12 Novembre 2025 - 17:14:32

di Tommaso Cotellessa

Una manovra finanziaria della Giunta regionale abruzzese sul Complemento per lo Sviluppo Rurale (CSR) ha scatenato una dura reazione nel panorama politico e agricolo della regione. Al centro della contesa è la riduzione di 5 milioni di euro destinati al bando SRD01 “Investimenti produttivi per la competitività delle aziende agricole”, il cui plafond è stato portato da 15 a 10 milioni di euro con la determinazione DPD018/874 del 4 novembre 2025.

Il gruppo del Partito Democratico (PD) in Consiglio regionale, affiancato dalla segreteria regionale, ha chiesto il ripristino immediato dei fondi, definendo il taglio come un «duro colpo per il settore primario abruzzese», con particolare danno per le imprese giovanili e le aree interne. La protesta degli esponenti democratici, tra cui i consiglieri Paolucci, Pepe, Di Marco, Mariani, Blasioli e Pietrucci, insieme con il segretario Marinelli e al delegato Bomba, fa eco alle preoccupazioni già manifestate da associazioni di categoria come CIA e Coldiretti Abruzzo.

Secondo il PD, la riduzione rende «insostenibile» la situazione, specialmente per i neo-insediati.

«Con il nuovo plafond solo 30 aziende potranno accedere ai fondi, a fronte di 190 giovani agricoltori insediati nel 2025 e circa 900 dal 2022. Praticamente solo il 3% della realtà del settore», denunciano gli esponenti. Un dato che, a loro avviso, tradisce le aspettative di una categoria considerata “linfa vitale” per il futuro del comparto.

La scelta è stata bollata come «incomprensibile e pericolosa», soprattutto perché decisa «senza consultare il tavolo di partenariato», un gesto letto come un segnale negativo per un comparto che contribuisce per oltre il 5% al PIL regionale.

In un momento critico, segnato da rincari, eventi climatici estremi e difficoltà di mercato, il PD accusa la Giunta Marsilio di «tagliare i fondi a chi produce e investe, penalizzando un settore già fragile», e allarga la critica all’inconcludenza sui consorzi di bonifica e al rischio di disimpegno di risorse europee. Il taglio, infine, significherebbe «rinunciare a oltre cento progetti di investimento», molti a guida giovanile, con un danno non solo economico ma anche sociale.

La presa di posizione, arrivata per voce dell’Assessore regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, respinge con forza l’accusa di «taglio arbitrario». L’Assessore ha assicurato che «i giovani agricoltori sono e saranno sempre al centro delle nostre politiche agricole», e ha inquadrato la manovra come una «scelta tecnica e responsabile» per assicurare la continuità operativa tra la precedente programmazione e il nuovo Piano Strategico della Politica Agricola Comune.

«Abbiamo infatti accantonato 19 milioni di euro all’interno del Piano Strategico della Politica Agricola Comune per coprire i cosiddetti progetti in transizione della misura 4.1, molti dei quali rischiavano di andare perduti. Era indispensabile utilizzare parte delle risorse FEASR per evitare di compromettere questi investimenti», ha spiegato Imprudente. In sostanza, le risorse non sarebbero sottratte ma «messe temporaneamente in sicurezza».

L’Assessore regionale ha garantito che, una volta generate le economie al termine della chiusura del bilancio del Piano di Sviluppo Rurale, queste saranno reimmesse nel bando SRD01 attraverso un meccanismo di scorrimento, incrementando la dotazione iniziale.

«In sostanza, le risorse non vengono sottratte al comparto agricolo ma messe temporaneamente in sicurezza», ha ribadito Imprudente, aggiungendo che la decisione è stata «condivisa e validata nel Comitato di monitoraggio del Complemento per lo Sviluppo Rurale e non decisa unilateralmente». L’obiettivo prioritario resta il raggiungimento del target di spesa del PSR e la piena valorizzazione delle imprese agricole abruzzesi.

È chiaro che la disputa si concentra sull’interpretazione di “taglio” o “accantonamento tecnico”, con l’assessore regionale che garantisce il ritorno delle risorse, lo spostamento di 5 milioni evidenzia, però, la tensione finanziaria legata al target di spesa del FEASR.

Il rischio, sempre vivo in queste manovre, è che una gestione poco tempestiva dei fondi in transizione possa, in buona sostanza, compromettere l’accesso al capitale per gli investimenti strutturali e l’innovazione, soprattutto da parte delle aziende più fragili o di recente costituzione. L’onere della prova è sulla Giunta Marsilio. Dovrà, infatti, garantire la rapida riallocazione per non disperdere la fiducia degli operatori.