12 Gennaio 2024 - 09:44:30

di Redazione

Riaprirà domani, la funivia del Gran Sasso, dopo lo stop imposto a seguito di un esposto di un cittadino alla Procura, nel quale si sollevavano dubbi sulla sicurezza dell’impianto a fune.

L’impianto riaprirà, salvando così la stagione invernale, ma con delle prescrizioni da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che prevedono limitazioni alla capienza e alla velocità delle due cabine.

Le prescrizioni sono state imposte a seguito della riunione tecnica dello scorso 10 gennaio a Roma al Mit, convocata dai vertici dell’Agenzia nazionale per la sicurezza a delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Anfisa).

La funivia tornerà a funzionare, quindi, ma con l’obbligo di controlli quotidiani sulle funi, che dovranno essere cambiate prima possibile, già ad aprile prossimo, cioè alla fine della stagione.

La sostituzione delle 4 funi era, in realtà, già fissata per il 2027, con tempi maggiormente dilatati che avrebbero garantito in ogni caso il funzionamento della funivia in attesa dell’arrivo dei materiali, della posa in opera delle funi e dei successivi collaudi.

Così, invece, non sarà. L’emergenza dell’intervento da attuare a fine stagione, infatti, comporterà problematiche in relazione alle tempistiche per l’approvvigionamento dei materiali, che potrebbero essere anche molto lunghe, e in relazione ai costi per l’intervento che saranno ingenti.

Nel frattempo la funivia sarà costretta a fermarsi con ripercussioni su tutto l’indotto del Gran Sasso.

Sulla questione con una nota è intervenuta Simona Giannangeli, capogruppo di L’Aquila Coraggiosa in Consiglio comunale.

“La grave vicenda della funivia del Gran Sasso ha svelato ancora una volta il vero volto del governo
comunale che amministra il territorio e la gestione fallimentare del Centro Turistico del Gran
Sasso
– afferma – Si è appreso che è arrivato in tempi record il nullaosta da parte del Ministero delle Infrastrutture alla ripresa del funzionamento della funivia, a velocità e capienza ridotte e con un monitoraggio costante, che come hanno dichiarato sarà pronto in poche ore”.

“Il presidente del Ctgs Pignatelli e Luigi Faccia, consigliere comunale delegato alla montagna
avevano inizialmente negato che ci fossero criticità sull’impianto, hanno ribadito che era tutto in
regola per riaprire, scaricando le responsabilità su chi aveva inoltrato l’esposto in Procura, senza
possedere competenze tecniche e anche sulla stampa che generava inutili allarmismi
– prosegue la consigliera – Hanno negato anche la circostanza della mancata sostituzione del cavo che era necessaria da anni e che di fatto è stata sempre rinviata. Quando si acclara la fondatezza dei rilievi mossi nell’esposto, sono iniziate le pressioni politiche sulle figure tecniche del Ministero delle Infrastrutture, tanto che partecipa agli incontri a Roma anche il senatore Liris dopo le esternazioni del sindaco sui danni economici e di immagine. Il sindaco, ovviamente, che tiene tanto al bene del territorio ed ancor più alla sua immagine, non ha mai pensato di revocare la delega alla montagna al consigliere comunale Faccia e l’incarico a Pignatelli”.

“Il Ministero si pronuncia alla fine con una serie di prescrizioni per la ripresa dell’attività dell’impianto e proprio queste prescrizioni indicano che c’erano e ci sono pericoli nel funzionamento dello stesso – sottolinea ancora – La domanda da porsi è: l’impianto è sicuro? O si sta agendo nuovamente, come è prassi in questo paese, in maniera superficiale, per cogliere come sempre il consenso quotidiano delle persone, mentre si mette in pericolo l’incolumità di chi salirà su quella funivia? E’ tempo di elezioni, in questo caso per il rinnovo del consiglio regionale il 10 marzo 2024 e quindi è necessario ridurre al minimo i danni, offrire soluzioni rapide e che gettino fumo, così che le persone non si interroghino e non chiedano.
Ma in questo paese lastricato di incidenti e morti causati dalla responsabilità di chi amministra la
cosa pubblica, ci sono anche persone che non li dimenticano, anche quando svaniscono nel grande
buco della smemoratezza colpevole e tipica italiana”.

