11 Gennaio 2024 - 09:23:23

di Redazione

“Prescrizioni pesantissime dal ministero per la funivia del Gran Sasso: limitazioni di capienza, velocità ridotte e sorveglianza ad ogni corsa sullo stato delle funi. Chi avrà il coraggio di prendere quella funivia ora che è acclarato che i problemi ci sono davvero? La sicurezza non è un gioco e riattivare gli impianti sciistici con prescrizioni di questo genere, significa solo ambire a prendere le compensazioni del TPL da parte del Governo e non dover essere costretti al rimborso degli abbonamenti già emessi, tentando di scampare il colpo mortale alle già fragili casse del Centro Turistico”.

Sono le durissime parole del consigliere comunale Paolo Romano, all’indomani della riunione tecnica al Mit sulle sorti della funivia del Gran Sasso, cui hanno preso parte il direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, Domenico Capomolla, il responsabile della Direzione generale per la sicurezza trasporti ad impianti fissi e l’operatività territoriale Anfsisa, Pietro Marturano, l’amministratore unico del Centro Turistico del Gran Sasso, Dino Pignatelli e il dirigente del Comune dell’Aquila, Vincenzo Tarquini.

La funivia del Gran Sasso, dopo la chiusura a fine stagione estiva, non è più ripartita a seguito di un esposto che un cittadino aveva presentato alla Procura nel quale si sollevavano dubbi sulla sicurezza dell’impianto a fune.

Romano chiede ora un Consiglio comunale straordinario sulla questione della funivia.

“Difficile adesso rispondere che si rema contro la città se si fanno due considerazioni – aggiunge Romano – Quanto sono lontane le minacce di querela di Pignatelli verso chi aveva presentato formale esposto?Quanto suonano stonate le parole di Biondi che sembravano dare responsabilità al Mims mentre adesso china la testa alla prescrizioni? Di più. Se, come dice il sindaco, si tratta di prescrizioni che già si erano adottate (a impianto fermo?) vuol dire che si era coscienti dello stato delle funi. Le armi di questa brutta politica sono oramai spuntate e la stagione rischia di essere del tutto compromessa”.

Romano sottolinea inoltre che bisogna occuparsi immediatamente “dei dipendenti e dell’indotto della montagna. Oggi non si può non chiedere l’immediato allontanamento dell’amministratore unico. In conferenza dei capigruppo, due giorni fa, avevo richiesto una commissione: oggi ritengo urgente un Consiglio straordinario sull’intera questione”.

A chiedere un Consiglio comunale straordinario, anche Carlo Benedetti, del collettivo Globuli Rossi ed ex amministratore cittadino:

“Il Gran Sasso è un patrimonio della Città dell’Aquila e della Regione Abruzzo. E’ l’unica stazione sciistica in quota gestita, anche se a mezzo di una società, partecipata, da un Ente pubblico. Sei anni di gestione di Biondi, Marsilio, Liris &c. hanno ridotto a brandelli la società e la stazione (l’albergo prima aperto ora è in rovina, il bar-ristorante sottostante è chiuso). Tanti proclami all’inizio. Poi nemmeno più quelli. Nessuna opera e nessun investimento realizzato nei sei anni di Governo Biondi e nei 5 di Governo Marsilio: questi i fatti! La mancata effettuazione di opere di manutenzione ordinaria della funivia provocherà la ulteriore e drastica diminuzione dei ricavi mentre si sa (ed è una specialità del centro dx) i costi sono lievitati a dismisura rispetto alle gestioni precedenti. La crisi economica e finanziaria e la possibile riduzione del patrimonio al di sotto dei limiti consentiti indurrebbe ad atteggiamenti diversi e più responsabili. Il problema, ripeto, è di tutta la città e di tutta la regione. E’ necessaria una analisi dettagliata ed informata della situazione economica e finanziaria (che va resa pubblica) e sono necessari provvedimenti in grado, ora, di definire gli strumenti necessari per affrontare la crisi. Ci chiediamo come un professionista di capacità indiscusse e prestigio come l’ingegner Dino Pignatelli accetti ancora di mettere la propria faccia ed il proprio prestigio per attenuare a evidenza di una situazione di degrado e di devozione dovuta alla colpevole inerzia del Governo regionale e di quello comunale, così rischiando di rimanere con classico cerino in mano. La politica dorme e nessuno solleva il problema ma il problema esiste ed è di tutti. Si convochi, perciò, “ad horas” un Consiglio comunale straordinario al fine di varare non inutili ordini del giorno ma per assumere tempestivamente i provvedimenti urgenti e necessari per salvare la stagione e per salvare l’azienda“.

