20 Aprile 2025 - 09:30:49

di Martina Colabianchi

«La Pasqua ci dona un messaggio forte di speranza, perché dentro le svariate vicissitudini umane non si spegne mai la luce sul domani».

E’ uno dei passaggi del testo con cui l’Arcivescovo Antonio D’Angelo ha voluto augurare a tutti i fedeli aquilani una buona Pasqua. Una Pasqua speciale perché all’interno dell’Anno Giubilare, «un tempo in cui dedicare maggiore attenzione alla nostra vita interiore, – queste le parole dell’Arcivescovo -, per rimettere ordine, dando il giusto valore all’esistenza, viverla come un pellegrinaggio conoscendo la meta da raggiungere e la via da percorrere, ma soprattutto in compagnia di Cristo Gesù come sostegno indispensabile».

Ed è in questa prospettiva che non solo oggi, ma nel corso di tutta la nostra vita, l’augurio dell’Arcivescovo dell’Aquila è quello di coltivare, attraverso le azioni sacramentali, ma anche con piccoli atti di carità quotidiani, la misericordia di Dio e permettere una rigenerazione di una nuova vita, una nuova umanità, nel segno del passaggio dalla morte alla vita di Gesù. In questi tempi bui, l’augurio è quindi quello di ricercare sempre la luce che è in noi.

Di seguito il testo completo.

Cari sorelle e fratelli,

la parola Pasqua significa passaggio e per noi cristiani è il passaggio dalla morte alla vita in Cristo Gesù. Questa espressione tante volte può rimanere solo uno slogan, ereditato dal catechismo, si usa con molta frequenza in occasione della celebrazione del triduo pasquale, con il rischio però di perdere il suo vero significato.

Se ritorniamo alla Sacra Scrittura, nel libro dell’Esodo, troviamo il racconto della festa di Pasqua che ricorda la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù in Egitto.

Il racconto mette bene in risalto l’opera compiuta dal Signore, il quale invia Mosè per realizzare questo progetto. <<Il Signore disse: ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele>> (Es 3, 7-8). Questo breve testo ci fa comprendere tutta l’attenzione paterna di Dio nei confronti del suo popolo e di tutta l’umanità. Solo lo sguardo amorevole di un Padre è capace di farsi carico della vita dei figli e noi siamo tali ai suoi occhi. L’uomo non deve mai temere di essere solo perché anche nei momenti più difficili il Signore è presente, anche se volte non viene percepito. Il profeta Isaia dice: <<Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai>> (Is 49,15). In queste parole appare chiaro il messaggio di Dio all’intera umanità.

La Pasqua è proprio questo mistero di grazia che parte dall’amore di Dio: Egli vuole toccare la nostra persona perché ci sia una trasformazione profonda nella nostra esistenza, segnata da fragilità e limiti, per innalzarci alla vetta della Sua stessa vita ponendoci davanti un orizzonte di luce. Noi tutti facciamo esperienza della caducità. Quante volte di fronte alle fatiche e alle ostilità della vita cediamo il passo allo scoraggiamento, alla rassegnazione, spesso ci ripieghiamo su noi stessi e non riusciamo ad alzare lo sguardo, non abbiamo e non vediamo prospettive davanti a noi. Dentro il mistero della prova che l’esistenza ci pone, le reazioni possono essere diverse: alcuni sono segnati dalla tristezza e dal pessimismo, altri invece diventano iperattivi, pensando di uscire dal dolore con le sole proprie forze silenziando questo sentimento con il rumore del fare.

La Pasqua ci dona un messaggio forte di speranza, perché dentro le svariate vicissitudini umane non si spegne mai la luce sul domani, si apre davanti a noi una nuova strada quella segnata dall’amore del Padre. La grazia del Suo amore è nel figlio Gesù Cristo che ci è stato donato proprio per passare dalla schiavitù della morte alla libertà della vita. Nella prima lettera dell’apostolo Giovanni si dice: <<In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi  ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati>> (1 Gv 4,9-10). Il messaggio che possiamo cogliere in queste parole è molto chiaro: Gesù figlio del Padre si è fatto carico dei nostri peccati, si è fatto carico delle nostre fragilità per donarci la Sua stessa vita. Il dono gratuito da parte di Gesù non è una semplice opera di riparazione, ma è dono di vita, tocca la persona umana nella sua profondità, nella sua essenza. In Cristo si apre un percorso nuovo per l’uomo che riacquista il vero volto, si innalza la sua dignità alla vetta del Regno. Sono significative le parole di Gesù sulla croce al ladrone: <<In verità ti dico: oggi con me sarai nel paradiso>> (Lc 23,43). Sono parole di speranza che non hanno semplicemente un valore temporale, pensando alla vita che continua nel tempo, ma esistenziale, quindi la grazia di Dio tocca, entra nel cuore dell’uomo e lo rinnova, la sua stessa umanità risplende della luce dell’amore di Dio cosicchè possiamo dire: si accede ad un altro mondo, quello della Misericordia. Riprendendo le parole di San Giovanni Apostolo: <<Dio ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati>> (1 Gv 4, 10), già nel presente noi possiamo sperimentare questa novità di vita, segnata dall’amore che ridona libertà al cuore dell’uomo. Papa Francesco nella Misericordiae Vultus scrive: <<Nella “pienezza del tempo” (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio, nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace>> (MV 1-2).

