19 Maggio 2025 - 09:53:54
di Tommaso Cotellessa
La Fisac Cgil Abruzzo e Molise ha offerto una fotografia dettagliata della situazione bancaria nelle due regioni, inserendola all’interno del più ampio scenario nazionale che vede senza alcun dubbio in sofferenza le aree interne e fiorire le aree più ricche; Basti pensare che oltre il 40% degli sportelli è situato in sole 3 regioni, cioè Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Il report della sigla sindacale si apre con un dato apparentemente rassicurante, ma che di certo non consente di star tranquilli: per la prima volta dopo anni, nel 2024, la percentuale delle filiali chiuse in Abruzzo (-2%) è stata inferiore alla media nazionale (-2,5%), ma si tratta purtroppo di un dato comunque insufficiente a ribaltare un andamento che ne fa la terza peggior regione nell’arco degli ultimi 5 anni (-24,1%).
Mantenendo la nostra concentrazione sui dati che concernono l’Abruzzo vediamo, infatti, che solo il 39% dei comuni del territorio regionale è provvisto di sportelli bancari, con la maglia nera indossata dalla provincia dell’Aquila nella quale questa percentuale scende al 26%.
«Le aree interne – scrive il segretario regionale della Fisac Luca Copersini – risultano le più penalizzate dalle scelte degli istituti di credito, con la chiusura delle filiali che va di pari passo con lo spopolamento dei territori. Difficile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto, ma possiamo sicuramente affermare che il passaggio dalle banche locali ai grandi gruppi bancari abbia accelerato il processo».
Ancor più rapida, rispetto al calo delle filiali, risulta essere la perdita del personale: in Abruzzo (-19% in 5 anni) è oltre 2 volte e mezzo il dato nazionale (-7%). Guardando questo dato – spiega lo stesso Copersini – risulta comprensibile la scomparsa degli istituti locali ed il trasferimento di tutte le funzioni direzionali dovuto all’acquisizione da parte dei grandi Gruppi, ma anche con il ridimensionamento delle filiali che restano aperte. «Possiamo affermare che i grandi gruppi bancari stiano drenando occupazione dai territori meno floridi a vantaggio delle regioni più ricche».
La diminuzione delle filiali, d’altronde, provoca indirettamente il calo del credito, in modo particolare quello accordato alle imprese. Nell’ultimo anno, a fronte di un calo del 3,2% del credito alle imprese a livello nazionale, in Abruzzo la riduzione è stata del 6,1%.
In apparente controtendenza l’andamento dei depositi bancari: in 5 anni, a fronte di una crescita nazionale dell’11% circa, in Abruzzo e Molise i depositi sono aumentati del 19%.
Commentando questi dati il segretario della Fisac sottolinea come, grazie ad un’attenta analisi, si possa leggere dietro a questi ultimi la constatazione di un tessuto economico in difficoltà.
«In condizioni ottimali – spiega Copersini – i risparmi delle famiglie non restano immobilizzati ma, anche tramite la fondamentale intermediazione delle banche, vengono investiti nelle aziende per creare sviluppo. Laddove le prospettive economiche non sono floride, gli imprenditori non sono stimolati ad investire e i loro risparmi restano sui conti. Una situazione della quale le banche non sono le uniche responsabili, ma che certo non contribuiscono a migliorare. Possiamo anzi affermare che, viste la maggiore crescita dei depositi e la maggiore diminuzione dei finanziamenti rispetto alla media nazionale, i risparmi di abruzzesi e molisani finiscono sempre più per finanziare aziende di altre regioni. In tal modo le banche trasferiscono ricchezza dalle regioni meno ricche a quelle più floride: un fenomeno accentuato dalla scomparsa di istituti locali e dal loro assorbimento da parte di banche che operano su tutto il territorio nazionale».
Ma da questo scenario scaturisce un particolare e pericoloso effetto collaterale, segnalato ancora dalla Fisac: laddove venga meno la funzione creditizia delle banche, si aprono spazi per finanziatori di altro genere, in molti casi l’ultima spiaggia diventa, per i piccoli imprenditori, l’usura. Anche nel 2024 notiamo, sulla base della classifica delle province italiane in base all’incidenza dei reati, redatta annualmente dal Sole 24 Ore, che nelle nostre regioni l’incidenza dei reati d’usura è nettamente superiore a quella degli altri reati, con le province di Pescara (4^) e Chieti (8^) nella poco invidiabile top 10 e le altre due comunque posizionate nella parte alta della classifica, mentre migliora la situazione in Molise.
In tal senso la Fisac si è fatta promotrice, assieme ad altre sigle, dell’Osservatorio Regionale sul Credito.
Si tratta per i sindacalisti di un primo risultato positivo, in quanto costituisce una presa d’atto da parte della politica locale dell’esistenza del problema costituito dalla desertificazione bancaria. Tra gli obiettivi dell’Osservatorio la ricerca di una collaborazione con le banche per gestire le ricadute delle chiusure degli sportelli, e iniziative a favore del microcredito in favore di famiglie, artigiani e piccole imprese.