08 Gennaio 2024 - 14:51:20
di Marco Giancarli
Sono passate due settimane da quando l’ultimo tecnico del Ministero dei trasporti ha lasciato la base della funivia a Fonte Cerreto dove si erano svolti i test necessari al riavvio dell’impianto a fune del Gran Sasso d’Italia, dopo che un esposto aveva messo in discussione i test standard che l’infrastruttura aveva passato con successo alcune settimane prima.
Due settimane in cui la funivia è chiusa, due settimane in cui anche i più ottimisti, giorno dopo giorno, stanno diventando sempre più sfiduciati circa una sua riapertura, almeno in questa stagione invernale. Con i dipendenti del Centro Turistico i cui stipendi stanno ancora ritardando ad arrivare (all’appello manca ancora il mese di dicembre) ed un indotto tra scuola sci, nolo attrezzature, hotel e attività commerciali e sportive in fortissima difficoltà, la non riapertura dell’impianto costerebbe un giro di vite importante decretando uno stato di crisi che difficilmente si riuscirà a recuperare.
Tra rassicurazioni e smentite, il quadro che si sta delineando all’orizzonte è a tinte fosche e rappresenta in tutto e per tutto la mala gestio che da decenni ruota attorno al Gran Sasso d’Italia stretto tra il mancato sviluppo e le innumerevoli occasioni perse che lo hanno trasformato da regina dell’appennino a Cenerentola d’Abruzzo
Sulla questione va giù duro il sindaco dell’Aquila: “Il problema – attacca il sindaco Biondi – è che a un certo punto la questione diventa indecifrabile, le lungaggini a cui alcuni dirigenti e funzionari del Ministero delle infrastrutture stanno sottoponendo il Comune dell’Aquila, il Centro Turistico, il territorio le comunità locali e gli operatori del settore è enorme”.
“C’è stata una richiesta di approfondimenti sulla base di un esposto fra l’altro di una persona che non ha alcun titolo tecnico per fare una cosa del genere – tuona il primo cittadino – lo abbiamo fatto, abbiamo speso dei soldi in più, gli esiti sono positivi. Adesso – prosegue – non sappiamo cos’altro fare. Questo approccio del ministero, inteso come la parte tecnica del ministero, sta iniziando anche un po’ ad indispettire”.
Una situazione davvero che ha dell’incredibile poiché aleggia anche la possibilità dello spettro di una riapertura con prescrizioni specifiche. Proprio su questo il sindaco ha detto: “Vediamo quali sono le prescrizioni perché parliamo di un un’infrastruttura importante. Non è che il Ministero dice di sostituire una fune e noi le andiamo a comprare al supermercato o le acquista in cinque giorni e le mette in opera in altri cinque giorni quindi, se ci sono dei giustificati motivi legati alla sicurezza ce li dicessero e programmeremo gli interventi.
Se non c’è nulla- ha detto Pierluigi Biondi – se c’è solamente una suggestione o la paura della “firma famosa” o qualcuno che non si vuole prendere responsabilità ce lo dicessero altrettanto noi faremo naturalmente le nostre contromosse perché davvero come prima cosa non abbiamo tempo da perdere e come seconda non possiamo compromettere la stagione e soprattutto non possiamo generare paure se queste non sono motivate”.
Anche il Consigliere delegato alla montagna Luigi Faccia critico in quello allungamento dei tempi di risposta del ministero ha aggiunto: “Non si può lasciare appeso un mondo economico perché va bene gli stipendi di chi lavora alla funivia però l’indotto non lo calcoliamo? Ristoranti, alberghi, lavanderie, maestri di sci, guide alpine cioè questi non contano? bisogna metterci mano e vedere un attimino di fare una quadra generale e arrivare diciamo al punto più in fretta possibile perché prima o poi la neve arriva ed urge una risposta”