“Credo che anche qui ci siano tante persone che riflettono, che leggono quanto sta accadendo nel caso specifico come un attentato alla sicurezza delle persone che su quella funivia saliranno per
godere della montagna
– precisa – Credo che non tutte e tutti siano disposti a credere alle rassicurazioni giunte in tempo reale dal Ministero, perché questo governo nazionale e questo governo locale stanno mostrando ogni giorno la sciaguratezza con la quale operano. Un’amministrazione seria e responsabile avrebbe ben potuto e dovuto avviare la procedura di sostituzione dell’impianto di cabinovia, invece di farlo funzionare con un contagocce che svela il pericolo insito dentro un funzionamento a pieno regime.
Questa decisione avrebbe consentito un funzionamento sicuro e regolare per la stagione estiva
quantomeno, unitamente all’adozione di un piano di regolamentazione dell’accesso a Campo Imperatore.
Ma, ancora una volta, è evidente la mancanza di una qualsiasi visione di prospettiva sul presente futuro di una parte fondamentale di questo territorio. Faranno funzionare l’impianto e poi si vedrà. Il solito tira a campare, sperando che non accada l’irreparabile, senza alcuna programmazione di futuro, con la consueta e scellerata ricerca di consenso, tanto poi la gente dimentica. Ma non tutta la comunità vuole essere trattata in questo modo”.

“Si riaprirà l’impianto quindi per 3 mesi con 60 persone per corsa con un tempo di percorrenza non più di 7 minuti, bensì di 15, poi ci sarà la chiusura con sostituzione dei cavi, affrontando una spesa di almeno 3 milioni di euro – conclude – Si mette a rischio tutta la stagione estiva per sciare forse 2 mesi. Chi paga tutto questo? Il comprensorio sciistico del Gran Sasso e il suo immenso potenziale di fruibilità nel periodo estivo sono un bene pubblico che va preservato e tutelato, così come devono essere tutelate le posizioni lavorative di quante e quanti lavorato presso il Ctgs , ma non sembrano proprio questi gli obiettivi del sindaco e di tutti coloro che hanno gestito questa vicenda. Chiederò che il sindaco riferisca in Consiglio comunale, assumendosi la responsabilità delle scelte e soprattutto delle mancate scelte, perché voglio ricordare a chi governa questo territorio che porre al primo posto di ogni determinazione la sicurezza delle persone, è un dovere assoluto e non abdicabile in nome di nessun altro interesse”.

Azione L’Aquila in una nota precisa che “l’ipotetico brand L’Aquila può poggiare su due gambe: la città storica e la montagna, ma assistiamo attoniti alla demolizione di ogni possibilità strategica di sviluppo.
Abbiamo atteso l’arrivo del documento firmato dal dirigente generale dell’Ansfisa Pietro
Marturano per non cedere alle facili polemiche, fin troppo giustificate, sulla gestione di quello che è
il patrimonio cittadino di inestimabile valore e, come nostro costume, proponiamo una profonda
riflessione alla nostra comunità su modalità, programmazione e priorità dell’amministrazione
comunale cittadina”

“La vicenda della funivia del Gran Sasso – afferma il consigliere comunale Enrico Verinici
rattrista, il terremoto del 2009, il terremoto del 2016, la tragedia di Rigopiano non ci hanno
insegnato nulla, la sicurezza non è una priorità di questa classe dirigente, così come non lo è lo
sviluppo, non lo è il lavoro, la sanità, il turismo, la ricostruzione vera. Amiamo il nostro territorio e vogliamo che coloro che sono chiamati dai cittadini ad amministrarlo, con le loro schiere di decine e decine di consulenti, dirigenti, direttori, presidenti e consiglieri nominati, si impegnino a fare il lavoro per il quale sono pagati”.

“Aver compromesso la stagione invernale del comprensorio aquilano è una responsabilità precisa – prosegue – Nessun cittadino si mette ad esaminare funi e motori, evidentemente gli addetti ai lavori
conoscevano la situazione e hanno fatto, apprezzabilmente, i conti con la loro coscienza. Non
possiamo fare a meno di osservare che, in caso di Governo centrale di colore diverso da quello
locale e lontano da elezioni politiche, il documento prescrittivo sarebbe stato scritto con maggiore
chiarezza: chiudere l’impianto.
Esito che, per altro, temiamo sarà raggiunto ugualmente, quali risorse tecniche faranno l’esame quotidiano? A quali costi? Con quali responsabilità? In che tempi potrà essere progettato e istallato un sistema di monitoraggio micrometrico delle funi? Con quali costi? È conveniente affrontare questa spesa da qui a maggio? E visto che bisogna cambiare le quattro funi, e che ci dicono saranno necessari quattro mesi solo per la fornitura, sono stati individuati i fondi necessari ed è partita la
gara per la fornitura? Forse, se fossimo in contesti diversi, in un territorio in cui si è capaci di infondere fiducia, sarebbe già partita la gara di imprenditori privati per garantire trasporti con gatto delle nevi, gatto bus, motoslitte o quant’altro sia possibile, ma tutto tace. Come Azione L’Aquila vogliamo dire ai nostri concittadini di avere fiducia, l’alternativa a queste brutte pagine c’è”.