10 Ottobre 2025 - 10:33:12

di Tommaso Cotellessa

La tragedia dell’Hotel Rigopiano torna questa mattina nelle aule di giustizia.

Ha, infatti, preso il via questa mattina, nel tribunale di Perugia, il processo d’appello bis che riguarda gli avvenimenti del 18 gennaio 2017, quando 29 persero la vita, all’interno della struttura alberghiera, a causa di una violenta valanga nella località abruzzese.

Anche in questa giornata i parenti delle vittime hanno riempito l’aula del tribunale, indossando le magliette con le immagini dei parenti venuti a mancare in quella data indimenticabile per l’Abruzzo e irrimediabilmente intrisa del sangue di chi non c’è più.

L’appello bis, disposto dalla Cassazione lo scorso 3 dicembre, vede coinvolti dieci imputati, in particolare sei funzionari della Regione accusati di disastro colposo. Gli altri quattro imputati, tra cui l’ex sindaco di Farindola, sono accusati di omicidio colposo, reato che, però, è ormai prossimo alla prescrizione.

In sede di Cassazione i giudici avevano parzialmente accolto l’impianto accusatorio della Procura generale in riforma a quelle che erano state le sentenze di primo e secondo grado.

L’elemento nuovo, per questo procedimento, è quello della prevenzione. Secondo i giudici della Cassazione, i funzionari regionali avrebbero dovuto applicare la legge che li obbliga a redigere la carta localizzazione pericolo valanghe. Un documento che, sostengono i giudici, avrebbe potuto scongiurare sicuramente la tragedia, in quanto l’hotel sarebbe stato con ogni probabilità chiuso durante i mesi invernali.

Se la carta fosse stata applicata, secondo gli ermellini, l’hotel sarebbe potuto essere classificato come
a rischio valanghe, cosa che avrebbe comportato il divieto di accedervi oppure di utilizzare le strutture in esso presenti, «ovvero scrissero nelle motivazioni della sentenza – ne avrebbe imposto un uso disciplinato (limitato, per esempio, alle stagioni non invernali)».

Da qui la rimodulazione alla sentenza di secondo grado con la richiesta di un nuovo processo. I sei dirigenti coinvolti sono Carlo Giovani, Carlo Visca, Sabatino Belmaggio, Vincenzo Antenucci, Emidio Primavera e Pierluigi Caputi. A giudizio, ma per altri reati, anche l’ex sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per il quale era stata annullata la sentenza di condanna, il tecnico comunale Enrico Colangeli e i due funzionari della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio.

Riguardo agli altri imputati, la Cassazione ha confermato l’assoluzione dell’ex prefetto Francesco Provolo e di un dirigente della Prefettura, Leonardo Bianco, dall’accusa di depistaggio, confermando la condanna per i delitti di omissione di atti d’ufficio e falso ideologico e confermato le condanne per l’ex gestore dell’hotel e per il geometra che aveva redatto la relazione allegata al permesso per la ristrutturazione dell’albergo stesso per i reati di falsità ideologica.

C’è, ora, grande attesa rispetto alla decisione che verrà presa dai giudici al termine del processo. Quella di Rigopiano è infatti una vicenda che ha scosso l’Abruzzo e che ancora scuote i cuori e la carni di che attende giustizia.