23 Giugno 2025 - 12:28:45

di Martina Colabianchi

Si terrà domani l’udienza predibattimentale relativa al caso dell’uccisione dell’orsa Amarena, che vede imputato Andrea Leombruni per i reati di uccisione di animali ed esplosioni pericolose.

Il procuratore della Repubblica di Avezzano, Maurizio Maria Cerrato, ha citato in giudizio il 58enne di San Benedetto dei Marsi che, la notte del 31 agosto 2023, ha ucciso a colpi di fucile Amarena, l’orsa simbolo d’Abruzzo.

L’uomo era finito davanti al gup lo scorso dicembre, ma gli atti erano tornati in procura per un vizio procedurale: il reato, infatti, non era di competenza del giudice per le udienze preliminari, ma del giudice monocratico. Per questo, la procura ha ripetuto la citazione per Leombruni, fissando l’udienza davanti al giudice pre dibattimentale per il 24 giugno.

Il 58enne è accusato di uccisione di animale e di aver agito con l’aggravante della crudeltà, data dall’assenza di una valida motivazione.

Per l’occasione, l’associazione Animalisti Italiani ha promosso una manifestazione davanti al tribunale di Avezzano in concomitanza con l’avvio dell’udienza, cui hanno aderito numerose associazioni che operano in difesa dell’ambiente e degli animali.

L’associazione Appennino Ecosistema ha comunicato non solo la sua adesione alla manifestazione, ma anche la sua partecipazione all’udienza come parte civile.

L’associazione, si legge in una nota, chiederà al Pubblico Ministero di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena non semplicemente per il reato di uccisione di animali, ma anche per i più gravi reati di uccisione di specie selvatiche animali protette e soprattutto di inquinamento ambientale.

«L’uccisione di una femmina di orso bruno marsicano, entità biologica gravemente minacciata di estinzione e per questo tutelata in modo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale, costituisce certamente una gravissima minaccia ed un grave danno concreto alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano (decurtando la sua già esigua popolazione del 5%) e quindi un grave danno al suo habitat, all’ecosistema del quale è parte fondamentale ed in generale alla biodiversità di tutti gli Appennini Centrali – si legge nella nota -. I nuovi gravi reati di delitto ambientale citati sono stati introdotti solo nel 2015 nel nostro ordinamento giuridico a seguito della paventata apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia, da parte della Commissione Europea, per l’insufficienza delle norme penali italiane poste a tutela dell’enorme patrimonio di biodiversità dell’UE, successivamente alla precedente uccisione volontaria di un orso bruno marsicano, rimasta impunita, avvenuta a Pettorano sul Gizio nel 2014».

«Porre allo stesso livello l’offensività dell’uccisione di un orso bruno marsicano e quella di una gallina sarebbe un assurdo giuridico, oltre che una gravissima offesa a tutti i cittadini onesti e rispettosi della fauna e della flora selvatiche, che continuano a sforzarsi di far parte di comunità umane in equilibrio con tutte le altre componenti dell’ecosistema», conclude Appennino Ecosistema.