28 Novembre 2023 - 10:32:04
di Martina Colabianchi
Sono in tutto diciannove le aree territoriali dove sono state realizzate le cosiddette “new town“, dislocate in modo omogeneo sia nella parte est, che nella parte ovest della città.
Dai mesi successivi al sisma che, nel 2009, ha tragicamente modificato il volto del capoluogo di Regione, anche diverse e vaste aree della città hanno visto modificarsi la propria fisionomia, accogliendo nuovi complessi residenziali a prova di terremoto e destinati ad ospitare chi, in quella notte di terrore, aveva perso tutto.
Ed è così che, insieme allo stravolgimento della quotidianità di molti aquilani, anche il linguaggio subì dei cambiamenti dal momento dell’ingresso di nuove terminologie e acronimi prima sconosciuti: “Progetti C.A.S.E.” (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) e “M.A.P.” (Moduli Abitativi Provvisori) divennero ben presto diciture familiari dentro e fuori le mura della città.
Quattordici anni sono passati da allora e Progetti C.A.S.E. e M.A.P., per molti, hanno rappresentato davvero delle abitazioni provvisorie entro cui cercare di ricostruire una propria normalità, oggi riottenuta con la restituzione delle loro case finalmente ricostruite. I dati in possesso del Comune, in tal senso, parlano chiaro: di 3737 decreti di concessione per Progetti C.A.S.E. e M.A.P., solo 1400 si riferiscono a nuclei familiari aventi attualmente l’abitazione inagibile a causa del sisma.
E le restanti assegnazioni?
Nel corso di questi quattordici anni, quando gli appartamenti hanno cominciato a svuotarsi, queste soluzioni abitative provvisorie hanno iniziato a rispondere anche ad altre necessità. Nel frattempo, infatti, sono mutati gli scenari, sono aumentate le categorie fragili e, quindi, la richiesta di alloggi ha interessato nuove fattispecie di cittadini. Nel tempo, così, sono stati indetti bandi pubblici e stipulate diverse convenzioni che hanno permesso nuove assegnazioni. Le convenzioni, nello specifico, sono state stipulate con l’Esercito e con la Procura, ma anche con la Casa circondariale.
Il Progetto C.A.S.E. più popoloso attualmente è quello di Paganica 2, con 443 assegnazioni e, in totale, 1227 occupanti. Seguono Coppito 3 con 408 assegnazioni e 851 occupanti e Bazzano con 352 assegnazioni e 892 occupanti. Quello maggiormente disabitato, invece, risulta essere quello di Assergi con 47 contratti e 82 occupanti.
Per quanto concerne i M.A.P., invece, il più popoloso è quello di Civita di Bagno con 149 contratti e 297 occupanti in totale, seguito da quello di Santa Rufina con 113 contratti e 219 occupanti. Il meno abitato, invece, è quello di Tempera 17A con 6 contratti e 8 occupanti in tutto, seguito da quello di Collefracido con 12 contratti e 26 occupanti.
Un insieme variegato di persone, quindi, abita attualmente questi moduli abitativi che, nel frattempo, spesse volte mostrano su di sé i segni del tempo trascorso: balconi che crollano su quelli sottostanti, molte abitazioni disabitate e lasciate all’incuria del tempo, altre andate a fuoco e ancora annerite all’esterno come è possibile vedere nella foto che segue, scattata nel Progetto C.A.S.E. di Pagliare di Sassa.
Dove gli abitanti sono stati costretti ad andare via nell’ormai lontano 2013, anno dello scoppio dell’incendio, hanno trovato casa, nel frattempo, un considerevole numero di piccioni.
Problematico risulta anche lo stato di abbandono in cui versano tanti edifici ormai disabitati e diventati “terra di nessuno”. Emblematico, in questo senso, il Progetto C.A.S.E. di Sassa NSI dove, a settembre 2021, iniziarono i trasferimenti delle famiglie assegnatarie per lasciare il posto al progetto della Scuola Nazionale dei Vigili del Fuoco che, a distanza di due anni, ancora non vede la luce.
Trasferimento che avvenne non senza proteste e rimostranze da parte di famiglie che avevano ormai fatto propri quegli spazi e che adesso faticavano a staccarsene, vedendo nel trasferimento un vero e proprio sgombero, nonostante le rassicurazioni del Comune e il ricollocamento, garantito, in altri moduli abitativi analoghi. È proprio quando tra i vicini di casa si crea una comunità, compatta anche nel rivendicare le proprie ragioni, che forse viene meno il concetto di “provvisorietà” di cui questi edifici sono portatori.
Il concetto viene meno anche guardando queste imponenti strutture giacere nell’ampia area verde di Sassa dove, adesso, il verde ricopre strade, marciapiedi, entrate dei garage.
