29 Agosto 2024 - 20:08:30
di Martina Colabianchi
Con la chiusura della Porta Santa a seguito della messa stazionale celebrata nella basilica di Collemaggio, si conclude la 730^ edizione della Perdonanza celestiniana.
La messa, presieduta dall’Arcivescovo Metropolita dell’Aquila, Monsignor Antonio D’Angelo, è stata animata dal Coro Diocesano San Massimo con la direzione del maestro Emanuele Castellano. Al termine della liturgia, lo stesso Arcivescovo e il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, hanno chiuso la Porta Santa per poi, ancora il primo cittadino, spegnere il braciere acceso lo scorso 23 agosto.
Particolarmente suggestiva l’omelia pronunciata da Monsignor Antonio D’Angelo nel corso della messa, tutta incentrata sul tema della coerenza e della lealtà verso sé stessi e i propri valori, senza ambiguità e senza lasciarsi distrarre “da lucciole che non hanno consistenza“, la stessa coerenza che ci insegnano Celestino V e San Giovanni. La Perdonanza, insomma, come momento cruciale per vincere le ambiguità e riconciliarsi con Dio, l’unica strada da percorrere. Messaggio, questo, di cui si nutrirà anche il grande Giubileo in programma il prossimo anno.
Di seguito il testo completo.
“Il brano del Vangelo ci presenta l’episodio del martirio di San Giovanni Battista. E’ significativa l’espressione di San Giovanni: “Non ti è lecito”. Questa espressione richiama alla giustizia, alla verità della vita e delle scelte che si devono fare. Non si può fare come si vuole, c’è un codice interiore che regolamenta la vita. Infatti, Erode, nonostante la pressione di Erodiade che voleva la morte di San Giovanni, non cede, perché ritiene il Precursore “uomo giusto”. Il rimprovero del Battista gli creava turbamento, quindi sapeva che la sua scelta era sbagliata ma non era capace di risolverla, di prendere posizione e nello stesso tempo vive un combattimento interiore, avverte forte quella voce di rimprovero nel suo profondo.
La sua posizione si aggrava quando la figlia di Erodiade danza, e lui, davanti a tutti, fa una promessa: “chiedimi qualsiasi cosa”. Questo suo impegno lo imprigiona, gli mette un legaccio, infatti alla richiesta della ragazza pur rimanendoci male non è capace di dire no, a causa del giuramento fatto davanti ai commensali. Se avesse mancato al giuramento fatto avrebbe compromesso se stesso, avrebbe fatto una brutta figura. Qui possiamo constatare che le sue convinzioni di giustizia verità erano deboli, non radicate nel profondo. Ciò rivela l’ambiguità che abita il cuore dell’uomo. Al contrario, San Giovanni Battista rimane fedele alla verità fino alla morte.
La celebrazione della Perdonanza che si ripete ogni anno, deve aiutarci proprio in questo, vincere la nostra ambiguità, rafforzare le scelte e i valori che portiamo dentro. L’incontro con la Misericordia rigenera e genera la coscienza di ogni persona, accogliendo l’invito di San Paolo ai Corinzi: “lasciatevi riconciliare con Dio”. Riconciliare è proprio mettere insieme, ricomporre o comporre una nuova realtà, perché si costruisca una vera sintonia tra le diverse dimensioni della persona umana e la vita relazionale.
San Celestino V ci dona questa testimonianza di equilibrio, di sintonia. Ciò lo possiamo cogliere dalla sua capacità di interpretare bene i vari momenti della vita, non senza difficoltà, ma sotto la luce di Dio, attingendo proprio dalla sua ricchezza interiore maturata nel tempo mediante l’ascolto della Parola e l’esperienza della Misericordia.
