06 Marzo 2025 - 22:08:27
di Tommaso Cotellessa
Un vero e proprio appello alla responsabilità è quello lanciato dai consiglieri comunali Gianni Padovani e Enrico Verini, i quali facendo eco alle riflessioni esposte da Americo Di Benedetto nel corso dell’intervista rilasciata a Polis Abruzzo su Laqtv, invitano l’intero centro sinistra ad aprire una nuova stagione che consenta la costruzione di una vera alternativa al centro destra.
Le elezioni amministrative d’altraparte sembrano distanti, ma non lo sono affatto. Anzi è questo il tempo di costruire, di guardarsi attorno e avviare nuovi processi; sia in un fronte che nell’altro. Il Comune dell’Aquila si troverà infatti a vivere un momento nuovo con l’impossibilità di candidarsi ad un nuovo mandato per il sindaco in carica Pierluigi Biondi e la mancanza di un candidato in pectore fra le opposizioni.
L’idea lanciata dai Padovani e Verini, rispettivamente esponenti uno dell’area socialista e l’altro del partito Azione, è quello di un nuovo progetto politico all’interno del quale non si badi alle beghe e le diatribe che dividono i vari partiti, ma piuttosto si apra ad una riflessione di ampio respiro, in grado di innescare quello che i due definiscono un salto di paradigma, così da avviare una stagione di concreto riformismo costruito su un programma realistico e rilevante ed un candidato sindaco aggregante, non direttamente riconducibile ad un singolo partito.

«Ha ragione Americo (ndr Di Benedetto) – scrivono Verini e Padovani – quando invita tutte le forze ed i soggetti che “vogliono il bene della Città” a guardare lontano, ad “andare oltre” gli steccati e gli orticelli dei partiti, a “non ripercorrere gli errori del passato” ed individuare figure “neutre”, non espressione diretta dei partiti, figure nuove che sappiano “suscitare le migliori energie della Città e riscuotere un largo consenso”, un consenso sui programmi e le cose da fare, che vada oltre le canoniche categorie di centrosinistra e centrodestra. Noi siamo d’accordo con Americo: i partiti ed i movimenti più grandi “devono essere responsabili e generosi”, fare un passo di lato perché all’Aquila occorre un salto di paradigma, avviare una stagione di concreto riformismo costruito su un programma realistico e rilevante ed un candidato sindaco aggregante, non direttamente riconducibile ad un singolo partito. Altrimenti si rischia di ripercorre gli errori del passato ovvero perdere. Dobbiamo avere la voglia di metterci subito intorno ad un tavolo, per preparare con metodo un migliore futuro. Futuro che non svela ancora una trama compiuta e che si può e si deve cambiare grazie alla nostra azione, grazie alla Politica con la “P maiuscola”, ovvero fatta ed agita esclusivamente per il bene dell’Aquila. Iniziamo a parlare di programmi, a suscitare la voglia di partecipare, a mobilitare ed individuare una vision»
Per i due è inoltre necessario mettere al centro del ragionamento i temi reali, le necessità che emergono dal territorio, fra queste i consiglieri citano la necessità di invertire la desertificazione del centro storico.
L’idea è dunque quella di riunire i tasselli sparsi delle eccellenze cittadine ed infondere loro quell’impulso nuovo che solo può trasformare tante isole in un corpo unico, perché – come scrivono i due rifacendosi alle parole di Di Benedetto – «il problema vero non è coalizzarsi ma governare efficacemente e portare risultati al territorio».
L’invito rivolto tanto ai partiti, quanto ai vari king maker presenti nell’arco delle opposizioni è dunque quello di mettere da parte gli egoismi e gelosie per riuscire a fare rete e riunire la politica intorno ad un progetto condiviso, di superare la tentazione egemonica dei partiti, di coinvolgere la società civile, di attrarre nuove energie, di puntare alla valorizzazione dei giovani, tutto ciò non costituisce una naturale evoluzione di trend spontanei.
«Dobbiamo quindi costruire un nuovo progetto politico, il progetto L’AQUILA ’27. Occorre un metodo nuovo, un processo alternativo al passato per elaborare una specifica iniziativa che faccia dell’Aquila un incubatore di un modello diverso da quello soltanto partitico più qualche colorata appendice di contorno. Non vediamo altra maniera per riprendere i voti dei delusi che nel passato ci hanno puniti e far tornare all’impegno tanti aquilani di talento, capaci di scaldare i cuori e di svegliare le menti, di mobilitare ampi settori della comunità, di convogliare nelle istituzioni energie e consensi per la realizzazione di obiettivi programmatici di particolare lungimiranza e significato. Intellettuali, professionisti, giovani e gente comune che è disgustata dai troppi giri di walzer della attuale politica, cittadini che non si riconoscono più nei partiti tradizionali e nel loro operare verticistico. Dobbiamo trovare nei programmi e non negli schieramenti la sintesi di L’AQUILA ’27, un buon programma ed un Sindaco attrattivo. Occorre certo promuovere la sinergia tra i partiti riformisti, ma pure dobbiamo coinvolgere i corpi intermedi, i mondi della produzione e del lavoro nelle scelte di rilevante impatto per il futuro comune. Se non riusciamo ad essere aggregatori, stimolo e pungolo di un modo inclusivo di fare politica, consegneremo ancora la città alla continuazione del fallimento attuale, e la copia sarà certamente ancora peggiore dell’originale. Sta in noi la scelta, solo uniti si vince e soprattutto vincerebbe L’Aquila».