20 Dicembre 2023 - 16:11:08
di Martina Colabianchi
Il consigliere di L’Aquila Coraggiosa Lorenzo Rotellini aveva denunciato ieri, tramite un post su Facebook, la presenza di una fotografia risalente agli anni ’20, raffigurante un bambino con il braccio destro alzato come altre persone dietro di lui, nella sala conferenze di Palazzo Margherita.
Nel post, il consigliere chiedeva che la foto venisse celermente rimossa minacciando, se così non fosse avvenuto, di sporgere denuncia per apologia di fascismo.
La foto questa mattina era ancora lì e la questione è stata affrontata, dallo stesso Rotellini, in Consiglio comunale dove è stata richiesta, nuovamente, la rimozione della foto dopo che, nella giornata di ieri, era stato anche effettuato un sopralluogo da parte della Digos. Decisa era stata la reazione del vicesindaco Raffaele Daniele, che aveva accusato Rotellini di voler dividere la città e di alimentare odio, essendo quella semplicemente una foto storica come tante altre esposte nella sala.
“Ci sono sicuramente tante foto storiche di quel periodo, ma non vengono certo esposte nella sala del Comune – ha dichiarato Rotellini alla nostra redazione -. Quella sala diventerà poi una sala conferenze come la sala Rivera di Palazzo Fibbioni, quindi sarà una sala vissuta dalle associazioni, dai partiti, dai singoli che vorranno fare eventi, conferenze, convegni. Io la vedo come una provocazione e mi sono trovato in obbligo di denunciare questa cosa perché si tratta di un palazzo pubblico“.
A seguito del Consiglio comunale, si è recata a Palazzo Margherita l’ANPI L’Aquila che, alla presenza di alcuni consiglieri comunali di opposizione, ha affisso sulla foto un fazzoletto dell’Associazione e, sotto di essa, il testo che segue:
“Non si può e non si deve cancellare il passato, conosciamo il valore della Memoria. Ma bisogna essere ben consci del presente e del percorso che lo ha reso possibile.
Perciò suscita stupore, all’interno di Palazzo Margherita, fra gli scatti che raccontano la storia della città dell’Aquila, una foto risalente al ventennio fascista della Torre civica con un bimbo intento a fare il saluto fascista.
La scelta di porre questo scatto nel pantheon fotografico cittadino è senza alcun dubbio discutibile. Esprime l’indottrinamento a cui il regime costringeva la popolazione, compresi ignari bambini, con la volontà di omologare e controllare.
Da questa foto tutto traspare tranne che democrazia e libertà e racconta di un Regime capace di affascinare e indottrinare le masse conquistando un potere che ha prodotto morti, guerra, miseria e oppressione.
Ma non c’è bisogno di una reazione iconoclasta con inutili rimozioni che cancellano fatti storici non
graditi. Il nostro atteggiamento è diametralmente opposto.
Per fortuna la storia non si è fermata al ventennio, per fortuna uomini e donne hanno cambiato la Storia, liberato l’Italia, riconquistato la democrazia.
Grazie a loro – grazie a giovani come i Nove Martiri – la Lotta di Liberazione 80 anni fa ha vinto e palazzo Margherita è divenuto luogo simbolo della nuova Repubblica antifascista, tempio dei diritti e delle libertà.
Questa foto racconta una prospettiva incompleta, un passato sconfitto.
E noi abbiamo voluto rimediare, aggiungendo un fazzoletto dell’ANPI, simbolo di quella lotta combattuta per costruire la pace, per contrastare l’oppressione nazifascista e liberare l’Italia dal suo orrore distruttivo.
E se la foto resterà affissa, sarà bene corredarla da una didascalia che la interpreti correttamente, come testimonianza di un passato terribile e definitivamente sconfitto.
Con questo gesto simbolico diamo seguito a un memoriale laico che celebra la storia del Paese, della nostra città e di Palazzo Margherita.
La vita di quel bambino, con il braccio destro ingenuamente alzato, è stata cambiata da chi si è battuto per costruire un mondo migliore e più giusto.
Non sappiamo quale sia stato il futuro di quel bambino: ci piace immaginarlo proprio con un fazzoletto al collo a spendersi per il suo Paese e per gli ideali di giustizia e libertà su cui si fonda la nostra democrazia.
