17 Agosto 2024 - 11:16:15

di Tommaso Cotellessa

Il settore dell’artigianato in Italia continua a registrare un preoccupante declino. Dal 2012 al 2023, il numero complessivo di artigiani – comprendendo titolari, soci e collaboratori familiari che svolgono un’attività lavorativa prevalentemente manuale – è sceso drasticamente. Se nel 2012 si contavano quasi 1.867.000 artigiani, oggi il numero è crollato a circa 1.457.000, con una diminuzione di quasi 410.000 unità, pari al 22%. Solo nell’ultimo anno si è registrato un calo di 73.000 artigiani.

Questo panorama allarmante emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia) basata su dati dell’Inps e di Infocamere/Movimprese. L’analisi sottolinea come negli ultimi undici anni ci sia stata una caduta verticale del settore, interrotta solo nel 2021, quando il numero di artigiani ha mostrato un timido segno positivo rispetto al 2020, con un incremento di 2.325 unità.

Tra le regioni italiane, l’Abruzzo è quella che ha subito il calo più marcato in termini percentuali, con una riduzione del 29,2% del numero di artigiani tra il 2012 e il 2023. Questo dato rappresenta la flessione più significativa a livello nazionale, evidenziando una crisi profonda nel tessuto produttivo regionale.

In termini assoluti, le perdite maggiori si sono registrate in Lombardia, con una riduzione di 60.412 unità, seguita da Emilia-Romagna (-46.696) e Piemonte (-46.139). Tuttavia, è l’Abruzzo a distinguersi per l’intensità del calo, dimostrando un’urgenza di interventi specifici per rilanciare il settore.

Oltre alla diminuzione del numero di artigiani, anche il numero di imprese artigiane attive è in forte contrazione. Dal picco massimo del 2008, quando in Italia si contavano 1.486.559 aziende artigiane, il numero è costantemente diminuito fino a raggiungere quota 1.258.079 nel 2023. La riduzione è in parte attribuibile ai processi di aggregazione e acquisizione avvenuti in seguito alle grandi crisi economiche del 2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021.

Nonostante la contrazione del settore, la dimensione media delle imprese è aumentata, in particolare nei settori del trasporto merci, metalmeccanico, installatori di impianti e moda, contribuendo a mantenere in vita le attività rimanenti.

Anche a livello provinciale, l’Abruzzo ha subito pesanti flessioni. Tra il 2012 e il 2023, la provincia di Teramo ha registrato una delle variazioni negative più elevate a livello nazionale, con una diminuzione del 30,6%.

In altre regioni, le province di Vercelli (-32,7%), Rovigo (-31%) e Lucca (-30,8%) hanno subito cali simili. In termini assoluti, Torino ha perso 21.873 artigiani, Milano 21.383, e Roma 14.140.

Se questa tendenza non verrà invertita, entro i prossimi dieci anni potrebbe diventare sempre più difficile trovare artigiani come idraulici, fabbri, elettricisti e serramentisti, mettendo a rischio non solo l’economia locale, ma anche la qualità della vita quotidiana degli italiani.

Il dato dell’Abruzzo rappresenta un campanello d’allarme che richiede un’azione immediata e mirata per rilanciare il settore artigiano e preservare un patrimonio di competenze che rischia di scomparire.