A volte la fatica ad essere coerente è determinata da fragili o inconsistenti fondamenta che non permettono di tenere fede agli impegni assunti. Bisogna sottolineare che la coerenza più difficile riguarda i valori che segnano la vita personale, quei valori che rendono nobile la persona. Essere veri e leali con se stessi è il principio attorno al quale ruota la grandezza di un uomo, dinamiche non immediatamente visibili agli altri. La vera nobiltà dell’uomo risiede nella sua intimità più profonda, sacrario nel quale si origina ogni sua scelta. Proprio in questo sacrario si costruisce la sua statura, luogo dove avviene l’incontro con la Misericordia, il perdono di Dio che tocca le corde più profonde della sua esistenza, non solo per guarire ma per generare il vero volto dell’essere umano.
Nella celebrazione odierna abbiamo due testimonianze: San Giovanni Battista e San Celestino V. Uomini che hanno saputo tenere la loro posizione nei momenti cruciali della loro vita rimanendo fedeli a se stessi. Se oggi siamo qui a venerarli, a raccogliere la loro eredità umana e cristiana, non è per un semplice cerimoniale ma, per fede, crediamo che quanto da loro donatoci è vero anche per noi.
Quindi raccogliamo l’invito di San Paolo “lasciamoci riconciliare con Dio”!Lasciamo che l’Amore di Dio tocchi la nostra vita per scoprire, consolidare e sperimentare in pieno la bellezza della vita che ci è stata donata. L’esistenza ci è stata donata, quindi lasciamoci accompagnare da Colui che ci ha fatto questo dono, nello spirito di umiltà e obbedienza.
Siamo prossimi all’inizio del Giubileo, ci stiamo preparando celebrando “l’Anno della Preghiera e del Perdono”, due coordinate fondamentali per il cammino della vita. La fede non è un optional nel corso dell’esistenza ma fuoco che illumina gli eventi della vita per fa entrare nell’eternità, non come tempo, ma come pienezza di vita in comunione con Dio. I nostri due Santi protettori l’hanno capito molto bene, per questo sono stati capaci di sacrificare tutto per rimanere fedeli alla Verità. Non lasciamoci rubare la vita da lucciole che non hanno consistenza, ma lasciamoci illuminare dal sole di Cristo, “via , verità e vita”.
Sia il Vangelo della Misericordia a sostenere i passi della nostra vita per aprirci alla Speranza di una vita nuova”.
Subito dopo la messa stazionale e la chiusura della Porta Santa, è partito il corteo di rientro della Bolla del Perdono, con il gonfalone della città dell’Aquila, i rappresentanti della municipalità e i gruppi storici che accompagneranno il sindaco, le Dame della Bolla e della Croce (Michela Carnicelli e Francesca Alfonsetti) e il Giovin Signore (Manuel De Libero) dalla Basilica di Collemaggio fino alla sede municipale di Palazzo Margherita a Piazza Palazzo, passando per viale Collemaggio, viale Francesco Crispi, corso Federico II, piazza Duomo, corso Vittorio Emanuele II, corso Principe Umberto.
La Bolla del Perdono, esposta da ieri nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, è tornata già dal pomeriggio nel suo abituale alloggio all’interno del caveau della Banca d’Italia. Il provvedimento si è reso necessario alla luce delle indicazioni pervenute stamani da parte della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise che ha rilevato condizioni ambientali non ottimali e la necessità di tradurla nel suo luogo di custodia per non esporla a danneggiamenti.
Il discorso del sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi
“La ragione sembra aver perduto la ragione. L’ottimismo razionalista per cui ogni problema si risolve senza Dio perde efficacia al cospetto delle guerre che rischiano di trasformare la terra in un grande teatro di morte.
La guerra è, innanzi tutto, un’idea, una paura, una possibilità, che quando si concretizza stravolge la vita e le persone regrediscono ai bisogni primari di sopravvivenza.
La finitudine è tornata così ad essere ben presente nella nostra quotidianità, facendo riaffiorare sentimenti di spiritualità grazie anche all’apostolato di Papa Francesco e alla riscoperta di testimoni del Vangelo come Celestino V.
L’orizzonte della finitudine è per l’uomo consapevolezza della sua fine, quindi della sua esistenza.
