10 Giugno 2025 - 17:53:29
di Tommaso Cotellessa
All’indomani dei risultati della consultazione referendaria dell’8 e 9 giugno, che ha visto recarsi alle urne circa il 30% degli aventi diritto per esprimersi su quattro quesiti relativi alle condizioni del mondo del lavoro e uno sulla cittadinanza italiana, arriva il bilancio politico di Alleanza Verdi e Sinistra.
In una nota firmata dal segretario provinciale Fabrizio Giustizieri e dalla referente per l’area Marsica Rosalia Tancredi, si riconosce la sconfitta per il comitato promotore e per le forze che hanno sostenuto il “Sì”, alla luce del mancato raggiungimento del quorum. Tuttavia, i rappresentanti del partito sottolineano con forza che anche la destra non può rivendicare una vittoria.
«Non si può vincere una partita a cui non si è nemmeno partecipato – scrivono –. Astenersi non è vittoria, è assenza. È rifiuto del confronto democratico. Se la partecipazione è il fondamento della democrazia, allora non può essere celebrato il disinteresse civico come un successo».
Nel comunicato si critica anche la normativa attuale che regola il quorum, giudicata superata, soprattutto alla luce dell’abolizione delle sanzioni per chi non vota. «Votare è un dovere civico – ricordano – ma il sistema va aggiornato. L’astensione è libera, ma politicamente non va confusa con un trionfo».
Giustizieri e Tancredi respingono inoltre le letture elettoralistiche del voto, ritenendo “arbitrario” usare il risultato referendario per trarre conclusioni sul consenso politico.
«Sommare mele e pere non ha mai funzionato, nemmeno a scuola. È ancora più grave che la destra provi a intestarsi una vittoria che non esiste. Le regole della democrazia, come quelle dello sport, insegnano che vince solo chi partecipa».
Particolarmente forte la posizione sul quesito riguardante la cittadinanza.
«In un Paese dove il governo Meloni, con il decreto flussi 2023-2025, ha autorizzato l’ingresso di 450.000 lavoratori stranieri – in gran parte per lavoro non stagionale – è ipocrisia negare la cittadinanza a chi vive qui da anni, lavora, paga le tasse, conosce la lingua italiana e rispetta le leggi. Dire sì alla forza lavoro e no ai diritti crea solo lavoratori ricattabili e abbassa le tutele per tutti».
Infine, una stoccata alla gestione economica della consultazione. Secondo Avs, le critiche sui costi del referendum mosse da esponenti della destra sono strumentali:
«I referendum costano – è vero – ma il governo ha scelto deliberatamente di non accorparli con il primo turno delle amministrative, come sarebbe stato logico fare per risparmiare. Si temeva forse che una partecipazione più alta potesse far raggiungere il quorum? Se così fosse, la responsabilità è tutta del centrodestra».
Il comunicato si chiude con un messaggio di continuità nell’impegno politico e sociale:
«Continuiamo a credere nella democrazia partecipata, nei diritti di tutte e tutti, nella dignità del lavoro e delle persone, qualunque sia il loro Paese d’origine. La battaglia per ampliare i diritti e le tutele dei lavoratori e per una cittadinanza giusta non si ferma qui».