchio come
riassetto e riorganizzazione complessiva della gestione di aree
produttive dove la Regione non ha fatto nulla negli ultimi sei anni e
dove le imprese esistenti devono comunque pagarsi servizi e manutenzioni
che chi governa non è stato in grado di assicurare nonostante i fondi
dedicati. Varare comunque questa forzata fusione, a parte la mancanza di
tanti e importanti benefici indispensabili ad affrontare criticità e
crisi che attraversano il comparto industriale, equivale a lasciare nel
caos totale l’azienda e i dipendenti, cosa che l’assessore si appresta
anche materialmente a fare, dedicandosi una pre-missione di dieci giorni
in Giappone in vista dell’expo di Osaka pagata dagli abruzzesi, gli
stessi che subiranno gli effetti di scelte sbagliate e improduttive per
il nostro sviluppo economico e industriale. Cifre, quelle per il
Giappone, che fra visite, stand e amenità varie arrivano a circa un
milione di euro, equivalenti almeno una decina di chilometri di asfalti
e manutenzione varia, cosa che la Magnacca, in altri ruoli, sono certo
avrebbe chiesto al titolare della delega”.