16 Dicembre 2023 - 10:49:29

di Tommaso Cotellessa

L’Amministrazione separata degli usi civici (Asbuc) di Paganica e San Gregorio, ribadisce la sua ferma contrarietà in riferimento alla realizzazione del metanodotto Rete adriatica, nel tratto Sulmona-Foligno, che interesserà 17 comuni abruzzesi, e con avvio dei lavori previsti a luglio 2024. Un’opera che attraverserà anche 36 ettari di territorio di uso civico a ridosso di Paganica, classificati dal Piano regolatore generale del Comune dell’Aquila come “zona agricola di rispetto montano”.

Il presidente Asbuc Fernando Galletti, per questa ragione, ha partecipato alla manifestazione svoltasi l’8 dicembre a Case Pente a Sulmona, dove è in progetto di realizzare l’impianto di spinta a servizio del metanodotto.

Il metanodotto Snam” sostiene Galletti “devasterà anche il territorio aquilano, compresi quelli degli usi civici di Paganica, è un’opera dai costi faraonici, che saranno pagati dai cittadini con l’aumento in bolletta nei prossimi decenni, e non strategica per la sicurezza energetica, che non porterà lavoro, non svilupperà l’economia, anzi, sottrarrà estensioni importanti di terreno alle attività locali, compreso il turismo. Chiediamo  al nostro sindaco Pierluigi Biondi di prendere pertanto una posizione netta sulla questione, dato che tramite l’assessore Fabrizio Taranta, il Comune dell’Aquila ha dichiarato che è fermamente contrario a tale opera, ma allo stesso tempo fa da tramite con i presidenti di altre Asbuc presenti sul territorio per ricevere indennizzi maggiori da parte della Snam“.



Il metanodotto Rete Adriatica – scrive nella nota Galletti – non è utile a noi cittadini perché il metano trasportato è destinato all’esportazione, con lauti profitti solo la Snam. Il nostro Paese non ha bisogno di nuove infrastrutture in questo campo perché gli attuali gasdotti di importazione sono già sovrabbondanti rispetto ai fabbisogni interni; essi hanno, infatti, una capacità di ingresso di circa 120 miliardi di metri cubi l’anno, a fronte di un consumo annuo in continuo calo, visto che nel 2022 il consumo di gas è stato di 68,5 miliardi di metri cubi. Nel primo trimestre 2023 i consumi di metano in Italia si sono ridotti del 19,4% rispetto allo stesso periodo 2022″.

Ovvero, incalza Galletti, “il metanodotto e la centrale di compressione di Sulmona non servono per assicurare più gas all’Italia, ma per venderlo in Europa, aumentando i profitti della Snam. Le regioni dell’Appennino dovranno essere sacrificate per far guadagnare le multinazionali del settore fossile, mentre i costi economici, ambientali, climatici, sanitari e di sicurezza ricadranno tutti sui cittadini”.

Per quanto riguarda le ricadute occupazionali citate dai favorevoli all’opera, Galletti evidenzia che  “i lavori di scavo e posa delle tubature saranno svolti da aziende già convenzionate con la Snam: nessun operaio, tecnico, geometra o ingegnere sarà assunto dalla popolazione locale, e non svilupperà l’economia, anzi, sottrarrà estensioni importanti di terreno alle attività locali, compreso il turismo”.

Tornando dunque all’impatto diretto sul territorio di Paganica: “tra scavi e servitù, il metanodotto interesserà i fondi posti sulla collina alle spalle del paese di Paganica, classificati al Piano regolatore generale del Comune di L’Aquila come zona agricola di rispetto montano e dove si trovano aree verdi e incontaminate ad alto valore ambientale e paesaggistico. Inoltre, nel corso del tempo, su questi terreni si sono diffuse sempre di più coltivazioni spontanee di tartufo, sulle quali si basa una micro-economia locale, che sostiene numerose famiglie, composta da aziende di raccoglitori che pagano regolarmente le tasse sull’autorizzazione al raccolto. La perizia ha stimato che i danni alle aziende raccoglitrici saranno di 2 tipologie, per un totale di 42 milioni di euro“:

Infatti, “in primis ci sarà un danno alle coltivazioni spontanee, quantificato in 6.000.000 di euro stimati in base al valore del costo del terreno recintato con tartufaia ed in base all’estensione dei fondi in questione,  poi si avrà un danno economico dato dal mancato guadagno della rivendita del raccolto e dei prodotti derivati, stimato in 36.000.000 di euro in base alle caratteristiche del terreno, ottimale per la produzione del tubero; alla stima della produzione annua di tartufo – dai 50 ai 150 chili per ettaro, al valore del tartufo sul mercato, all’estensione dei terreni in questione e, ultimo ma non meno importante un periodo di 20 anni per rendere i terreni di nuovo produttivi, senza contare che una volta che i terreni saranno oggetto dei lavori per la messa in opera del metanodotto, difficilmente torneranno produttivi come erano prima, rischiando di compromettere questa attività definitivamente”.

C’è poi il nodo della sicurezza e spiega a questo proposito Galletti: “realizzare in aree altamente sismiche, come quelle dell’Appennino, mega impianti già di per sé pericolosi, significa esporre i cittadini a rischi enormi, come dimostra il ripetersi di esplosioni di gasdotti: il 18 gennaio 2012 a Tresana a Massa Carrara) con un ferito; il 19 novembre 2015 a Sestino in provincia di Arezzo, il 6 marzo 2015 a Mutignano, nel comune di Pineto in Abruzzo, con 10 feriti; l’11 dicembre 2021 a Ravanusa, in provincia di Agrigento, con 9 morti, di cui una donna in stato avanzato di gravidanza; il 27 novembre 2022 nel metanodotto di Forche Arpi a Benevento”.

A questo elenco “va aggiunta la nostra esperienza con il terremoto”, e ricorda Galletti: “Purtroppo noi cittadini di Paganica già abbiamo avuto prova di cosa può accadere in caso di disastro naturale: non possiamo fare a meno di ricordare che la forza del sisma che ci ha colpito il 6 aprile 2009 ha causato la rottura dell’acquedotto della ferriera, che ha portato via un’intera collina, nonché la rottura del tubo del gas che attraversa perpendicolarmente la faglia, la cui esplosione ha causato una voragine di 20 metri cubi”.

Ci sono poi gli impatti sulle risorse idriche, visto che  “scavare sotto i fiumi un cunicolo dai 3 ai 5 metri di profondità e lungo 687 chilometri sui crinali dell’Appennino compromette l’assetto idrogeologico dell’intera catena montuosa, in più bisogna considerare le numerose strade di servizio previste dal progetto per la manutenzione ordinaria e straordinaria del metanodotto.  Inoltre c’è da considerare che gli impianti del metano possono avere sino al 15% di perdite, ed il metano è un gas clima-alterante. Per di più, i grandi scavi previsti per il gasdotto in aree franose non aumenteranno di certo la stabilità e la sicurezza né delle suddette aree, né tantomeno degli stessi impianti”.

In conclusione, l’Asbuc torna a ribadire “la totale contrarietà all’opera, e di non avere ha alcuna intenzione di mercanteggiare la tranquillità e la sicurezza non solo dei cittadini paganichesi, ma degli aquilani tutti”.