28 Ottobre 2025 - 11:26:48

di Vanni Biordi

Il teatro dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila ha ospitato questa mattina la presentazione del libro John 3,32 di Fabio Picuti, edito da Murgo Editori. L’evento, aperto al pubblico, ha coinvolto studenti dell’Accademia e classi del Liceo Classico “D. Cotugno”.

L’obiettivo è stato quello di trasmettere alle giovani generazioni la complessità del post-sisma 2009, evitando l’oblio su una tragedia che ha segnato la città.

Il presidente Abaq, Rinaldo Tordera, sottolinea: «Ospitiamo questo evento per rivitalizzare la memoria individuale e collettiva di un dramma che ha cambiato le nostre vite. Dedicato alle nuove generazioni, affinché il terremoto del 6 aprile 2009 non svanisca nell’oblio e eventi naturali non si trasformino più in tragedie simili».

Picuti, ex magistrato aquilano e dal 2024 sostituto procuratore generale in Cassazione a Roma, ha ricostruito il sisma di 16 anni fa, ha illustrato le cause dei crolli che provocarono 309 vittime evidenziando le responsabilità della Commissione Grandi Rischi. Il titolo evoca l’orario del disastro, 3:32, e un versetto biblico, “Ciò che ha visto e udito, questo attesta”, simboleggiando testimonianza veritiera.

Il 6 aprile 2009, alle 3:32, una scossa di magnitudo 6.3 devastò L’Aquila e 56 comuni abruzzesi. Bilancio: 309 morti, 1.600 feriti, 65.000 sfollati. Edifici storici crollarono per vulnerabilità preesistente, amplificata da construzioni inadeguate e manutenzioni carenti. La città, già “avvertita” da sciami sismici dal 2008, visse il culmine in una notte fatale.

Il fulcro del libro è il procedimento contro la Commissione Grandi Rischi, riunita il 31 marzo 2009. Scienziati, tra cui Enzo Boschi, Franco Barberi, Giulio Selvaggi e Bernardo De Bernardinis, valutarono lo sciame sismico, concludendo “rischio basso, no allarme”. Il comunicato recitava: “Situazione favorevole, scariche energetiche riducono probabilità di eventi forti”.

In Procura, Picuti indagò per omicidio colposo plurimo e lesioni. Le ipotesi erano le rassicurazioni fuorvianti che indussero cittadini a rimanere in casa, aumentando vittime. Il Primo grado nel 2012: condanne a 6 anni per tutti, shock nazionale.

L’Appello, nel 2014, vide assoluzioni, salvo per De Bernardinis che venne condannato a 2 anni per ridimensionamento rischio. La Cassazione nel 2015, conferma le assoluzioni, motivando che il rischio era “imprevedibile” e non causalmente legato alle dichiarazioni.

I punti chiave del dibattito giuridico furono la causa di servizio contro la responsabilità individuale. La Commissione fornì pareri tecnici, non previsioni certe. La sentenza d’appello escluse nesso causale diretto tra verbali e comportamenti individuali.

Contestata la comunicazione del Rischio, criticata per minimizzazione e cioè “scarica energia positiva”, gli esperti posteriori notarono ambiguità, ma non dolo.

Il processo divise la comunità a causa dell’impatto scientifico, alcuni videro una «caccia alle streghe» alla scienza, altri, il fallimento nella prevenzione. Questo portò ad alcune importanti riforme come i protocolli più trasparenti per la Protezione Civile.

Picuti non si limita alla cronaca, John 3,32 è «biografia intima di un giorno passato che ancora non finisce». Esplora emozioni collettive, come lutto e rabbia, intrecciate a fatti processuali. «Biografia non di una persona, ma di un evento che permea l’intimo», spiega l’autore.

L’evento, ancora una volta, unisce arte, antropologia e diritto per elaborare il trauma. Ciccozzi analizzerà il “disastro antropologico”: come il sisma ha ridefinito identità aquilana, tra tende, New Town e ricostruzione lenta. John 3,32 non è solo resoconto giudiziario, è monito.

La scienza non è infallibile, la comunicazione salva vite, la memoria previene ripetizioni. In un Paese sismico, L’Aquila insegna che dal dolore nasce la consapevolezza