28 Agosto 2023 - 22:34:56
di Tommaso Cotellessa
La porta Santa è stata aperta. Una frase che riecheggia il celebre annuncio evangelico pronunciato dall’angelo “il sepolcro è vuoto”, un messaggio che rivoluzionò la storia dell’umanità squarciando la realtà.
Allo stesso modo il messaggio di cui si fece portatore Papa Celestino V da 729 anni squarcia le vite di migliaia di fedeli e non fedeli aprendo una finestra che travalica il pensiero, la giustizia e la ragione.
Molti i fedeli accorsi per l’occasione nonostante il meteo incerto, per assistere al Corteo della Bolla che rappresenta il momento clou della Perdonanza Celestiniana. Una giornata dal forte significato religioso e, al tempo stesso, identitario per la città dell’Aquila che, con l’apertura della Porta Santa, si apre al mondo intero con una ricorrenza unica nel suo genere.
Il Corteo è partito da Piazza Palazzo dove la torre della ex sede comunale, ancora impalcata, svetta nel cielo non nascondendo le sue ferite. Era dal 2010 che il corteo storico non partiva da questo luogo così simbolicamente significativo per il capoluogo che oggi, per l’occasione, si è animato di tante persone in attesa dei figuranti che hanno scortato, come da tradizione, la Dama della Bolla (cioè la pergamena che reca il testo dell’indulgenza plenaria donata da papa Celestino V alla città) fino a Collemaggio. Insieme a lei, quest’anno la solare attrice Viola Graziosi, le altre due figure chiave della rievocazione storica: la Dama della Croce, l’arpista Valentina Gulizia e il Giovin Signore, il pianista Carlo Palermo.
In rappresentanza del governo, a dimostrazione della rilevanza nazionale che l’evento ha acquisito in questi ultimi anni, c’era il sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Fausta Bergamotto alla quale, prima della partenza del corteo, è stato tributato il picchetto d’onore. Il sottosegretario si è detta molto stupita, positivamente, da questo gesto, tanto da aver “accelerato il passo” per l’emozione. L’emozione è tutta per L’Aquila, la sua città, e per la valenza simbolica e storica della Perdonanza il cui messaggio di conciliazione giunge forte proprio in un periodo di così gravi controversie internazionali.
Il corteo, scortato per la prima volta da un drappello del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo, ha attraversato, accendendoli con i meravigliosi colori delle raffinate stoffe indossate, Corso Vittorio Emanuele, poi Corso Federico II, Viale Crispi e Viale Collemaggio, al ritmo dei tamburi degli sbandieratori dell’Aquila che hanno, come di consueto, regalato il loro spettacolo ai cittadini presenti nonostante il forte vento. A sfilare, in tutto, 17 gruppi storici di cui 13 locali e 4 ospiti, 80 bambini e circa 600 figuranti.
Dopo l’arrivo del corteo storico, composto da figuranti, personalità del mondo politico civile e religioso, dalle associazioni e dalle rappresentanze cittadine la messa celebrata dal cardinale Marcello Semeraro Prefetto del Dicastero Vaticano per le Cause dei Santi, e concelebrata dall’Arcivescovo Metropolita Cardinale Giuseppe Petrocchi e dal Vescovo Mons. Antonio D’Angelo, . La celebrazione eucaristia ha dato il via alla festività religiosa e a prima della benedizioni il corteo religioso si è portato dinanzi alla Porta Santa che è stata parta con i tre colpi del legno del Getsemani che hanno spalancato la Porta Santa, quella porta viene ad infrangere il muro della nostra realtà, viene a porre discontinuità lì dove tutto è continuo e monotono.
Un cambio di passo, questo è quanto ci consegna la giornata più importante dell’anno aquilano, quella giornata che ci richiama al perdono, non come concetto ma come azione da compiere verso noi stessi e verso gli altri.
In queste ventiquattro ore circa si apre uno squarcio che esce fuori dalla storia e ci richiama ad una dimensione nuova.
Tantissime le suggestioni fronte dei tanti momenti vissuti, niente può essere tralasciato, ogni gesto ed ogni parola sono intrisi di significato, per questo bisogna stare vigili per non perdere dettagli preziosi.
Un evento quello della Perdonanza da “agire” e vivere non singolarmente bensì come comunità, come assemblea, come ecclesia, come popolo in cammino.