12 Novembre 2025 - 10:49:12

di Martina Colabianchi

Mentre è giunta la notizia del trasferimento di altri 40 migranti, alcuni dei quali da giorni stazionavano a L’Aquila, verso centri di accoglienza in Basilicata, in città non si ferma il dibattito sulla gestione dell’intera vicenda da parte dell’amministrazione comunale.

Ad intervenire è Enrico Verini, consigliere comunale di Azione, che sottolinea l’importanza di «non utilizzare questa vicenda per dividere la città in buoni e cattivi, a partire dalla vicenda delle coperte che secondo alcuni sarebbero state “rubate” da cittadini evidentemente spregevoli».

A denunciare la sottrazione delle coperte era stato proprio un gruppo di migranti, che aveva raccontato di averle lasciate nel sottopasso per andare a mangiare ma che, una volta tornati, erano sparite.

«Le coperte non sono state “rubate” – spiega Verini – ma rimosse dall’Asm per ragioni di igiene (come è normale in ogni città del mondo quando l’azienda per la pulizia urbana trova per strada degli indumenti o panni). Usare il termine “rubate” è sbagliato perché introduce conflitto in città ed è profondamente sbagliato in un contesto, come il nostro, che è ancora genuino e generoso e che ci comprende tutti».

«La soluzione comunque non poteva essere semplicemente quella di “non rubare” le coperte, ovvero lasciare la gente a dormire per strada, condannandola al vagabondaggio e al disagio (ma che idea di accoglienza è mai questa?). L’unica soluzione che chi amministra aveva il dovere di ricercare e ottenere era di trasferire queste persone verso territori in cui potessero avere una reale prospettiva di lavoro e, con il lavoro, provvedere a sè stessi, pagandosi una casa, del cibo e una esistenza libera dal bisogno».

«Qui, nel nostro territorio, – prosegue Verini – non c’è una economia industriale, agro alimentare ecc. in grado di assorbire personale non formato e, sotto questo punto di vista, la preoccupazione della classe politica locale deve essere quella di favorire occasioni di lavoro che possano permettere ai nostri giovani di restare a vivere qui, senza dover esser costretti loro stessi ad emigrare perché senza lavoro, non c’è dignità. Il Comune ha fatto bene a favorire tempi rapidi, lavorando con il Questore e il Prefetto, per velocizzare al massimo il trasferimento».

«Il Comune ha fatto anche bene ad evitare di offrire soluzioni dirette perché, se lo avesse fatto, col tam tam ne sarebbero arrivati altri 1.000 in pochi giorni, e allora la situazione sarebbe diventata irrisolvibile ed esplosiva; non possiamo permettercelo in una città che ancora ricerca un suo pieno riscatto».

«Penso infine che la solidarietà non si predica nei social ma si pratica e desidero ringraziare i tanti, singoli e associazioni che in questa vicenda si sono rimboccati le maniche e hanno fatto qualcosa di concreto».

«Infine – conclude il consigliere comunale -, dite quel che vi pare, ma questa gente arriva attirata dalla prospettiva di una casa del Progetto Case e quindi torno a ribadire al sindaco Biondi: smantelliamo l’eccedenza abitativa fatiscente e oramai inutilizzabile o la nostra città si riempirà del disagio proveniente da tutta Italia».