Accostandosi al dono della misericordia la persona riprende vita. Chi sperimenta il perdono rinasce, gli viene tolto il masso del peccato che schiaccia il suo cuore, come accade nella Pasqua quando dal sepolcro di Cristo viene tolta la pietra e inizia una nuova vita.

Si comprende facilmente che la nostra esistenza si sviluppa nel grembo della Misericordia divina che trova il suo pieno compimento nella Pasqua. Noi tutti siamo chiamati ad attraversare la Pasqua e compiere questo passaggio, non da soli, ma attraverso la croce di Cristo entriamo nella vita nuova. Permeati dall’amore del Crocifisso troviamo la pienezza della vita che ci permette di guardare noi stessi e gli altri con occhi diversi acquisendo un sapore nuovo rispetto all’esistenza.

La Pasqua è vera per ogni uomo nella misura in cui si rimane docili all’opera di Dio. Lui è il vasaio che dà forma alla nostra esistenza, perciò dobbiamo imparare dalla mitezza di Gesù che vive la sua passione: <<Maltrattato si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la bocca>> (Is 53,7). Proprio questa umiltà rivela la forza dell’amore che trasforma e rigenera, sconfigge anche la morte, infatti l’onnipotenza di Dio è l’amore.
La potenza del Dio amore stravolge il nostro modo di pensare, ci invita a uscire dai nostri schemi, dalle nostre prospettive per entrare in quella di Dio. Questo è il passaggio che siamo chiamati a fare per ritrovare la vera pace del cuore. Movimento non facile e spesso anche doloroso, che chiede di passare per la via della croce, non come luogo di morte ma di speranza perché lì troviamo la compagnia di Cristo che ci abbraccia con la sua Misericordia. San Paolo nella seconda lettera ai Corinzi dice:<<L’amore del Cristo infatti ci possiede, e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro. Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; e le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove>> (2 Cor 5,14-17). La grazia che scaturisce dal mistero pasquale  avvolge la nostra persona e attiva dentro di noi un processo di cambiamento, non esteriore a volte dettato semplicemente da un decalogo della buona educazione, dandoci una forza nuova capace di rivoluzionare il nostro modo di pensare e soprattutto di amare.

Stiamo vivendo l’Anno Giubilare, un tempo in cui dedicare maggiore attenzione alla nostra vita interiore, per rimettere ordine, dando il giusto valore all’esistenza, viverla come un pellegrinaggio conoscendo la meta da raggiungere e la via da percorrere, ma soprattutto in compagnia di Cristo Gesù come sostegno indispensabile.

In noi abitano due dinamiche: l’anelito di futuro, pensandolo nuovo e migliore rispetto al presente, e le incertezze e le paure rimanendo sempre in attesa che accada qualcosa perché tutto possa ordinarsi per il bene. Il credente, però, non deve attendere nessuno perché il garante della Vita è già venuto ed è presente, Gesù Cristo morto e risorto per noi, è l’ancora della nostra esistenza, in Lui troviamo stabilità e pace, nonostante le tempeste della vita. Dunque questa è la Pasqua cristiana!

In questo Anno Santo come pellegrini di speranza attraverso le azioni sacramentali possiamo fare esperienza della Misericordia di Dio. Sono segni semplici ma pieni della potenza dell’amore di Dio, che ha vinto la morte con la sua risurrezione e sono: confessione sacramentale, passaggio attraverso la porta santa, la preghiera personale, atti di carità, gesti che tutti possiamo mettere in atto per accogliere la vita nuova di Cristo. Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Spe salvi scrive: <<In Lui, Crocifisso, la negazione delle immagini sbagliate di Dio è portata all’estremo. Ora Dio rivela il suo Volto proprio nella figura del sofferente che condivide la condizione dell’uomo abbandonato da Dio, prendendola su di sé. Questo sofferente innocente è diventato speranza-certezza: Dio c’è, e Dio sa creare la giustizia in un modo che noi non siamo capaci di concepire e che, tuttavia nella fede possiamo intuire. Si, esiste la Resurrezione della carne. Esiste una giustizia>> (SS 43).

In questa prospettiva di speranza viviamo la Pasqua con l’impegno personale di permettere alla luce del Cristo risorto di penetrare nel nostro cuore, così da generare una nuova vita.

Maria, discepola fedele del Risorto, accompagni la vita di ciascuno e diventi per tutti modello e maestra della nuova umanità. Auguri per una Pasqua serena e si estenda a tutti i giorni della vostra vita.