26 Agosto 2025 - 16:16:17
di Martina Colabianchi
Il clima generalmente più disteso che la Perdonanza celestiniana porta con sé non frena la polemica politica.
Dopo la firma delle due convenzioni esecutive tra Fondazione Carispaq e Comune dell’Aquila, che consentiranno l’avvio dei lavori di restauro della Torre Civica e delle fontane monumentali, i consiglieri comunali Lorenzo Rotellini e Paolo Romano tornano a denunciare i ritardi e i silenzi durati anni relativi ai due progetti, nonché la scelta, per loro infelice, di convocare la conferenza stampa ad essi dedicata proprio nella settimana della Perdonanza.
«Una conferenza stampa che non aggiunge nulla di quanto già si sapesse: a inizio luglio è stata approvato il progetto esecutivo e adesso dovranno essere affidati i lavori – scrivono Rotellini e Romano -. La Perdonanza non è un palcoscenico per passerelle e propaganda, non è l’eco mediatica dell’amministrazione di turno. È la celebrazione del perdono, valore profondo che nulla ha a che vedere con l’opacità e il fallimento politico e amministrativo che caratterizzano la vicenda della Torre Civica».
«Ad oggi infatti la Giunta ancora non riesce a fornire le opportune spiegazioni sulla scelta di stravolgere l’iter originario con una variante per staccare la Torre dall’appalto di Palazzo Margherita, rinunciando così a ricostruirle insieme; sul perché ha preferito non richiedere i fondi al Cipe, ma dirottare risorse destinate al Parco urbano di Piazza d’Armi, che a sua volta resta un’incompiuta di questa amministrazione».
Occorre ricordare infatti che il progetto del Parco, risalente alla giunta Cialente, voleva rappresentare un simbolo di rinascita nell’Aquila post-sisma dopo che l’area, precedentemente utilizzata per scopi militari, venne messa in vendita. Del progetto, che prevedeva in particolare un teatro, una caffetteria, una libreria, un’area giochi e un parcheggio auto sotterraneo, non si è più fatto nulla. Parte dei fondi vennero donati dal Comitato “Australian Abruzzo Earthquake Appeal Fund“. poi dirottati sul recupero di Palazzo Margherita.
«Non solo, – proseguono Rotellini e Romano – in conferenza stampa non si ammette che quanto deciso nel protocollo con la fondazione Carispaq prevedeva ben altro. È doveroso ricordare che il cronoprogramma firmato nel 2023 è stato clamorosamente disatteso, che il Comitato di Garanzia non si è mai insediato e che la stessa gestione dell’appalto rimane avvolta nell’incertezza. Si pensi solo che la progettazione che oggi il Sindaco Biondi annuncia in conferenza stampa, secondo gli accordi sottoscritti nel 2023, doveva essere pronta entro maggio 2024, cioè quasi un anno e mezzo fa e l’affidamento dei lavori doveva essere eseguito entro giugno 2024: il tutto è ben esplicitato dall’atto di Giunta che lo stesso sindaco ha portato in approvazione a dicembre del 2023».
«Anche le fontane di piazza Duomo e di San Marciano, oggetto del protocollo con la Fondazione Carispaq, hanno una storia da raccontare su cui l’amministrazione si permette sempre di sorvolare; e se su piazza Duomo l’amministrazione dovrà sostenere quasi 1 milione di euro di lavori non eseguiti e di ripristini per il contenzioso con la ditta Penzi, l’avvio dei lavori sulla fontana di San Marciano e il conseguente transennamento dell’area, unito al proseguimento dei lavori dei sottoservizi, provocheranno un problema parcheggi enorme per quella zona – densamente riabitata – con la soppressione di circa 50 posti auto sia dei residenti che della Asl presente con il Centro di Igiene Mentale. È necessario che l’amministrazione faccio opportune riflessioni sulle alternative possibili di parcheggio prima che inizino i lavori».
«Annunciare oggi, a ridosso della Perdonanza, ciò che non si è stati capaci di fare in due anni e senza dare le opportune spiegazioni, è una presa in giro dei cittadini. Se il sindaco non è in grado di programmare e di realizzare quanto promesso nei tempi e modi annunciati, – concludono i due consiglieri – abbia almeno il coraggio di dirlo chiaramente, invece di strumentalizzare una ricorrenza che appartiene a tutti e non può essere piegata agli interessi di parte».