Le porte di molti edifici si aprono con il vento, lasciando intravedere materassi su cui, molto probabilmente, qualcuno troverà riparo per la notte dimostrando, così, la poca utilità delle transenne che, poste all’ingresso del Progetto, dovrebbero scongiurare possibili avventori ma che, come è possibile vedere dall’immagine, lasciano ormai ampio spazio a chiunque.
Volgendo lo sguardo alla parte più interna del Progetto, è facile imbattersi in edifici ridotti come quello in foto: mura sfondate, finestre aperte che lasciano intravedere crolli anche all’interno degli appartamenti e che lasciano spazio ad eventuali incursioni dall’esterno.
Insomma, una situazione che dall’esterno appare davvero fuori controllo ma che interessa una vasta area che, come precedentemente detto, sarà destinata, si spera il prima possibile, alla Scuola Nazionale dei Vigili del Fuoco. Il sindaco Pierluigi Biondi, ad inizio 2023, aveva assicurato che il Comune ha fatto quanto necessario per individuare “il percorso amministrativo più rapido affinché il Demanio possa perfezionare l’acquisizione e il Provveditorato alle Opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna, nominato commissario dell’intervento, procedere alla progettazione”.
Forse è lecito, però, domandarsi se sia giusto lasciare, nel frattempo, l’area del Progetto C.A.S.E. al degrado e all’abbandono dando concretezza, così, al rischio ventilato da molti già in tempi non sospetti: che queste palazzine, necessarie in periodo di emergenza, sarebbero poi diventate elementi in grado di modificare permanentemente alcune aree intorno e dentro la città.
A tornare in questi giorni sulla questione Scuola Nazionale dei Vigili del Fuoco e sulla condizione di abbandono in cui versa il Progetto C.A.S.E. di Sassa Nsi, il sindacato dei Vigili del Fuoco CONAPO che, per voce di alcuni suoi esponenti, sottolinea come nonostante “da anni sono presenti in cassa i relativi stanziamenti economici“, nessuna delle strutture destinate ai Vigili del Fuoco ha ancora visto la luce e come nel sito del Progetto CASE di Sassa tutto appaia “desolatamente silente e abbandonato“.
Le prospettive future
Una situazione complessa, insomma, a cui la politica si promette di rispondere: proprio nelle scorse settimane, infatti, alcuni esponenti delle minoranze hanno chiesto di riprendere in mano l’ipotesi di demolizione di alcuni M.A.P. e Progetti C.A.S.E., almeno di quelli maggiormente danneggiati e non più fruibili. Proprio in una riunione della Commissione di Vigilanza nel mese di ottobre, richiesta dai consiglieri Paolo Romano e Lorenzo Rotellini, l’assessore Vito Colonna ha fatto il punto sul destino dei moduli provvisori più danneggiati e da riqualificare: con il “Progetto di metamorfosi” dovrebbe partire, in primavera, la demolizione di 12 piastre per fare spazio al nuovo polo del Servizio Civile Universale. Poi, a seguire, via una piastra a Bazzano, cinque a Coppito 2.
L’opera, finanziata con circa 60 milioni di euro del Fondo complementare del PNRR previsto per le aree terremotate, permetterà di accogliere fino a 2.500 volontari provenienti da tutta Italia che verranno ospitati negli appartamenti dislocati sull’intero territorio cittadino. Nello specifico, il quartier generale sarà situato a Sant’Antonio, mentre gli appartamenti destinati agli allievi troveranno spazio in diverse palazzine post-sisma ubicate in quasi tutti i Progetti C.A.S.E., che sono da abbattere e ricostruire. Nei quartieri di Paganica, Bazzano e Sant’Elia, invece, sono 100 le palazzine da ristrutturare.
Entro la fine dell’anno, come spiegato sempre dall’assessore Colonna, dovrà essere avviata la demolizione di alcuni MAP di San Gregorio. Attualmente, vi abitano 153 persone che, frequentemente negli ultimi anni, denunciano una mancanza di attenzione per lo stato delle abitazioni, di cui quelle disabitate sono state ormai abbandonate e soggette a vandalismo e degrado. Anche qui, un MAP andato a fuoco è ancora in piedi e abbandonato all’incuria. Si tratta, poi, con i vigili del fuoco per intervenire su alcuni MAP inagibili a Cansatessa, mentre per alcuni situati a Tempera è caccia alle risorse: per ora solo 80 mila euro sono sul tavolo, ma le opposizioni contano di intervenire nell’assestamento di bilancio di fine novembre con un emendamento che, si spera, metta d’accordo maggioranza e minoranza al fine di intervenire efficacemente.
Insomma, ci troviamo di fronte ad un eccesso di abitazioni che, se da un lato hanno fornito un tetto a chi fragile economicamente, dall’altro non hanno saputo parare gli urti del trascorrere del tempo e dell’abbandono, alle cui conseguenze, ora, chi di dovere dovrà porre rimedio nel più breve tempo possibile.