21 Agosto 2024 - 12:09:24
di Tommaso Cotellessa
Con il Nord che cresce e un Sud in via di sviluppo è quella “Centrale” la questione preminente dell’economia italiana post pandemia.
Guadando infatti l’intera penisola sono proprio le regioni del Centro Italia, tra cui anche l’Abruzzo (territorio considerato meridionale a livello amministrativo ma nei fatti collocato geograficamente nell’area centrale), le uniche a riportare un segno negativo del Prodotto Interno Lordo rispetto ai valori prepandemici.
Mentre il Nord si rialza, con la Lombardia che incassa una percentuale del +4,5 rispetto al 2019, e il Sud alza fiero la testa, con la Puglia che si attesta una crescita del +5,2% rispetto al 2019, il Centro resta al palo non riuscendosi a liberare dal segno meno.
Questo è quanto emerge dal rapporto sull’economia delle Regioni italiane appena pubblicato dalla Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno. Nel rapporto la situazione viene delineata in maniera inequivocabile:
quest’area del paese “ha subito nella fase più recente un arretramento rispetto al resto del Paese“.
La questione Centrale, come si può leggere fra le colonne del Messaggero Nazionale, non è improvvisamente calata dall’alto, ma viene da lontano. Si può piuttosto dire che è cresciuta dal basso nel corso degli anni a causa della deindustrializzazione che ha interessato l’intero paese, lasciando pesanti cicatrici nell’area qui presa in esame.
Basti pensare che all’inizio degli anni 2000 il Pil del Centro superava la media europea del 36,8 %, un dato che in 20 anni è drasticamente diminuito fino a ridursi al ben più irrisorio 1,6%.
L’arretramento del Centro viene anche testimoniato da un generale ridursi del reddito pro capite delle regioni che di quest’area fanno parte.
Prendendo come paradigma l’Abruzzo si può vedere come la regione nel 2000 occupava il 106° per reddito pro capite fra le regioni europei, per essere ora scesa fino al 143° posto nella classifica.
Un declino quello del Centro, che secondo le previsioni non sembra destinato a fermarsi. Ciò che servirebbe, dunque, è un grande piano di sviluppo per trasformare in un + quel segno – e invertire il senso di marcia.
Ma l’unica condizione necessaria per attuare una inversione di questo tipo è la presenza di una politica capace di interpretare il paese profondo, in grado affrontare questioni centrali proprio come questa.
Se dal Covid abbiamo imparato che nessuno si salva da solo, la crescita post pandemia può essere solamente unitaria.