Il Partito Democratico cittadino parla invece di “disastro annunciato” e chiede subito le dimissioni del presidente del Ctgs Dino Pignatelli.

“Chiediamo le immediate dimissioni del presidente del Ctgs, Dino Pignatelli, e una piena assunzione di responsabilità politica del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, del consigliere comunale delegato alla montagna Luigi Faccia, dell’assessora con delega alle partecipate Paola Giuliani e dei dirigenti comunali preposti. La vicenda della funivia del Gran Sasso è di una gravità sconcertante. In queste settimane, Pignatelli e gli esponenti politici della destra hanno scelto di rassicurare le cittadine e i cittadini, gli operatori economici del comprensorio e gli appassionati ribadendo, con arroganza, pressapochismo e irresponsabilità, che non vi erano problemi di sicurezza, e che l’esposto presentato da un cittadino non era altro che uno strumentale “procurato allarme”. Oggi scopriamo, invece, che l’esposto poggiava su basi solide tant’è vero che l’Ansfisa, nel dare il via libera alla riapertura dell’impianto, impone restrizioni pesantissime: innanzitutto, la limitazione del numero di passeggeri in cabina (di fatto, dimezzato); non solo: anche la velocità di crociera dovrà essere dimezzata, da 9 a 4,5 metri al secondo. E ancora: c’è l’obbligo, giornaliero, di effettuare controlli visivi e strumentai delle funi. A stagione conclusa, dovranno essere infine cambiate tutte le funi principali di sostegno, per una spesa complessiva che, dicono, si aggirerebbe sui 3 milioni di euro: in realtà, temiamo che l’intervento sarà ben più oneroso. Una vera e propria mazzata per il Ctgs. Tra l’altro, capienza e velocità ridotte significheranno meno corse, meno km percorsi e, dunque, una riduzione dei trasferimenti sul TPL, oltre alla contrazione degli incassi per l’inevitabile diminuzione dei biglietti che verranno venduti; se si aggiunge il drammatico danno d’immagine per il comprensorio, ed è comprensibile il clima di paura, di mancata fiducia che si sta generando e che oltre agli utenti locali potrebbe allontanare tanti appassionati, per non dire dei disagi che si potrebbero creare in quota, è evidente come sia a rischio la tenuta stessa del Centro turistico del Gran Sasso che, d’altra parte, dovrà comunque assumere personale stagionale per gli impianti e per la funivia pur avendo già difficoltà persino a pagare gli stipendi dei lavoratori. Un disastro annunciato.  Annunciato, sì: in una intervista rilasciata alla stampa in queste ore, Pignatelli ha lasciato chiaramente intendere che il problema evidenziato era noto da tempo. Per questo, il presidente Stefano Palumbo convocherà in tempi brevi una Commissione di Garanzia e Controllo per fare piena luce su ciò che è accaduto, e per trovare immediate soluzioni a tutela, innanzitutto, dei lavoratori del Ctgs che rischiano di pagare le responsabilità dei vertici aziendali e che in termini di sicurezza sul lavoro, a proposito dei controlli previsti dalle prescrizioni, sono i primi ad essere esposti. Nella nostra città, più che altrove, l’attenzione alla sicurezza delle cittadine e dei cittadini dovrebbe ispirare ogni azione politico-amministrativo, così come si dovrebbe prestare la massima cura – e su questo, sollecitiamo anche gli organi di stampa – alla corretta comunicazione delle situazioni di rischio e criticità. Questa terra ha pagato un tributo drammatico al rassicurazionismo. Ma c’è di più: la vicenda della funivia del Gran Sasso rende manifesto, ce ne fosse ancora bisogno, il fallimento dell’amministrazione Biondi che, pur di alimentare la sua propaganda quotidiana, ha rinunciato completamente alla programmazione, preferendo interventi spot alla definizione di un progetto di rilancio socioeconomico per il territorio. Si pensi ai fondi del Pnrr, utilizzati come un bancomat per accontentare le esigenze particolari dei consiglieri comunali e degli assessori, e tenere così unita la maggioranza, e non per progetti di lungo respiro capaci di disegnare un futuro di sviluppo: ecco, con i soldi del Pnrr si poteva intervenire, per tempo, sulla funivia, ammodernando l’impianto così da rilanciare un comprensorio che, nonostante le promesse, è stato completamente abbandonato a sé stesso”. 