Ma come affrontarla? con un atteggiamento laico, con un approccio religioso o con la grazia della fede?
“E poi, più in alto e ancora più su, fino a sfiorare Dio, e gli domando io: Signore, perché mi trovo qui, se non conosco l’amore”.
Questa strofa di quel genio del nostro tempo che è Renato Zero – che abbiamo avuto il privilegio di riascoltare in occasione dell’aperture della 730° Perdonanza celestiniana – nella sua immediatezza e semplicità, ne è la risposta poetica e emozionale.
Rocca di Fumone, 19 maggio 1296, è sabato, l’ora del Vespro, mentre recita le ultime parole di un salmo, il vecchio eremita, il cercatore di Dio, il portatore di fede, pregando e lodando il Signore, muore.
La fede – e Celestino ce lo ricorda ogni anno in occasione della Perdonanza – è un fatto di grazia per un cristiano.
Lo storico Franco Cardini spiega che la fede non è religiosità – comune anche ad altri culti che osservano semplicemente delle leggi – ma è una caratteristica singolare del cristiano, frutto di una convinzione intima, basata su un rapporto superiore a ciò che è umano: l’incontro tra l’uomo e Dio nella forma dell’incarnazione del Cristo.
La finitudine, nel pensiero moderno, viene spesso considerata come un non valore, ammonisce Papa Francesco e ancora: per non essere sopraffatti dalla paura pensiamo alla morte illuminata dal mistero di Cristo, questo ci aiuta a guardare con occhi nuovi tutta la vita.
Con la Bolla, Celestino V ha voluto celebrare la vita, attraverso la misericordia, la riconciliazione e il perdono.
L’oltrepassare la Porta Santa di Collemaggio confessati e pentiti per poi ricevere il corpo di Cristo attraverso la comunione, è un rivolgere alla croce lo sguardo della fede che fa della vita il cammino responsabile.
È questa fede che ci ha fatto accogliere il dolore per le vittime del 6 aprile 2009 e la distruzione della nostra città per poi trasformarlo in rinascita.
In questi quindici anni abbiamo imparato a reagire e a costruire di nuovo; abbiamo messo in atto la caparbietà e la generosità della gente di montagna; siamo diventati un modello di ricostruzione; L’Aquila è diventata capitale del Perdono e della Pace; L’Aquila sarà la capitale italiana della cultura del 2026.
Possiamo dire che L’Aquila ha sconfitto la finitudine collettiva, ha riconquistato l’anima sepolta dalle macerie, ha affrontato e superato l’emergenza sanitaria e ora procede verso un nuovo capitolo di crescita e di progresso.
L’Aquila, in questi anni, ha fatto della bellezza il suo segno distintivo, attraverso azioni di valorizzazione e di riscrittura del progetto complessivo inserito ormai in uno scenario che guarda al duemila.
La bellezza di Celestino V, della Bolla, della Perdonanza, della basilica di Santa Maria di Collemaggio, dei fedeli, dell’Aquila, dei pellegrini di speranza, del Grande Giubileo di Roma, del perdono…la bellezza della pace!
Celestino V nel 1294 emanò la Bolla del Perdono e da 730 anni dall’Aquila si rammentano al mondo le parole simbolo della Perdonanza celestiniana: misericordia, riconciliazione, perdono, pace.
Per rendere omaggio al grande appuntamento del 2026, quando L’Aquila sarà capitale italiana della cultura, mi fa piacere condividere con voi il ricordo di quando Ignazio Silone scrisse per il Teatro Stabile dell’Aquila L’avventura di un povero cristiano, testoincentrato proprio sulla figura di Celestino V.
In particolare, vorrei lasciarvi con l’invettiva che Silone fa pronunciare a Celestino, non più papa, rivolta a Bonifacio VIII nel palazzo di Anagni: Dio ha creato le anime, non le istituzioni. Le anime sono immortali, non le istituzioni, non i regni, non gli eserciti, non le chiese, non le nazioni“.