Ora e sempre, Resistenza”.
Dopo tutte le polemiche suscitate in queste ore, la foto dovrebbe essere rimossa e sostituita con un’altra nel breve periodo, come chiede anche il Partito Democratico in una nota.
“Condividiamo profondamente l’azione dell’Anpi che, stamane, ha voluto affiancare simbolicamente un fazzoletto tricolore dell’associazione dei Partigiani alla fotografia del bambino intento a fare il saluto fascista posizionata nella sede comunale di Palazzo Margherita“, scrivono i dem.
“Condividiamo il senso dell’iniziativa, la volontà di mettere in evidenza come la battaglia di Liberazione abbia salvato anche quel bambino dall’orrore distruttivo dell’oppressione nazi-fascista. Aver affisso quella fotografia a Palazzo Margherita è un fatto gravissimo: lo scatto, infatti, restituisce tutta la violenza fascista, l’indottrinamento imposto ai bambini attraverso un’educazione paramilitare che costituiva parte fondamentale della propaganda; divise, marce, esercitazioni, disciplina, braccia tese volevano ‘formare’ la coscienza e il pensiero dei giovani italiani per farli diventare i “fascisti di domani”. Omologazione e controllo: il contrario della libertà e della democrazia”.
“Ecco il motivo per cui quella fotografia è così violenta e va rimossa, – proseguono – ecco il motivo per cui è doveroso ricordare, nella città dei Nove Martiri, le donne e gli uomini che liberarono quel bambino, sconfiggendo la barbarie e restituendoci il fondamento della vita democratica, la Costituzione antifascista, di cui Palazzo Margherita, come ogni luogo dell’istituzione Repubblicana, è simbolo profondo“.
“Non è una fotografia che racconta un fatto storico che ha caratterizzato la vita della città; è una fotografia che si configura come apologia di fascismo. In questo senso, – scrive ancora il Pd – ci lasciano sconcertati le parole del vicesindaco della città che parla, confusamente e a sproposito di ‘cancel culture’ e di “sterili polemiche che creano contrapposizioni in clima quasi da guelfi e ghibellini”. Al contrario, va continuamente alimentata la memoria dell’orrore fascista affinché la storia non si ripeta: su questo, non possono esserci contrapposizioni. E ci auguriamo che, davvero, “nessuno di questa amministrazione” voglia “difendere o, tantomeno, rievocare” – per usare le sue parole – quei tempi terribili “nel nome di ideologie che appartengono al secolo scorso e, pertanto, al passato“.
“Per questo, continueremo a denunciare ogni assenza del primo cittadino alle celebrazioni del 25 Aprile; per questo, continueremo a chiedere all’amministrazione attiva di mantenere sempre viva – con la presenza – la memoria dei Nove Martiri, prendendo le distanze da quei politici che, in un recente passato, hanno definito “un bivacco” le manifestazioni nella piazzetta che porta il nome dei nostri martiri giovinetti. Per questo, chiediamo venga finalmente riconosciuta la cittadinanza onoraria all’onorevole Liliana Segre, proposta tenuta vergognosamente chiusa in un cassetto da anni. Per questo, la fotografia affissa a Palazzo Margherita va rimossa. Immediatamente“, hanno concluso.
La questione ne ha sollevata però un’altra sulla gestione del patrimonio cittadino e, in questo caso, di Palazzo Margherita appena restaurato, questione che il consigliere comunale Paolo Romano ha esplicitato in un post su Facebook. Le foto presenti nella sala conferenze della sede comunale, infatti, sarebbero state “affisse ai muri del palazzo comunale, (parzialmente) recuperato dopo 15 anni di attesa e 12 milioni di euro, con la colla millechiodi: rimuovere un domani quelle stampe significherà dover reintonacare tutti i muri. O dover usare quadri più grandi per coprire il danno“. Questa, infatti, sembra essere anche la soluzione prevista per la sostituzione della fotografia storica incriminata.
“Quindi sarà come dite: Lorenzo Rotellini vuol dividere la città in Guelfi e Ghibellini ma voi ancora non avete capito che il patrimonio di questa città lo state amministrando pro tempore, non vi appartiene né potete danneggiarlo come evitate di fare nelle vostre case“, ha concluso Romano.