23 Giugno 2025 - 11:58:41

di Redazione

È stato ufficialmente presentato oggi, nel corso di una conferenza stampa, lo scenario di intervento scelto per la messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso che si articolerà in tre fasi: impermeabilizzazione delle gallerie autostradali e realizzazione di un sistema dedicato al convogliamento esterno delle acque di piattaforma e di percolazione; adeguamento delle reti di captazione delle acque potabili e loro adduzione all’esterno, con un sistema di monitoraggio continuo; realizzazione di impianti ispezionabili e manutenibili, per consentire una gestione autonoma e sicura da parte dei gestori del servizio idrico integrato, una volta conclusa la fase commissariale.

A illustrarlo è stato il commissario straordinario, Pierluigi Caputi, che ha spiegato il percorso metodologico adottato per arrivare alla definizione della soluzione progettuale.

Come previsto dal nuovo Codice dei contratti pubblici, la pubblica amministrazione è chiamata a valutare più proposte tecniche alternative (i cosiddetti DocFAP), tra le quali selezionare quella più idonea per la redazione del progetto di fattibilità tecnico economica.

Nel caso specifico del Gran Sasso – tema particolarmente complesso sotto il profilo tecnico, ambientale e infrastrutturale – il commissario ha scelto di procedere con ulteriore attenzione: prima ancora della definizione dei DocFAP, è stato individuato lo scenario di intervento su cui basare le alternative progettuali. Questo approccio metodologico mira a garantire un processo decisionale trasparente, fondato su criteri scientifici e non su valutazioni intuitive o semplificazioni.

Già nel quadro esigenziale di marzo 2025 erano stati individuati due scenari tecnici, proposti dal progettista Italferr S.p.A.: scenario 1 “impermeabilizzazione”, che prevede la messa in sicurezza delle acque captate dall’acquifero attraverso l’adeguamento dei sistemi esistenti di captazione e collettamento e l’impermeabilizzazione delle infrastrutture autostradali e scenario 2 “Toc”, basato su un sistema di trivellazione orizzontale controllata per realizzare nuove captazioni nell’ammasso carbonatico, mantenendo comunque l’impermeabilizzazione delle infrastrutture autostradali.

«Il commissario ha voluto che la scelta tra i due scenari avvenisse attraverso una rigorosa analisi multicriteria, che tenesse conto di tre macro-categorie: sostenibilità ambientale, sociale e tecnico-Economica. Il metodo adottato consente di valutare in modo oggettivo pro e contro, prevenendo soluzioni tardive e non correttamente proceduralizzate garantendo il massimo coinvolgimento dei portatori d’interesse», si specifica in una nota del commissario.

Anche i contributi esterni nell’analisi

In coerenza con quanto stabilito dall’avviso pubblico del 19 febbraio 2025, sono stati inclusi nell’analisi anche i contributi scientifici e tecnici pervenuti da soggetti esterni. Tra questi la proposta della società Rocksoil S.p.A., che suggeriva la realizzazione di un terzo fornice autostradale, superiore a quelli esistenti.

Pur non ritenendo la proposta conforme con il mandato commissariale, volto alla messa in sicurezza della risorsa potabile e delle attività preesistenti, il commissario ha comunque richiesto che venisse analizzata, portando alla definizione, da parte di Italferr S.p.A., di due scenari ibridi:

  • Scenario 3: versione ibrida dello scenario TOC, integrato con elementi della proposta Rocksoil;
  • Scenario 4: versione ibrida dello scenario Impermeabilizzazione con la proposta Rocksoil.

Lo scenario scelto: l’impermeabilizzazione è la soluzione più efficace

«Dall’analisi multicriteria condotta da Italferr, inizialmente con pesi uguali tra le tre categorie, è emerso come scenario 1 (Impermeabilizzazione) fosse il più efficace, con un punteggio del 59,84%. Successivamente, su richiesta del commissario, è stata effettuata una seconda calcolazione attribuendo maggiore peso (40%) alla sostenibilità ambientale: anche in questo caso lo Scenario 1 si è confermato il migliore, salendo al 66,07% contro il 52,87% dello Scenario 2», ha aggiunto.

«Il risultato – ha spiegato ancora Caputi – è significativo anche perché lo scenario 1 resta il più valido anche al variare dei pesi attribuiti alle singole categorie».

Lo scenario 1 è dunque quello su cui sarà costruito il Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali (DocFAP).

Le attività ora proseguiranno con l’elaborazione delle diverse ipotesi progettuali da parte di Italferr e con l’avvio del dibattito di coinvolgimento pubblico, fondamentale per garantire trasparenza, partecipazione e condivisione nelle scelte che riguardano un’infrastruttura tanto delicata quanto strategica per il territorio.

Il commento degli esponenti del forum H2O

Al termine della conferenza stampa gli esponenti del Forum H2O, realtà da sempre attenta alle questioni legate alla vicenda del Gran Sasso, hanno commentato le dichiarazioni del commissario Caputi, sottolineando il fatto che loro stessi da anni sostenevano la necessità di una messa in sicurezza che prevedesse opere da realizzare sui sistemi di captazione e sulle reti esistenti, ritenendo assurda l’ipotesi di effettuare nuove perforazioni.

Tuttavia il Forum, nella nota firmata da Augusto De Sanctis, dimostra sconcerto per la mancanza di riferimenti alla presenza dei Laboratori del Gran Sasso all’interno del piano.

«Sconcerta il totale oscuramento della questione dei Laboratori del Gran Sasso – scrive De Sanctis – che storicamente hanno costituito la principale problematica di rischio per l’acquifero, viste le ripetute perdite di sostanze pericolose avvenute in due decenni. Un progetto che non dovesse affrontare questa criticità nascerebbe monco, l’ennesima occasione persa dopo quella del commissariamento Balducci di venti anni fa. Lavoreremo affinché torni la luce pure sui laboratori».

«L’anno scorso – continua De Sanctis – il commissario aveva provato a smentire i nostri allarmi circa l’intenzione di procedere con nuove captazioni. Oggi vediamo che è uno degli scenari principali posti a valutazione. Anche stavolta avevamo visto giusto sul Gran Sasso, operando per la trasparenza e organizzando l’opposizione a iniziative dannose. Bene quindi che anche grazie alla nostra azione, a quella di tecnici indipendenti nonché all’attività svolta dalla provincia di Teramo e dal Parco questa ipotesi sciagurata appaia tramontata. Resta però alta la nostra attenzione sulla questione, soprattutto in merito alla messa in sicurezza dell’area dei laboratori di fisica, all’allontanamento delle 1.000 tonnellate di sostanze pericolose lì presenti e al recupero dei 100 litri al secondo di acqua potabile che dal 2018 viene mandata a scarico dopo un singolare sequestro operato dalla magistratura teramana, con la perdita di decine di miliardi di litri di preziosa acqua sorgiva».