Sulla vicenda sono intervenuti anche i consiglieri de Il Passo Possibile Elia Serpetti, Emanuela Iorio, Massimo ScimiaAlessandro Tomassoni che commentano come ci sia “poco da esultare e da stare tranquilli“:

L’atteso esito sulle verifiche sulla Funivia del Gran Sasso certifica l’ennesimo fallimento di chi amministra il Centro turistico del Gran Sasso e dell’Amministrazione comunale, controlli voluti dal Ministero a seguito di un esposto di un privato cittadino (minacciato persino di querela!) con cui si ipotizzavano dubbi sullo scorrimento della fune portante della cabina 1.
 
Si pensi che qualcuno dell’Amministrazione attiva, non più di qualche giorno fa, affermava che quell’esposto, “ha messo in allarme il M.I.T.che, per forza di cose (!), ha dovuto disporre questi accertamenti ulteriori, la verità è che l’esposto ha fatto danni nel senso che crea danni nel comprensorio sotto vari aspetti e non vedo problemi tecnici reali ma temo ripercussioni”.
 
Si prenda nota….e anzi meno male ci sia stata una denuncia e la conseguente risposta governativa perché senza queste verifiche molti avrebbero continuato a deresponsabilizzarsi e ad agire con leggerezza, sottovalutando una situazione che chi gestisce la cosa pubblica non può permettersi, specie quando c’è di mezzo, ora possiamo dirlo senza forzature, la sicurezza delle persone.
 
Le prescrizioni, precise e stringenti, che impongono il ritorno all’utilizzo della funivia sono da sé una sentenza: un numero ridotto di passeggeri ( più o meno della metà rispetto al normale), velocità di gran lunga inferiore a prima, le funi, su cui si era incentrata la denuncia di terzi, andranno visionate a “occhio” e con mezzi strumentali fino alla fine della stagione attuale, per poi essere obbligatoriamente sostituite con una spesa di almeno di 3 milioni di euro e tempi lunghissimi per un lavoro impegnativo, pena l’utilizzo con ulteriori proroghe che però, verosimilmente, non saranno più concesse.
 
A farla breve, persino con la riattivazione delle corse, quest’anno salirà a Campo Imperatore meno gente, ci saranno file interminabili per il tempo di attesa che inevitabilmente si creerà, non sarà possibile ottenere un rimborso delle tessere stagionali,validate dal 8 dicembre fino alla chiusura della stagione, anche con la fruibilità del servizio ridotta di diversi mesi nella durata…
 
Ma il vero problema non è tanto questo.  Venuti fuori tutti i pericoli insistenti sulla funivia,  ci chiediamo: la decisione di dimezzare il carico e la velocità della cabina perché non sono mai state prese prima in via cautelativa e con quelle indispensabili verifiche che solo la denuncia ha attivato? E soprattutto, a fronte di ciò, viste le limitazioni imposte e prescritte da un Organo tecnico governativo gerarchicamente superiore, perché solo ora quanto emerso ieri improvvisamente viene ritenuto di prioritaria  importanza e di massima attendibilità da chi opera e gestisce il C.T.G.S. rispetto a prima?.
 
E poi da dove si attingeranno i 3 milioni di euro per sostituire fra qualche tempo le vecchie funi se, ad oggi ( altro che pandemia e guerre come dice ancora qualcuno) non si riescono a pagare da mesi nemmeno gli stipendi dei propri dipendenti ?
 
Come gruppo consiliare di “Il  Passo Possibile” ad ottobre abbiamo richiesto una Prima Commissione sul mancato rinnovo della convenzione del parcheggio estivo a Campo Imperatore stanti mancate entrate per circa 100.000 € annue: dopo tre mesi nessuna notizia con CTGS e Comune che continuano, su questo come per altro, a fuggire dal confronto.
 

Criticità e disfunzioni che sono la punta dell’iceberg della cronica mala gestio del C.T.G.S., da anni con il bilancio in rosso, con una perdita di esercizio di oltre 300mila euro e a rischio commissariamento, evidentemente non più una priorità del Comune come non lo è più, fino a prova contraria, l’intero indotto che dovrebbe generare il Gran Sasso, del cui rilancio e potenziamento ci si riempie spesso la bocca salvo poi rimanere a guardare, senza una vera programmazione, o, peggio, fare danni.