02 Agosto 2023 - 19:11:39
di Martina Colabianchi
La bozza della revisione del PNRR, fatta trapelare da Repubblica che l’ha visionata in anteprima, ha destato non poche preoccupazioni a Regioni e Comuni già in difficoltà nell’attuazione pratica dei progetti del Piano.
A causa dei ritardi accumulati sui progetti fermi, infatti, è previsto un taglio di 16 miliardi di euro proprio su quelli non ancora realizzati e per cui sembra essere scaduto il tempo. Sono i Comuni gli enti più colpiti e per cui, nello specifico, si prevedono tagli agli interventi di efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati e gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico, per un totale di 13 miliardi. Inoltre, sono stati tagliati fondi alle infrastrutture con eliminazione dal programma della ferrovia Roma-Pescara e il progetto relativo ai due lotti della Palermo-Catania e una parte degli investimenti per l’Ertms. Non meno importante vengono meno, poi, una parte degli obiettivi previsti per la medicina territoriale nella “Missione 6” del Piano.
Nonostante le rassicurazione del Ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto, che assicura che non si tratta di un definanziamento perché per alcune risorse sarebbe prevista una ricollocazione, desta notevole preoccupazione la scelta di tagliare fondi proprio a due settori dirimenti in questa fase storica: l’efficienza energetica delle città e gli interventi per ridurre il rischio idrogeologico e per gestire le alluvioni che, come è noto, hanno messo in ginocchio tante aree del Paese negli ultimi mesi.
Americo Di Benedetto e il gruppo consiliare di “Il Passo Possibile” si sono chiesti, mediante comunicato stampa, quanto la revisione governativa dei fondi PNRR influirà sull’Abruzzo.
“Destano preoccupazione le notizie che giungono da Roma dove, a proposito degli interventi finanziati col PNRR, il Governo ha deciso di eliminare progetti per 16 miliardi di euro – si legge. Una decisione che rischia di privare i territori di occasioni di sviluppo, specie il Mezzogiorno, che secondo la legge istitutiva del PNRR, varata dal Governo Draghi, avrebbe dovuto ricevere in prospettiva il 40 per cento dei 191 miliardi disponibili“.
“Da una prima lettura del documento licenziato pochi giorni fa dal Ministero degli Affari europei, il Sud e le politiche di coesione, la “revisione” comporterà anche per la nostra Regione una riduzione notevolissima dei progetti: dopo aver appreso che la tanto annunciata velocizzazione della Ferrovia ROMA-PESCARA non si farà, arriva uno stop pure sulla Sanità, col piano del Governo che rivede drasticamente gli obiettivi di cui alla Missione 6 “Salute” “.
“Una decisione che rischia di privare i territori di occasioni di sviluppo, specie il Mezzogiorno, che secondo la legge istitutiva del PNRR, varata dal Governo Draghi, avrebbe dovuto ricevere in prospettiva il 40 per cento dei 191 miliardi disponibili. Se è vero, infatti, che nella bozza di revisione al momento non si parla nello specifico dei tagli che riguarderanno le singole regioni, certo è che per l’Abruzzo la situazione resta preoccupante alla luce di un sistema sanitario sempre più al collasso e un comparto in crisi che vede una criticità nell’erogazione delle prestazioni, una carenza di personale e liste d’attesa chilometriche, motivo per cui sarà difficile tollerare ulteriori tagli o che si perdano finanziamenti vitali”.
“Per esempio, il target nazionale sulle Case di Comunità, che servono a potenziare l’assistenza alle persone sul territorio, scende da 1.350 a 936, gli Ospedali di Comunità passano da 400 a 304, le Centrali Operative Territoriali scendono da 600 a 524; inoltre sembrano venir meno anche i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, digitalizzazione dei DEA di I e II livello) nella misura in cui richiedono lavori edili per la preparazione dei locali (ad esempio, di quelli destinati ad accogliere le nuove apparecchiature). Un riassetto, quindi, oltremodo pregiudizievole per il conseguimento degli obiettivi del Piano e che incide non poco sul già complicato processo in corso di riequilibrio fra sanità territoriale e ospedaliera“.
“Desta preoccupazione – continua Di Benedetto – anche la riduzione dei fondi destinati a contrastare il rischio idrogeologico, nonostante le immani tragedie nazionali degli ultimi periodi e quanto sofferto dallo stesso Abruzzo che rischia così di rimanere al palo nelle imprescindibili attività di prevenzione – come pure la diminuzione di quelli sulle infrastrutture sociali, in primis per i tagli per la costruzione di nuove scuole mediante la sostituzione di vecchi edifici (M2C3- investimento 1.1), misura che, di pari passo con l’avviato dimensionamento di istituti e dirigenti scolastici, rischia di azzerare l’erogazione di servizi essenziali e accelerare il crescente fenomeno di spopolamento delle nostre aree interne e delle realtà periferiche“.
Di Benedetto, poi, attacca l’amministrazione Biondi:
“Il documento governativo tira in causa anche le capacità amministrative dei Comuni, non solo nella realizzazione del piano ma anche nel monitoraggio e nella rendicontazione che spetta loro. Sul punto non possiamo non menzionare quanto detto in diverse occasione sull’incapacità del Comune dell’Aquila di intercettare opportunità di finanziamento colte invece da altre realtà abruzzesi evidentemente più virtuose, per esempio sul recupero dei luoghi della cultura di cui la nostra città avrebbe tanto bisogno. L’Amministrazione cittadina, di fatto deresponsabilizzandosi, è stata più attenta ad annunciare interventi a pioggia e a prendersi meriti non propri su quelle opere certe finanziate col Fondo complementare che a partecipare ai bandi a concorso sul PNRR nazionale e a eseguire un efficace monitoraggio dei finanziamenti ottenuti, sui quali, ad oggi, permane l’impossibilità di conoscere un cronoprogramma e lo stato di avanzamento lavori aggiornato, elemento imprescindibile per quell’obbligo di rendicontazione che andrà effettuato nei limiti temporali stabiliti dall’Unione europea”.
“Il Governo ha annunciato che i progetti eliminati troveranno una copertura finanziaria attraverso altre risorse nazionali o comunitarie, ma non specifica quali saranno gli strumenti e le modalità d’intervento: certo è che questo non solo farebbe slittare i tempi di realizzazione che il PNRR fissava improrogabilmente al 2026 ma, soprattutto, lascerebbe una forte incertezza sul risultato finale o, peggio, persino sull’effettiva realizzazione di quanto previsto“, conclude.